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3 novembre 2012 6 03 /11 /novembre /2012 00:31

Il trail running sta diventando sempre più popolare in tutta Europa, ma in che cosa si differenzia dalla corsa su strada e qual è il modo migliore di iniziare a praticarlo? E' stato chiesto al maratoneta svizzero Viktor Röthlin, testimonial della Asics.

Viktor-Rothlin.jpgOltre ad essere uno dei migliori maratoneti d'Europa, il testimonial ASICS Viktor Röthlin è anche un appassionato "trail runner" e non c'è di che stupirsi per un atleta che vive sulle Alpi svizzere

Per Viktor, il maggior fascino dei sentieri è il maggiore senso di libertà.

“Nella corsa su strada devi seguire la strada - dice il forte atleta svizzero - mentre nel trail running posso fare a modo mio. Ci sono molte più possibilità e per me è questo fa la differenza”.

Il suo sentiero preferito è sullo Stanserhorn, un’incredibile vetta delle Alpi che si trova quasi esattamente al centro della Svizzera.

“Allo Stanserhorn posso arrivarci direttamente uscendo da casa mia. Lassù, a 1898 metri sul livello del mare, ho una vista meravigliosa e posso vedere tutta la regione dove abito ed anche oltre”.

Un programma di allenamento diverso. Il trail running però non offre solo panorami mozzafiato, ma anche un tipo di allenamento diverso rispetto alla corsa su strada

“Sui sentieri solitamente corro in salita - dice Viktor - così rafforzo più muscoli in modo molto specifico, cosa estremamente utile per le gare di corsa su strada”.

Un tipo di terreno diverso significa che devi cambiare il tuo stile, soprattutto a causa dell’irregolarità del terreno nella maggior parte dei percorsi.

Occorre bilanciare con attenzione velocità e sicurezza perché se si va troppo veloce le cadute e gli infortuni sono dietro l'angolo.

“Quando aumento il ritmo su un sentiero difficile, appoggio di più sugli avampiedi di quando corro più tranquillamente - afferma Viktor - Così posso toccare il terreno in modo più preciso e il meno possibile".

“Trovo che un contatto prolungato con il terreno aumenti le probabilità di incidenti, ad esempio di una storta alla caviglia”.

Passare al trail running. Puoi provare il trail running in qualsiasi momento – non ti servirà avere un programma di allenamento specifico rispetto a quello che stai già seguendo per la corsa su strada e, secondo Viktor, non dovrai scegliere nessun particolare percorso da principiante.

Il segreto, piuttosto, è avere la tecnica giusta e l'abbigliamento idoneo.
Ecco alcuni suggerimenti che sicuramente saranno di auito per chi vuole passare dalla corsa su strada al trail running:

  1. Procedere per gradi – i sentieri in genere si fanno sentire di più sul fisico rispetto alle strade, perciò non sforzarti al massimo al primo tentativo. Cerca di aumentare gradualmente la distanza e la velocità in modo da sentirti a tuo agio sul terreno.
  2. Fare delle corse veloci più brevi – i percorsi attraversano vette elevate, il che richiede uno sforzo maggiore. Cerca di non piegarti, perché impediresti all'aria di circolare nei tuoi polmoni. Fare corse veloci più brevi ti aiuterà a tenere la schiena dritta e far respirare i polmoni al massimo.
  3. Variare l'allenamento – quando ti prepari per il trail running cerca di alternare corse brevi, veloci ad altre più lunghe e più lente. In questo modo ti preparerai per tutte le fasi di una gara, dai sentieri in salita ai tratti in piano.
  4. Tenere gli occhi sul sentiero – i sentieri sono pieni di ostacoli, come radici, rami e sassi che non trovi sulla strada, cerca di guardare 4 o 5 passi avanti a te in modo da vedere per tempo cosa ti aspetta.
  5. Controllare la velocità in discesa – la tentazione di correre veloce in discesa è grande, ma i sentieri possono essere pericolosi, perciò cerca di rallentare l'andatura per evitare infortuni durante la discesa.

L'abbigliamento adatto. Oltre ad un cambiamento nella tecnica di corsa, le asperità dei sentieri di montagna richiedono anche un abbigliamento adeguato. Per prima cosa, è essenziale avere un buon paio di scarpe da trail running.

“L'attrezzatura giusta è di grande aiuto per divertirsi e rendere più piacevole un percorso di trail running - dice Viktor - Tantissimi runner percorrono i sentieri con le normali scarpe da corsa. È una cosa che proprio non capisco, come se si andasse a fare delle escursioni in montagna con gli scarponi da sci!".

“Per le competizioni di trail running le scarpe devono essere molto leggere, flessibili e aderenti al terreno. Devo percepire il terreno e adattare la mia andatura ad esso. Quando mi alleno uso scarpe diverse a seconda dei ritmi di corsa. Sostanzialmente, più veloce è la corsa, più leggera e con una sensibilità sul terreno maggiore deve essere la mia scarpa”.

 

 

trail-alta-val-di-nure.jpg

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24 aprile 2012 2 24 /04 /aprile /2012 18:46

DSC07259.JPG(Maurizio Crispi) A fine gara, poco prima della Conferenza stampa riservata ai primi tre uomini e donne del Campionato del Mondo 2012, Giorgio Calcaterra è stato intervistato dalla statunitense Meghan Hicks per un conto di un sito web (fatto soprattutto di notizie video) di marca USA che gode tra i runner americani dfi grande popolarità, con un elevatissimo numero di visitatori unici per anno.
In questa circostanza, mi sono ritrovato - in mancanza di un traduttore ufficiale) a fare da interprete per Giorgio Calcaterra (come è pure capitato a Winschoten nel 2011).

Meghan Hicks, la giornalista USA che, presente sul campo di gara, operava per il sito web USA "iRunFar. Mud, mountains, miles and more" (che poi significa "Io corro lontano. Fango, Montagne, Miglia e molto di più") ha chiesto di poter intervistare Giorgio Calcaterra e mi ha coinvolto in un'imprevista collaborazione sia per spiegare a Giorgio le domande che intendeva porgli sia per la traduzione delle sue risposte ed argomentazioni.
Ci siamo un po' appartati dalla zona degli arrivi perché le amplificazioni erano troppo assordanti e disturbavano la registrazione.
Spero di essermela cavata sufficientemente bene con la traduzione: su alcuni termini il mio inglese è un po' arruginito e, in alcuni momenti, ho avuto qualche esitazione nel trovare o nel dire la parola giusta, ma spero di essere riuscito a farmi capire.
Meghan Hicks ci ha spiegato che www.irunfar.com ("io corro lontano") è la pagina web di corsa più popolare e più seguita negli Stati Uniti, con oltre 9 milioni di visitatori unici all'anno.
Meghan H. Hicks è una sportiva e una runner, oltre che essere impegnata in questa atrtività giornalistica. 

Ecco il testo dell'intervista (trascrizione) e il link che porta alla pagina originale dove è possibile vedere il video.

Giorgio Calcaterra: 2012 IAU 100 World Champ Interview

io_roberto-mandelli_R.jpgApril 23, 2012 by  · 3 Comments 

Giorgio Calcaterra of Italy defended his IAU 100k World Championship by winning the 2012 race in his home country of Italy in 6:23:20. Hear what he has to say about his performance.

Ps. Thanks to Maurizio Crispi of www.ultramaratonemaratonedintorni.com for translating the interview.

[Due to the poor audio quality of the video we're posting the transcript first. Sometimes there aren't better options on location and we're forced to take what we can get.]

Giorgio Calcaterra: 2012 IAU 100 World Champ Interview Transcript

iRunFar: Good afternoon, I’m with the 2012 IAU World 100k Championship Champion, Giorgio Calcaterra, of Italy. He’s a native of Italy so he just had the win in his own country. It’s just a short time after the race now, how are you feeling?

Giorgio Calcaterra: I’m feeling very well but just after the race I felt a little bit tired. After having some drink and a little bit of food, I’m feeling much better.

iRF: So just a “little bit tired” after having run 100k?

Calcaterra: Quite so.

Meghan-H.-Hicks.jpgiRF: You had a great day out there. You ran a personal best by about 2 minutes. How do you feel about your personal best?

Calcaterra: I am very happy and I know that this one is my personal best in the 100k. But I have already run a personal best at a very difficult race and since that one was so hard, I knew I could run better here.

iRF: This course in particular you found to be a challenging course to set your personal best?

Calcaterra: It was quite comfortable here because it was very flat, very few bridges to run up, and the temperature was quite ideal especially in the first part of the race.

iRF: Let’s talk about your race. As the day went on, were you competing with your watch, against time, or were you keeping your competitors in your mind?

Calcaterra: I was careful of who was behind me but as time went on, I competed against time. (Significant background noise.)

iRF: So running mostly by other people and then later with your watch?

Calcaterra: No, this special race, I was careful of other runers. Other races, I look more frequently at time. This race, I was careful with time/kilometers because I was afraid of running too strongly. (Significant background noise.)

iRF: So the last 20k, by yourself, running through town, what was going through your mind?

Calcaterra: During the last lap, I was quite afraid of being passed by others behind. I had no information about their position. So since my pace was slower than the first laps, so I was careful…

iRF: Well, obviously you saved enough for that last lap, enough to achieve the winning position, and also achieve a personal best. He saved enough that he wasn’t overtaken and won by several minutes and had a personal best.

Calcaterra: I was confident I could reach the finish line with a personal best. I was very tired at the end and I was afraid of not managing it.

iRF: Congratulations on working through those challenges. Congratulations also on your championship for the second year in a row. On behalf of us at irunFar as well as all the folks watching this, we say, “Congratulations!”

I would also like to take a moment to thank our translator, Maurizio and to acknowledge your website. You are a journalist and a photographer for a running website here in Italy. Please tell us your about your website and your name.

Maurizio Crispi (Translator): My name is Maurizio Crispi, and my website is www.ultramaratonemaratonedintorni.com.

iRF: Thank you and thanks again for the translating today.


Pe vedere l'intervista segui il link

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3 marzo 2012 6 03 /03 /marzo /2012 12:30

3)Vito IntiniPoco dopo il conseguimento della MPI (Migliore Prestazione Italiana) 24 ore di corsa su Tapis Roulant, lo scorso febbraio, Vito Intini è stato intervistato. Quello che segue è il testo dell'intervista, con una breve premessa dello stesso Vito Intini che racconta di se stesso e del suo approccio al tapis roulant (o treadmill, per usare la parola con cui questo attrezzo per la home fitness è noto nei paesi di lingua anglosassone). 

“Dopo tante ore di corsa sono ancora al punto di partenza”. Potrebbe essere la frase d’introduzione del Faust di Goethe, ma era la frase che mi rimbombava nella testa nell’ultima ora di corsa della 24 ore sul tapis roulant, anzi “treadmill”. Permettetemi di chiamarlo con il nome anglosassone, visto che sono loro i maggiori utenti nonché inventori (R. Bruce e W. Quinton nel 1952) di questo attrezzo oggi diffusissimo  nelle case del Nord Europa, ma che era anche usato come strumento punitivo nelle prigioni britanniche nel 18° secolo in una sua versione molto primitiva. Fu però solo la ricerca di Kenneth H. Cooper nel 1968 a dare il via alla produzione di massa per il home fitness.

Bene, il mio treadmill l’ho acquistato nel 2001 pensando di correre finalmente tutti i giorni. Le prime notti ero agitato e, appena sveglio, mi infilavo scarpe e mutande (si, non mettevo neanche i pantaloncini) e via a fare la mia seduta di corsa. Forse perché era primavera o semplicemente mi stavo annoiando, all’improvviso ebbi una certa nausea tipo quella di Alex nel film Arancia Meccanica. Non riuscii più a salirci per anni e, credetemi, lo vedevo come l’investimento più assurdo della mia vita!

6)Passava il tempo e sempre più spesso mi capitava di stare fuori per lavoro in città che d’inverno non permettono facilmente una corsetta all’aria aperta. Nel 2008 la svolta. Era una domenica di marzo e partii dall’aeroporto di Bari, con il termometro che segnava quasi 30°C, verso Francoforte. Nella valigia avevo solo una canottiera e dei pantaloncini corti. All’atterraggio lo shock. Il capitano annunciava la temperatura esterna di -1°C con neve. Impossibile correre con il mio bagaglio all’aperto. Dovevo rimanerci tre giorni… Crisi totale. Non c’era la possibilità di acquistare un abbigliamento adeguato visto che l’evento era situato fuori città con orari di lavoro da minatori cinesi. Il treadmill è così rientrato nella mia vita.

Da quell’episodio ho riutilizzato il treadmill in tutte le occasioni necessarie. Ho testato tutte le marche mondiali e ho una lista di tutti gli alberghi dove ho dormito e che hanno una palestra con il treadmill funzionante.

La “colpa” è di Antonio Mammoli.

Nel viaggio a Gibilterra, in occasione del mondiale della 100 km nel 2010, ho l’occasione di stare molto tempo insieme ad Antonio. Persona eccezionale nonché grandissimo atleta del mondo Ultra. Lui mi parlò con un tale fascino del suo tentativo di corsa sul treadmill quando aveva stabilito il “record italiano” della 100Km, che mi ipnotizzò.

Tornato a casa, non riuscii a pensare ad altro. Parlai con il nostro Presidente della società ASD Amatori Putignano, Lorenzo Valentini, e subito partì la macchina organizzativa per battere quella prestazione dei 100 km di Mammoli di 8:20 ore. La data ed il luogo doveva essere quella della famosa Marcialonga di San Giuseppe a Putignano di marzo 2011. Due mesi di preparazione sul treadmill volano via.

Problemi?

Sì, i tendini del quadricipite (quelli che s’inseriscono sul ginocchio) si infiammano un poco e qualche fastidiosa vescica di troppo.

Ricordi belli?

5)Sì, un albergo ad Herning in Danimarca con una palestra da fantascienza. I treadmill si affacciavano su una vetrata con vista panoramica su una piscina coperta con trampolino da 5 metri. Per tre giorni sono andato mattina e sera a correre per vedere i salti continui di atleti professionisti.  Evitavo la cena con i colleghi per vedere più salti possibili per poi nutrirmi con spremute di frutta fresca e pane di segale con salmone all’“HealthCorner” della palestra. Che spettacolo!

La partenza della fatica era stata fissata alle ore 3.00 per poter finire in concomitanza della premiazione della marcialonga. A parte il freddo ed il vento gelido, tutto fila come per qualsiasi 100 km, si parte con un obbiettivo, si raggiunge un altro migliore o peggiore. Questa volta la fatica e il supporto degli amici Amatori Putignano sono ripagati con il tempo finale di 7:45:39.

Emozioni a non finire. Migliaia di spettatori sono coinvolti, lacrime scorrono. Una telefonata dal vivo con Antonio emoziona il presentatore. Sembrava di stare nel quadro del famoso pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio “Giochi di bambini”.

Perché tanta commozione? Sembrava un caso singolare, una coincidenza di stati d’animo particolari che s’incrociano. Niente di programmato, studiato a tavolino ma neanche pensato lontanamente…ma…

Eccoci nuovamente!

Il motivo l’ho capito ora, dopo quasi un anno. Torniamo indietro ad inizio dicembre 2011. Rivedo le immagini (foto e video) della manifestazione del marzo 2011. Non riesco a trovare una ragione profonda per tanta gioia vera. Non è il grido di liberazione del tifoso “Ultra” per una vittoria della sua squadra del cuore, legata semplicemente alla rivalità verso la squadra avversaria. Chi vede gli occhi delle persone che mi circondano, trova invece una partecipazione quasi idilliaca.

Voglio capire.

Richiedo a Lorenzo Valentini di riprovare, ma questa volta nel periodo di carnevale, con una 24 ore sul treadmill, che dovrà finire con l’inizio della sfilata dei carri allegorici.

Putignano, città famosa per questa festività, attira decine di migliaia di turisti ogni anno, sarà possibile ricreare un’atmosfera simile all’anno precedente? Il presidente della fondazione di Carnevale, Franco Laera, dà subito l’OK.

Si cercano i treadmill contattando i maggiori produttori sul territorio italiano. Nulla, tutti si tirano indietro nonostante avessimo proposto di ritirare e riconsegnare a nostre spese i treadmill. C’è crisi?

Mancano 3 settimane al 18 febbraio, data dell’evento, ma siamo ancora senza “tappeti”. Qui ci viene in aiuto la palestra “Joy Club” che, come l’anno precedente, ci mette a disposizione i treadmill per il nuovo tentativo. Che sollievo!

Si ripete la certificazione dei treadmill, si trovano i giudici Fidal e faccio nuovamente richiesta a Ralf Laue, che registra questi tentativi a livello mondiale.

Voglio di più.

Sì, voglio essere “accompagnato” da due atleti semplici, ma d’esempio. Michele e Angela purtroppo non ci sono, stanno facendo un bellissimo viaggio intorno al globo.

Ci sono Andrea e Monica! Atleti perfetti. Conoscitori di molte culture. Disponibili e generosi. Qualche telefonata di coordinamento tra le varie nevicate e dicono di sì. Vogliono provare 50 Km (Andrea) e la 6 ore (Monica).

La mia preparazione non è al meglio. Più che fare molti km riesco almeno ad allenare la mente. Corro sempre quando non ho voglia, ho fame o sono sotto stress. Mentre rimando l’allenamento quando ho voglia. Funziona!

Una contrattura alla schiena mi viene professionalmente sciolta dall’osteopata Francesco Damiani. Un personaggio appassionante, pieno di vitalità.

Ma c’è anche Monti che mi ricorda che devo lavorare ancora per molti anni, e allora su e giù per l’Italia.

 Arrivo due giorni prima del tentativo a Putignano, dove mi accoglie una nevicata fitta. La stanchezza si fa sentire la sera prima. Sono pieno di dolori influenzali, ma decido insieme a mia moglie Marica (sempre attenta) di preferire un paio d’infusi e decotti caldi ai soliti “FANS” (antiinfiammatori).

Sorprese.

Arrivando la mattina sul luogo dell’evento, il Municipio, vedo un parallelepipedo rettangolare alto 8 metri con la mia foto e la descrizione dell’evento! Lungo tutte le strade vicino il municipio sono disegnate delle impronte da scarpe di running con la scritta “Record Vito Intini” ad indicare la direzione dell’evento. Mi fermo qui a descrivere i contorni perché potrebbe sembrare una mia pura invenzione, ma tutta la cittadina è in fermento.

Saluto e mi coordino insieme ad Andrea e Monica con i giudici Fidal. Tre, due, uno… via. Lo sparo viene eseguito dal vicesindaco Dino Angelini.

Dopo una decina di minuti sbuca Enrico Vedilei, “il vichingo”, tra le arcate del chiostro comunale. Ha deciso anche lui di darmi un sostegno, correndo una maratona sul treadmill senza esserci mai salito sopra prima (finirà in 3:25 ore). La folla riconosce il gesto di Enrico e lo applaude…Grazie Enrico!

Nel frattempo Andrea termina la sua fatica in 3:40:25 (50 Km) ottenendo la miglior prestazione europea. Parte così anche la fatica di Monica che, dopo 6 ore, fa segnare la distanza di 67,200 Km. Mai una donna ha percorso tanti km in 6 ore sul treadmill. Per entrambi incitamenti e applausi sinceri. Grazie Andrea! Grazie Monica!

I politici si mettono al servizio del popolo.

Sembra di stare nell’antica Grecia oppure in un anfiteatro romano tra i vari gladiatori. Il Sindaco Vincenzo DeMiccolis, il vice-sindaco Angelini e l’assessore Saverio Campanella salgono a turno accanto al mio treadmill per condividere la fatica. Insieme percorrono ben 5 ore di fatica e sudore sull’attrezzo magico. Si susseguono atleti da diverse società. C’è chi percorre un’interna maratona come Giuseppe Daresta e Roberto Giannandrea, chi fa “solo 30 Km” come Giuseppe Dalena e Lorenzo Valentini oppure Mara Lavarra e Carmine Lattarulo per fare un’ora a tutta! Sono tanti i gladiatori e dovrei rivedere le foto ed i filmati per citarli tutti. Grazie! Ma ci sono anche i gregari come Pietro Console, Anastasio, Lello, Francesco,….che con cura quasi maniacale perfezionano il mio gesto atletico in un rito dionisiaco.

Hybris (vedi nota in calce al testo dell'intervista)

24 ore sono quasi passate. Vedo la folla agitarsi e che grida sempre più forte “Vito, Vito…” Intravedo i miei genitori nella folla, sono visibilmente commossi. C’è Andrea che mi segnala con le mani gli ultimi preziosi consigli. Il sindaco trascina il questore di Bari dalla tribuna della sfilata per venire a vedere il finale. Mancano i miei fratelli Franco e Mario che mi erano vicini l’anno scorso, ma so che mi seguono via web. Infine uno sguardo a mio figlio Peter e mia moglie Marica per farmi pervadere da una leggerezza inumana segnando una andatura di 3’30”/km negli ultimi 3 minuti!

Finisco la mia lotta indossando il capello di Farinella simboleggiando l’inizio della lotta tra il Carnevale e la Quaresima (ancora un quadro di Pieter Bruegel). Lo sparo, l’abbraccio, il pianto di liberazione, EMOZIONI VERE!

Ho capito!

Non è Vito Intini ed i suoi 220,280Km in 24 ore sul treadmill che emoziona. È il gesto atletico vivo, la fermezza nel raggiungimento di un obiettivo, la perseveranza (grazie Trabucchi), il superamento della difficoltà immensa, la fatica vera e la riuscita dell’intento che emozionano in un mondo di apparenza.

C’è fame di vita vera!

                                                                                

 

(Nota) Hybris è un termine che compare nella Poetica di Aristotele. Letteralmente significa: tracotanza, eccesso, superbia, orgoglio o prevaricazione (NdR). 

 

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11 febbraio 2012 6 11 /02 /febbraio /2012 09:30

francesca-marin.jpgSu podisti.net è stata pubblicata un'intervista a Francesca Marin, 35enne atleta di Suno (ma trapiantata a Varese), runner di punta della compagine ASD Runners Bergamo e convocata - come è stato ufficialmente reso noto il 5 gennaio scorso - a far parte della Nazionale azzurra che rappresenterà l'Italia ai prossimi Campionati del Mondo 100 km su strada che avranno luogo a Seregno, il prossimo 22 aprile.

Ecco di seguito il testo dell'intervista.

 

Come ti sei avvicinata alle corse?

FM - Ho iniziato a correre intorno ai 13 anni per la GAO di Oleggio. In seguito mi sono dedicata per un po’ ad altri sport per riavvicinarmi alla corsa solo nel 2002 quando, per sfida e per gioco, ho deciso di preparare con mio fratello la maratona di New York. Quell'anno non riuscii purtroppo a correrla, ma aspettandolo a Central Park e vivendo l'emozione di quell'evento, ho promesso a me stessa che non sarei più stata tra gli spettatori: e cosi è stato.

 

Quali sono stati i primi successi e con quali squadre?

FM - Tra i traguardi che porto nel cuore c'è sicuramente la vittoria della Rimini-San Marino nel 2007: ricorderò sempre il calore e la vicinanza della squadra per cui correvo in quell'occasione, l'ASD Circuito Running di Cressa... Lo stesso anno arrivò quella che considero la prima grande soddisfazione regalatami da questa passione, la vittoria (assolutamente inaspettata) della maratona di Ravenna. Nei mesi precedenti avevo dedicato allenamenti e riposto aspettative nella maratona di Berlino, la mia prima maratona sotto le 3h, e mi sono presentata a Ravenna il mese successivo con la serenità e il puro desiderio di correre senza pretese di chi ha già avuto una grande soddisfazione. E’ stato sicuramente questo stato d'animo a permettermi di migliorare persino il mio tempo di Berlino.

 

Tra i primi successi sulle lunghe distanze la “50 km di Romagna”: come è andata?

FM - Avevo già corso una 50 km nel 2008 a Sanremo, vincendola, ma la 50 di Romagna dell'anno scorso è stata sicuramente meno improvvisata ed emotivamente più coinvolgente. Avevo da poco concluso la mia prima 100 km e ancora dovevo metabolizzare il vissuto, le emozioni e le novità che quell'esperienza mi stava regalando. Sono cosi partita alla 50 di Romagna con il sorriso negli occhi e una cara amica a condividerla al mio fianco: mi sono divertita correndola e, quando mi diverto, le cose mi vengono meglio...

 

Poi arriva il successo della “100km della Brianza” a Seregno. Come è nata la passione per le 100km?

FM - L'idea di correre una 100 km risale alla prima 50 ed era dettata dal desiderio di mettermi alla prova su distanze nuove (per il corpo e per la testa). Però un fastidioso infortunio mi aveva costretta a rimandare questa sfida. Quest'anno, in un momento di particolare grazia per la forma fisica, ho pensato che potesse essere l’occasione giusta per provarci; l'entusiasmo e il supporto della mia famiglia, oltre ad una buona dose di testardaggine, hanno fatto il resto.

 

Alla tua prima esperienza ottiene un 8.13.01, risultando essere la 7^ donna di sempre in Italia: come si è svolta la competizione?

FM - A Seregno sono partita, come sempre, troppo veloce per la mia preparazione (non lo imparerò mai...), ma quello era il giorno che avevo tanto aspettato e le gambe non le fermava nessuno...almeno per i primi 50k... Nella seconda parte della gara ho iniziato a soffrire il caldo e la lunga distanza, ho dovuto rallentare dopo qualche chilometro corso a fianco di Monica Casiraghi, che in quel momento era prima. L'inesperienza non ha sicuramente aiutato, ma da quel giorno è nata una bella amicizia.

 

Adesso la convocazione per i mondiali della 100 km. Quali sono le aspettative?

FM - Il risultato di Seregno mi ha regalato la convocazione ai mondiali dello scorso settembre, in Olanda, ma purtroppo, nonostante una preparazione più attenta, quel giorno qualcosa non ha funzionato e mi sono dovuta fermare al sessantesimo chilometro. Ora si avvicina un'altra possibilità e con la stessa voglia di correre mi sto preparando a quest'avventura, consapevole, questa volta, che in 100km tutto può succedere!

 

Hai della avversarie da battere?

FM - Di avversarie ce ne sono e ce ne saranno sempre, ma la vera gara è con me stessa.

 

Corse così lunghe non si improvvisano: a quali allenamenti ti sottoponi per avere tali risultati? L’alimentazione è particolare?

FM - I miei allenamenti sono sempre stati dettati dalle sensazioni che ho nel momento in cui metto le scarpe. Quest'anno, grazie ai consigli di un ottimo atleta e compagno di squadra, ho potuto allenarmi in modo più preciso e mirato, alternando uscite lunghe ad altre di velocità. Ho sempre amato i lunghi allenamenti in cui ci si dimentica dell'ora, non soffro quindi la quantità di chilometri. Quello che però ho imparato è che la velocità è fondamentale anche per preparare una 100 km. La convocazione in squadra mi ha permesso di riconsiderare anche l'aspetto nutrizionale, che diventa fondamentale su queste distanze. Ho sempre avuto un'alimentazione piuttosto varia, ma ho scoperto che un aumento delle porzioni, soprattutto proteiche, garantisce un miglior recupero.

 

Come risponde il fisico a fatiche di questo genere?

FM - Il fisico risponde nel più intelligente dei modi: fermandoti quando la testa non ne vuole sapere. Gli infortuni fanno parte del gioco per qualsiasi sportivo, ma a volte forse possono essere evitati se ci si ascolta un po' di più.

 

Correre per tante ore è impegnativo sicuramente anche a livello mentale: cosa passa per la testa?

FM - Ciò che più mi piace della corsa è che in quel momento non sono solo le gambe a muoversi, ma anche la mente a vagare sui più disparati pensieri, senza apparenti connessioni. Mentre mi alleno mi accorgo spesso di riuscire a riflettere e riconsiderare i problemi da un punto di vista diverso, più oggettivo, forse più leggero e spesso nel tornare a casa avverto che anche la testa, oltre che al fisico, ha avuto un attimo di pura libertà.

 

Sei anche fisioterapista: diretta conseguenza della tua passione per la corsa?

FM - Sicuramente uno dei motivi che mi hanno spinta a studiare fisioterapia è stato il desiderio di restare a contatto del mondo dello sport, mi affascinano e al tempo stesso incuriosiscono sempre le motivazioni alla base di una scelta sportiva.

 

Perché corri?

FM - Corro per le emozioni che la corsa mi sa dare e perché continuo sempre a divertirmi nel farlo.

 

Grazie e a presto, Francesca!

 

Nella foto: l'abbraccio di felicità e solidarietà tra Ilaria Fossati (di spalle) e Francesca Marin, entrambe nel 2011 ASD Runners Bergamo, rispettivamente 2 e 3^ classificate nella 100 km di Seregno 2011.

 

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26 gennaio 2012 4 26 /01 /gennaio /2012 15:25

DSC00158R.JPGIn Sicilia, in linea di tendenza con quanto sta avvenendo in altre parti d'Italia, il trail running sta avendo un'inaspettato sviluppo e sta raccogliendo un gran numero di adepti.

L'Ecomaratona delle Madonie iniziata diversi anni fa ha fatto da volano di sviluppo del trail running (che è poi cresciuto grazie alle molteplici iniziative di SportAction, con lo strutturarsi di un Circuito Ecotrail Sicilia che, nel 2012 vedrà un calendario ancora più articolato e ricco), ma soprattutto - sin dalle sue prime origini - ha consentito di creare dei circuiti virtuosi, attivando il coinvolgimento sia dell'Azienda Demanio Forestale della Sicilia, sia degli Enti parchi e delle Riserve naturali orientate.

E' stato un passaggio naturale - con la nascita e la crescita del Circuito Ecotrail Sicilia, nelle sue successive versioni - polarizzare l'attenzione per creare inediti teatri di gara, andando alla ricerca di percorsi naturalistici all'interno dei territori di pertinenza di questi Enti.

In un'intervista con Filippo Castiglia, runner con molteplici esperienze sia di maratone sia di ultramaratone ma anche lui contagiato dal virus del trail running, e soprattutto Dirigente nell'Azienda Demanio Forestale della Sicilia, proprio in virtù delle sue competenze istituzionali abbiamo voluto fare il punto della situazione.

Ecco di seguito l'intervista.

Il trail running sta avendo in Sicilia un rapido ed inaspettato sviluppo e, da questo punto di vista ci stiamo mettendo in linea con quanto già da parecchi anni avviene. Ma cos’è esattamente il trail running?

FC - Il trail running è correre in natura, su fondo naturale. Anche gli stradaioli più ortodossi lo sanno, e se ne guardano bene dal praticarlo, ma per tutti gli altri si è aperto un mondo nuovo. Correre su e giù per montagne che fino a poco tempo prima erano solo uno sfondo dietro un paese dove si andava a per trovare questa o quella specialità gastronomica o artigianale. Trovarsi a condividere con altri podisti la corsa sfiorando alberi che hanno visto passare gli eserciti di Garibaldi o di Carlo V. Guadare fiumi, o attraversare passi che non si sospettava che esistessero. Scoprire nuovi panorami di una regione che eravamo sicuri di conoscere.
Il trail running ha tra i suoi punti di forza il fatto di correre respirando aria pura e di avere una playlist di fruscii di rami, di canti di uccelli, di pioggia che cade, di vento (per chi rinuncia all’Ipod).

Quindi il trail running si pone come suo prioritario obiettivo quello di creare un’armonizzazione interiore tra gli obiettivi specifici della corsa agonistica e quelli di una fruizione a pieno campo di ambienti naturali il più possibile incontaminati. E’ in questo senso che si muovono le gare di trail interconnesse attraverso il Circuito Ecotrail Sicilia che sta avendo un rapido ed inatteso sviluppo?

FC  - In effetti, molte delle gare del Circuito Ecotrail Sicilia, ma anche i Trail Autogestiti si corrono all’interno di aree naturali protette: parchi naturali e riserve naturali. In Sicilia sono stati istituiti 5 parchi regionali (Madonie, Nebrodi, Etna, Fiume Alcantara, Sicani) e 82 Riserve Naturali. I primi sono di dimensioni notevoli, le seconde comprendono anche piccole isole, o grotte e quindi non hanno le dimensioni per ospitare una manifestazione di trail running.

E’ possibile dare un paio di definizioni che consentano ai fruitori delle gare di trail running di distinguere tra Parchi e Riserve naturali? E’ possibile avere qualche elemento per descrivere in sintesi le caratteristiche degli uni e delle altre?

FC – Essenzialmente a differenziare i Parchi Naturali dalle Riserve Naturali sono le dimensioni. In molti casi dall’unione di più Riserve sono stati realizzati dei Parchi Naturali che infatti sono più grandi. Anche il regime di protezione è leggermente differente, il territorio dei parchi è suddiviso in quattro zone contraddistinte dalla A alla D, che indentificano la massima protezione nella zona A e la maggiore possibilità di svolgimento di attività antropiche nella D. Nelle riserve la zonizzazione si limita a zona A e B, ma non sono corrispondenti alle zone dei Parchi. Poi ci sono differenze sostanziali nelle strutture organizzative ed anche nelle norme di riferimento, ma il discorso diventa molto tecnico

E’ azzardato dire che le gare di trail portino ad una valorizzazione del patrimonio di sentieri e piste preesistenti sia nei parchi sia nelle riserve?

FC - In effetti, il trail si pratica solo su sentieri esistenti, in ottemperanta ai regolamenti. Le riserve ed i parchi regionali hanno un complesso reticolo di sentieri, un tempo impiegati per trasferire persone, animali ed oggetti. Quando non c’erano mezzi a motore e si poteva disporre solo dei propri piedi o di quelli di una cavalcatura, ed il lavoro di sostentamento consisteva nel raccogliere legna, accompagnare gli animali a pascolo, andare a curare un pezzettino di terra, produrre il carbone, raccogliere verdure spontanee o piccoli animali, praticamente tutti praticavano il trail running.

Quindi, si potrebbe dire che la cifra fondamentale delle gare di trail running sia data da una combinazione di sostenibilità ambientale e di valorizzazione del territorio e delle sue risorse naturali?

FC - In questi luoghi, tra i meno ospitali, è rimasto il segno dell’uomo nella pratica quotidiana dei luoghi, ma la natura ha fatto il suo corso riguadagnando spazi e permettendo a molte specie di riprodursi e di conservarsi. Le aree naturali protette svolgono così questo compito di protezione e salvaguardia degli ambienti naturali, ed il trail running è una attività che è considerata tra le più sostenibili a condizione che venga praticata rispettando alcune regole nella organizzazione delle manifestazione e nei comportamentali dei singoli podisti.

Quale è, in genere, il progetto che porta all’istituzione di un Parco o di una riserva? Ci sono delle differenze oppure le linee-guida che ne ispirano la creazione e il funzionamento sono di massima sovrapponibili?

FC - Ciascuna aree naturale protetta è stata istituita per conservare alcune specie, quindi le attività umane non devono turbare tali le condizioni, non possono essere asportate o danneggiate piante, funghi, animali o rocce. Qualche anno fa il percorso dell’Ecomaratona delle Madonie è stato definito pochi giorni prima della gara quando si è avuta certezza del sito di nidificazione dell’aquila reale, così da evitare ogni interferenza con il passaggio degli atleti. Ciascuna area protetta è amministrata da un Ente Gestore (sia esso un Parco o istituzioni diverse quali Associazioni Ambientaliste, provincie regionali, o il Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali), tutti gli enti gestori sono coordinati dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente. Le azioni di sorveglianza sono condotte dal Comando del Corpo Forestale della Regione Siciliana.
Una gara di trail running è così sottoposta alla autorizzazione dell’ente gestore.

Qual è il percorso che porta alla realizzazione di una gara di trail running nel territorio di un parco o di una riserva?

FC- Un percorso proposto viene valutato, verificato, in molti casi sono necessari anche dei sopralluoghi utili per verificarne le condizioni di sicurezza oltre che di compatibilità ambientale. Il Distaccamento Forestale competente è coinvolto per le azioni di sorveglianza ed di sicurezza.

Quale è il ruolo dell’Azienda Foreste Demaniali nei percorsi che portano alla realizzazione delle gare di trail running?

FC - In molti casi si corre all’interno di Demani Forestali gestiti dal Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali, tali aree in alcuni casi si sovrappongono con le aree di parco o di riserva. I questi casi la manutenzione dei sentieri curata dalle squadre degli operai forestali, sotto la direzione degli Uffici Provinciali dell’Azienda Foreste Demaniali.
Il coinvolgimento dell’Azienda Foreste riguarda la fase autorizzativa e di identificazione del percorso, ma anche nella manutenzione e preparazione dei percorsi, ed in ultimo durante la gara per la logistica e la assistenza in luoghi difficilmente accessibili dove il traffico veicolare è consentito sono a soggetti autorizzati. Dietro ogni gara trail c’è quindi un lavoro estremamente impegnativo che coinvolge la Associazione proponente che ha già realizzato sopralluoghi e ipotizza i percorsi di gara. A questi sopraluoghi fa seguito una notevole attività di verifica dei percorsi con l’Ente Gestore del Parco o della Riserva ed, in molti casi, dell’Azienda Foreste Demaniali nella qualità di gestore del Demanio Forestale. Un sistema fitto di relazioni che coinvolge spesso anche i proprietari di appezzamenti attraversati da sentieri, che consentono il passaggio degli atleti e sicuramente i comuni interessati da dove le gare hanno inizio e fine. Certe volte quando si indossa il pettorale e si parte a spron battuto neppure si sospetta che dietro la fettuccia bianco e rossa ci sia il coinvolgimento e l’impegno di tante persone…

Ringraziamo il dottor Filippo Castiglia per la cortese collaborazione

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13 agosto 2011 6 13 /08 /agosto /2011 10:56

Resisto-dunque-sono-Trabucchi.jpgQuella che segue è un'intervista con Pietro Trabucchi, psicologo ed esperto di psicologia dello sport, soprattutto nell'ambito dei meccanismi mentali su cui si fonda la resistenza nelle gare di endurance. E' autore di numerosi studi scientifici e divulgativi in materia, tra i quali - in particolar modo - si ricorda l'ultima opera è "Resisto, dunque sono. Chi sono i campioni della resistenza psicologica e come fanno a convivere felicemente con lo stress" (Corbaccio, 2007), in cui alla luce di alcune esemplificazioni - casi paradigmatici di sportivi di endurance in diverse discipline sportive - sviluppa il concetto della "resilienza", come pilastro fondante della resistenza mentale negli sport di lunga lena. L'intervista è stata diffusa dall'Ufficio Stampa "Omnia Relations"
Mens sana in corpore sano. Mente sana in corpo sano, così dicevano gli antichi romani. Ma quando il corpo viene spinto oltre ai limiti consentiti cosa accade? Come reagisce la mente? Una risposta a queste domande la danno gli studi effettuati da Pietro Trabucchi, professore incaricato all’ Università di Verona e psicologo delle squadre Nazionali Italiane di ultra –maratona.
Con il suo team di ricercatori ha condotto indagini sui partecipanti al Tor des Géants, la gara di endurance trail più dura al mondo (330 km di sentieri alpini, 24.000 metri di dislivello positivo). Allenamento costante e multidisciplinare, mente allerta e conoscenza profonda di se stessi sono i segreti che rendono gli uomini e le donne dei “giganti” al Tor, ma sono anche abitudini utili per chi “corre” la vita di tutti i giorni.

Nella breve intervista che segue, Trabucchi dà alcuni consigli agli atleti che parteciperanno alla seconda edizione dell’ultra-maratona lungo le due Alte Vie della Valle d’Aosta, in calendario dall’11 al 18 settembre 2011. Suggerimenti validi anche per chi, meno super-eroe, si vuole cimentare nei Mini Tor, versione light del celeberrimo Tor des Géants.
TorQuale allenamento fisico e psichico consiglia a chi voglia cimentarsi nel Tor? E quale per un Mini Tor?
“Il Tdg richiede una lunga preparazione atletica unita all’esperienza: è soprattutto una gara di gestione delle proprie forze e dei propri limiti. Il training atletico può essere affrontato da tanti punti diversi, non esiste una tabella standard: si può arrivare preparati con alle spalle molti chilometri di corsa, ma anche avendo usato la multidisciplinarità (mountain-bike, sci alpinismo, trekking etc..) o con un passato di camminatori di lungo corso in montagna. Il Mini Tor richiede secondo me un po’ di attitudine a faticare, spirito di adattamento e un minimo di gite e trekking nelle gambe”.
Come capire quando fermarsi, quali sono i proprio limiti?
“Non c’è una ricetta. Lo si capisce verificando con curiosità e assiduità le proprie capacità, incamerando esperienze gradualmente sempre più sfidanti. Si comincia da piccole gite e si apre un mondo, si può andare sempre più in là”.
Quali sono i benefici dello sport per la mente? In particolare per chi corre/cammina in montagna?
“Lo sport –per contratto –pone in relazione con sfide e difficoltà, cose da cui società moderna tende sempre più ad allontanare. L’attività fisica rinforza la capacità di generare e perdurare a lungo la motivazione (quello che oggi chiamiamo “resilienza”) impegnandosi su degli obiettivi concreti. L’attività in montagna stimola poi il piacere di farcela, il senso di auto-efficacia,  diverso dal piacere di vincere, perché è radicato nel nostro passato di specie immatura (incompleta dal punto di vista cerebrale) e che deve adattarsi all’ambiente. E’ quindi un piacere profondo, legato alla sopravvivenza e radicato nell’origine biologica dell’uomo. Camminare e muoversi nell’ambiente naturale, inoltre, pone in contatto con una serie di elementi “perduti” od offuscati nella vita quotidiana: i ritmi naturali (giorno-notte), la fatica, la percezione dei grandi spazi, la propriocezione del corpo in movimento”.
Che effetti ha l’alta quota sulla mente?
“Sulle Alpi non vi sono effetti perché l’ipossia è modesta, essendo un’ “alta quota” relativa che mediamente rimane poco sopra i 2.000 con picchi di 3000-3.300 metri. I centri specializzati come l’Ambulatorio di medicina di montagna di Aosta hanno infatti registrato casi rarissimi di patologie cerebrali legate al trekking. Siamo lontani dalle quote che raggiungono le escursioni in Sud America, in Tibet o Nepal. Nel caso del trekking alpino l’attività fisica procura su lungo periodo dei benefici notevoli. La modesta ipossia stimola un adattamento del corpo in senso positivo, non è uno stress brutale come accade a quote più elevate”.
Quali cibi consiglia di mangiare/bere per affrontare un Tor? E per un Mini Tor?
“Per gli atleti nel pieno dello sforzo sono necessari carboidrati a rapida assimilazione (zuccheri come quelli contenuti negli appositi gel per sportivi), ma anche grassi e proteine ( insaccati e formaggi). Suggerisco, appena sia possibile, di digerire con relativa calma qualcosa. Per chi affronta un Mini Tor con la possibilità di fermarsi nei  rifugi e assimilare i cibi con tranquillità è consigliabile un pasto completo ed equilibrato. Durante il cammino si può assumere frutta secca”.
Quante calorie circa brucia un’atleta uomo che compie il Tor? E una donna?
“A seconda del ritmo, delle soste, delle ore di attività e della temperatura ambientale siamo arrivati a osservare un consumo di oltre 8000 calorie al giorno. La quantità non è determinata tanto dal genere, ma soprattutto dalle dimensioni fisiche dell’atleta. Per cui in termini assoluti le donne non bruciano differentemente dagli uomini. Ci sono poi delle piccole differenze relative al bilancio ormonale, ma in sforzi così lunghi uomini e donne bruciano tutte le risorse possibili e come possono”.
Ci sono persone a cui è sconsigliato intraprendere un Mini Tor?
“I soggetti che hanno un’indicazione medica specifica in tal senso, ma ritengo siano veramente una minoranza. Si tratta in genere di individui con in atto qualche problematica medica in acuto. In compenso questo tipo di attività “slow” ha un grande valore preventivo e perfino riabilitativo valido per molti”.
 


UFFICIO STAMPA OMNIA RELATIONS   
T./f. + 39 051 5873602_5870818
Chiara Caliceti - chiara.caliceti@omniarelations.com
Alessandra Iozzia - alessandra.iozzia@omniarelations.com - m. 333 3835185
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24 luglio 2011 7 24 /07 /luglio /2011 00:00

Di-Cecco-e-Calcaterra-duettano-al-Passatore.jpg(Maurizio Crispi) Abbiamo intervistato Enzo Melatti, sportivo, ex atleta di ottimo livello e preparatore tecnico molto apprezzato, che sta seguendo Alberico Di Cecco in questo suo promettente percorso di approccio e pratica dell’ultramaratona. Il suo esordio in ultramaratona con la 100 km del Passatore, successivamente confermato dalla perfomance alla Pistoia-Abetone, lo hanno collocato per certo a buon diritto nel novero dei migliori atleti italiani di ultramaratona. Ciò nondimeno ha lasciato tutti con un po’ di sorpresa (e alcuni, anche, con molto dispiacere) constatare che Alberico Di Cecco, malgrado la brillantezza del risultato conseguito alla 100 km del Passatore, non sia stato incluso nella delegazione atletica che rappresenterà l’Italia ai Campionati del Mondo di Winschoten (Olanda), il prossimo 10 settembre, mentre - al contrario - sono stati inseriti altri che hanno prestazioni cronometriche nella 100 km nettamente inferiori. Molti si sono chiesti se, in questa decisione “prudenziale” del Tecnico federale di Ultramaratona e dei suoi consulenti, non abbia pesato – come un pesante pregiudizio – lo stigma dell’accusa di doping in cui è incorso Di Cecco e che gli è costata l’esclusione per qualche tempo dai campi di gara. Tuttavia, il tempo di interdizione è trascorso, tutti gli esami – e anche alcuni supplementari – sono stati effettuati e, a quel che pare, il percorso di riabilitazione è stato compiuto. Tecnicamente, non vi sarebbe alcun motivo a meno che non vi sia un persistente alone di pregiudizio che inquina la valutazione sui risultati ottenuti da Alberico Di Cecco nel momento in cui ha deciso ad applicarsi alle disciplina delle ultramaratone e che ha indotto chi ha le redini nel processo di selezione degli atleti nazionale a ricorrere ad una valutazione prudenziale e, forse, troppo penalizzante.

Su questi aspetti, ma anche su altri argomenti abbiamo interrogato Enzo Melatti.

 

Come è avvenuto l'incontro tra te e Di Cecco? Vi conoscevate già da prima oppure lui si è avvicinato a te chiedendoti di prepararlo specificatamente alle ultramaratone su strada?
EM: il movente dell'incontro è stato la comune passione per l'atletica e la relativa stipula di un concordato su una unità di intenti per le nostre due società, quali l'Atltetica 2000 Pescara, di cui oltre ad essere l'allenatore sono anche il Presidente, e  la Farnese Vini di cui, Alberico ,dopo la malattia Di Renato D'Amario,  è diventato fondatore e direttore sportivo.  

Melatti-Di-Cecco-Donati-Ricci.jpgSii più circostanziato…
EM: Questa fu la premessa, ma il vero incontro si verificò nella primavera del 2010. Correvamo sulla stessa battigia della splendida spiaggia dell'Alcione di Pescara e ambedue avevamo un anellino a dieci stelle tra le dita, intenti a  pregare il rosario. E mentre sorridevamo, per la strana coincidenza , lui mi chiese un consiglio sull'opportunità di dedicarsi alle distanze estreme, essendogli stato suggerito e  proposto di affrontarle dall'amico Mario Fattore. Gli consigliai, prima di decidere, di sottoporsi ad  alcuni miei test per indagare sull'opportunità o no di affrontare agonisticamente le ultra, ma specificatamente pensando al severo impegno richiesto da una 100 km. E mentre iniziava l'allenamento indicato su un primo abbozzo di lavoro introduttivo , Alberico si sottopose a test di valutazione piuttosto articolati. Dagli esiti dei test emersero , così, i livelli di soglia aerobica ed anaerobica. Da alcuni test (Bosco)  ottenni  dati su valori  di elasticità, di forza esplosiva, di rapidità del gesto e di tecnica. Alberico, fino  a quel punto, forse, nemmeno pensava ad un mio possibile coinvolgimento in termini operativi…

Melatti-Di-Cecco-Aguilar-Donati.jpgQuindi in questa fase, una volta accertata per via della coincidenza dell’incontro una comunanza di sentire e di intenti spirituali, tutto era ancora fermo ad una sorta di consulenza “tecnica” sulla valutazione delle risorse di Alberico circa la possibilità per lui di affrontare una 100 km?

EM: Sì , proprio così. Poi qualcosa cambiò, quando Alberico, incredulo, mi confidò : "Sai, Enzo, visionando le indicazioni descritte sul tuo programmino di ingresso e applicandole ho capito subito tante cose che prima non mi erano chiare e che nessuno, però, me  le aveva mai fatto capire”. Io gli risposi – certo, un po’ lusingato: “Dai, Alberico, non prendermi per i fondelli.  Con i preparatori della levatura di Gigliotti, Chiavatti, Leporati che hai avuto, poi!"  E lui ha ribattuto:  “Tutti mi dicevano:  ‘Tu non hai bisogno di un programma , perché vai forte già di tuo’.”. "Ed allora?"- replicai io. “Mi limitavo a fare quello che avevo sempre fatto con Renato D'Amario, basavo tutto sulle mie sensazioni e mi caricavo di lavori fino ad accettare il mio limite fisiologico e Gigliotti, Chiavatti ed altri ancora,  mi prendevano i tempi confidando sulla mia generosità e sulla mia grande  passione. Ma nessuno aveva il coraggio di  investire  veramente il  proprio tempo per me. La mia vita da atleta, pertanto, si era svolta  tra le strade del mio paese e sulle  vette delle mie montagne vicine”.

Alberico Di Cecco alla 100km del PassatoreIn sostanza, Alberico ti rivelò di essersi dovuto confrontare con un vuoto, di non aver più avuto, dopo D’Amario, accanto a sé un preparatore che si facesse globalmente carico di lui, in una relazione complessa e articolata, e che veniva lasciato sostanzialmente a se stesso e alla sua buona volontà…
EM: Fu proprio dalla verbalizzazione di quest’esigenza, sino a quel punto inespressa, che nacque spontanea la sua richiesta. “Enzo, tu adesso mi devi allenare, - mi disse - perché è poco tempo che parliamo di lavoro ed io ho capito tante cose e del perché di certi lavori. Ora so cosa significano  la velocità e la capacità lattacida, cos'è il fartlek aerobico ed anaerobico, cos'è la potenza aerobica e soprattutto come si fa a tenere sempre alte le velocità di soglia. Tu mi hai spiegato che ogni mia frequenza segna un mio passo e il relativo consumo energetico. I circuiti che sto facendo  in campo e in Palestra mi permettono adesso di conoscere qualità che io sto scoprendo, ma che non erano mai emerse”. Dal Novembre del 2010 iniziava così la preparazione per la 100 km del Passatore. Vista la buona rispondenza dei livelli di soglia anaerobica di Alberico che da 3'24' raggiungevano  2'52" al km, nonostante l'inserimento delle lunghe distanze, decidemmo di programmare la 100 km della Firenze Faenza.
La forma ottenuta l'ha galvanizzato e gli aveva fatto dimenticare alcune  delusioni del passato. E' da lì, dopo il successo ottenuto, decidemmo di prolungare  la programmazione , che Alberico tuttora sta seguendo, fino al campionato del Mondo 100 km su strada in Olanda (Winschoten), avendo ritenuto  scontato, in buona fede, la sicura inclusione di Alberico nella rosa dei convocati.

Questo lungo racconto ci fa capire il percorso che ha portato Alberico a correre per la prima volta la 100 km del Passatore, un evento tra l’altro importante, perché rappresenta la prima volta forse in cui un atleta che si è distinto nella maratona ad alto livello, si lancia nell’avventura della 100 km, vista tuttora con un certo sospetto dai “preparatori” classici. Mi sembra di capire, tuttavia, che tu conosci Alberico da più vecchia data.
EM: Ho conosciuto Alberico Di Cecco, quando lui aveva appena 10 anni e si allenava presso lo stadio Adriatico di Pescara. Alberico, atleta al suo esordio, allora  apparteneva ad un'altra società che adesso si chiama ASD Farnese Vini di Pescara, mentre allora era denominata " Vini Citra Club Accaputo". Alberico è stato scoperto dal professore  Renato D'Amario, grande appassionato di atletica e reclutatore. Erano gli anni 70/80: un periodo in cui io, da tecnico da campo (allora istruttore), allenavo  mezzofondisti dell'Aterno Pescara. In quel periodo , mentre Di Cecco mostrava attitudini di vero campione, io allenavo un gruppo di decine di atleti della sua stessa età e tra costoro  emergevano i vari Luca Angelozzi, nazionale juniores e 7° negli europei di Varazin, primatista italiano nazionale nei 2000 siepi con 5'49"; Antonio Marchionne, primatista nazionale juniores negli 800 metri con 1'51"6; e Guido Mariani, campione italiano cadetti nei 2000 piani, nei  giochi della Gioventù, con 5'40") e primatista italiano dei 1500 metri con 3'45"). Tutto questo accadeva nel medesimo ebbe inizio il successo di Alberico.

Melatti e Di Cecco alla vigilia del Passatore 2011Indubbiamente, Alberico ha dimostrato di possedere grinta e talento 100 km, disciplina regina della corsa di endurance che, alla fine dello scorso maggio, ha affrontato agonisticamente per la prima volta, da esordiente. Qual'è il tuo pensiero a riguardo?
EM: Dal racconto che ti ho fatto, si evince anche che Alberico ha riscoperto in se stesso altre qualità sopite! Lui non sapeva di avere forza alle gambe ed un cuore forte. Ignorava totalmente che da lì a poco avrebbe potuto fare il record mondiale esordienti in un percorso così difficile qual'è la quello della 100 km del Passatore!  Ma, per farlo crescere, c’è stato il contributo gratuito offerto dall'équipe che, con molta forza, ho voluto formare. La  prevenzione degli infortuni portata avanti con massaggi ed agopuntura, l'alimentazione e l'energia mentale acquisita grazie ai personaggi, che ho voluto gravitassero intorno a lui, hanno fatto il resto.

Molti ritenevano che, dopo la brillante performance nella 100 km del Passatore, replicata con la durissima Pistoia-Abetone (per Alberico un test nell’avvicinamento all’ipotizzata partecipazione al Mondiale di Winschoten), sarebbe stata naturale l'inclusione della rosa di atleti scelti per rappresentare al prossimo mondiale 100 km su strada. In fondo, eravamo di fronte ad un atleta che arrivando secondo dietro a Calcaterra, si sia avvicinato al crono stabilito dallo stesso Calcaterra nel 2010 e che fu il nuovo record della corsa. Come ha vissuto Alberico questa esclusione?
EM: È stata un’autentica doccia fredda,  non pensavamo proprio che ciò dovesse capitare, ragionando molto semplicemente – e genuinamente – in termini di “meritocrazia”. Forse, ingenuamente, pensavamo che si sarebbe verificato il contrario.

L’esclusione giunta tanto imprevista ha minato il morale  di Alberico che tuttavia, da buon cristiano,  ha già perdonato…  Quando – in passato - è arrivata la sanzione, Alberico si è risollevato, sostenuto dalla sua Fede. Anziché elemosinare offerte di ingaggio per dare lustro con la sua presenza ad eventi podistici, ha deciso di rinverdire la sua carriera di runner, affrontando la sfida con la classica delle ultra più in vista, la Firenze Faenza, a cui si è accinto con serietà e determinazione, ma anche con passione.  Conclusa la gara, subito dopo l’arrivo, nemmeno ha avuto il tempo di assaporare l'impresa ed è stato subito prelevato, ancora grondante di sudore, e portato al controllo antidoping. È quello che si aspettava e che si è avverato.  E che cosa fa dopo appena un mese?  S’è presentato per correre l’aspro percorso di gara della Pistoia-Abetone! Ma questa volta nessuno lo controlla più, eppure vince il titolo italiano, appena dietro Kipkering, di poco. Nessun ingaggio e tutto a proprie spese! La notizia passa quasi inosservata: nessuno – nelle alte sfere – sembra voler dare peso a questo risultato e al fatto che il suo curriculum di ultramaratoneta è divenuto con questo secondo risultato, più “pesante”. E poi, ha dovuto tollerare un commento, intriso di pregiudizio ed intolleranza come questo: "Alberico è un ladro, che restituisse tutti i soldi che ha rubato! Io lo squalificherei a vita! Atleti come lui non dovrebbero esistere"

Io mi chiedo - e chiedo: Come può vivere queste cose un'atleta?

Certo, pronuciarsi in tali modi è davvero imperdonabile. In frasi di questo tipo, c’è in qualche modo l'effetto di "un passato che non passa" e che rimane come stigma indelebile. Ritieni che ciò sia vero, in qualche misura?
EM:
Sì, ma in una società civile questo non dovrebbe accadere! Vedi, noi facciamo questo sport per passione! Alberico è la vera espressione  d’un amore verso un ideale che non dovrebbe far male a nessuno. Tuttavia, vi sono “lotte tra poveri” che destabilizzano soprattutto i più fragili. A quel qualcuno che scrive sul blog Podisti Net [NdR. Melatti si riferisce ad un commento piuttosto aspro, per non dire gratuitamente offensivo, comparso in un botta-risposta di commenti a ruota libera su Podisti.net a seguito della notizia dell’esclusione di Alberico dalla delegazione nazionale 100 km] e che, per spirito "altruistico", esalta commenti che distruggono, nascondendone invece altri che difendono, vorrei fare una domanda. Visto che anche lui è un triatleta che, sfortunatamente, non ha potuto concludere la gara a Pescara, perché gli si era rotta la bici, gli porrei molte domande: “Sei sicuro che il controllo andidoping funzioni come dovrebbe?  Sei altresì sicuro che solo quelli scoperti sono colpevoli e non sai, che tanti, invece, perché furbi o perchè protetti, vanno ancora in giro indisturbati? Sei sicuro di fidarti dei controlli che provengono da ambienti del Coni”?

Nel 1986, durante il corso da tecnico nazionale, già vigevano al riguardo, e in modo assolutamente palese, due schieramenti opposti - per così dire, due differenti scuole di pensiero.  Uno che faceva capo al Commissario Enzo Rossi, (allora tutto era considerato lecito in sede CONI) nel quale si sosteneva (fino a tuttora) che, se gli atleti non avessero preso sostanze dopanti, non avrebbero potuto contrastare gli avversari dei paesi dell'Est. Un altro schieramento faceva capo al quel coraggiosissimo maestro dello Sport che è Sandro Donati che fu estromesso dal settore tecnico nazionale solo perché avrebbe lottato e contribuito a far nascere una legge contro il doping, avvalendosi della tesi secondo cui sarà possibile superare il limite fisiologico umano con i mezzi bioenergetici che la scienza mette a disposizione senza ricorrere all’uso di sostanze chimiche che possono recare nocumento alla salute o mettere a repentaglio la vita dell’atleta. Per quanto mi riguarda io faccio parte dello schieramento di chi ha scelto il metodo scientifico. E dirò anche che io sono per  "un  controllo equo di tutti coloro che fanno parte della nazionale": sia  prima sia dopo una gara con metodi che siano uguali per tutti!

Tuttavia - ed è stato segnale doveroso - il Tecnico federale di ultramaratona Stefano Scevaroli, ha incluso Alberico nell'elenco degli atleti di ultra maratona di interesse nazionale. Ciò significa che Alberico potrà partecipare ai raduni azzurri e che, confermando i suoi risultati, potrebbe avere buone chance di essere convocato ai Mondiali 2012.Cosa ne pensi?
EM:
Si, dici bene , Stefano Scevaroli ha dato un segnale doveroso. Auspico , tuttavia, che quest’apertura non finisca con il diventare un'ermetica chiusura che si nasconde dietro un giuramento di fedeltà fatta in nome e per conto di una “corporazione” che si annida dentro la IUTA. Spiego meglio il mio pensiero: la famiglia IUTA sicuramente è fatta di elementi che sono l’espressione di tante diverse società sportive e di diversi orientamenti. Tu sai meglio di me che, nelle società, così come vengono concepite nei comitati regionali, vi sono elementi politicizzati che non hanno cognizione dello sport e che rappresentano solo i loro interessi. Basta che in seno alla IUTA ci sia qualcuno che sta molto vicino al “palazzo” per condizionare tutti gli altri ed imporre certe scelte e non altre. Una minoranza non dovrebbe mai spaventare ed ecco che io allora ti dico che, se Alberico viene escluso dalla Nazionale senza motivazioni valide (la storia della squalifica è ormai cosa vecchia che è stata superata e archiviata, anche grazie ad un surplus di controlli), significa solo che da molto fastidio a qualcuno.

 

Insomma, sembrerebbe la filosofia del "curare il proprio orticello"... Mi pare di capire che tu pensi che, nelle scelte espresse per la formazione della delegazione nazionale, abbiano influito favoritismi e scelte di tipo corporativistivo, piuttosto che lineari e inoppugnabili percorsi di valutazione. Ma intanto, visto che così sono andate le cose, Alberico potrebbe "battere il ferro mentre è caldo", aggiungendo altri risultati di rilievo al suo curriculum di ultramaratoneta.  Avete in programma la partecipazione a qualcuna delle ultra in calendario nazionale?
EM: Si, Alberico ha intenzione di proseguire la sua preparazione,  così come era stata programmata e , sicuramente, presentarsi a gare che servirebbero per continuare la sua avventura. Vedremo come andranno le cose domenica prossima, ma a tal proposito, vorrei sentire solo Scevaroli che, finora ha rappresentato per me l'unico interlocutore che ti guarda in faccia, ti dice tutto, ma con pieno rispetto del lavoro che noi abbiamo fatto a Pescara, riconoscendo -  insieme a qualche altro soltanto - lo sforzo ed i sacrifici che tutta la mia équipe ha fatto - e sta facendo, e farà - per continuare l'avventura intrapresa con  Alberico. Molti altri, invece, non si sono fatti vivi e hanno taciuto: evidentemente, non gradiscono la nostra autonomia, la nostra ventata di allegria, il supporto tecnico e di incoraggiamento morale che potremmo dare alla nazionale. In una famiglia per bene quello che conta è la capacità di accoglienza che possiede e che, purtroppo, non abbiamo ancora potuto apprezzare. Noi abbiamo bussato alla porta: se ci viene sbattuta la porta in faccia, non facciamo altro che pulirci le scarpe dalla polvere e riprendere il nostro cammino verso altre mete.

 

Tuttavia credo che l’inclusione di Alberico tra gli atleti di ultramaratona di interesse nazionale sia un segnale altamente positivo, non credi?

EM: È vero, questo è un segnale che ci ha lasciati molto contenti e che sicuramente rappresenta un’apertura rispetto a quello che, all’inizio, ci era sembrato un muro irragionevolmente impenetrabile.

Dammi un profilo sintetico di Alberico come uomo e come atleta.
EM: Come ho già detto, ho conosciuto Alberico da piccolo, aveva 10 anni, lo vedevo allo stadio Adriatico di Pescara con Renato D'Amario, suo scopritore. Avevo appena ricevuto il brevetto di tecnico nazionale dopo un selettivo corso svolto a Formia. I miei atleti mezzofondisti militavano nella società dove sono nato e vissuto da atleta, mentre in quel tempo il regno "Augustus" (un personaggio di cui non faccio il nome) non dava spazio a Pescara a personaggi validi dello sport e dell'atletica (un personaggio “solito noto” che occupa, da quarantanni, le stanze federali e si comporta da padrone assoluto senza che nessuno gli dica niente). Certo è che, adesso, in Alberico, uomo maturo la passione per lo sport si interseca inestricabilmente con la scoperta di una nuova ed inedita religiosità che gli ha dato forza e determinazione, ma anche capacità di affrontare e sopportare i rovesci della sorte. “Raccontami  la tua esperienza”... Fu la domanda spontanea che gli fece un amico giornalista, che volle intervistarlo dopo che gli confidai che l'avevo incontrato che pregava con il rosario in mano la primavera dello scorso anno. Così è riportato in un giornalino locale che, dopo l’incontro proprio con questo giornalista, pubblicò un’intervista su Alberico Di Cecco, uomo e credente: "Non è una crisi mistica, assolutamente no. E' solo una ricerca, una ricerca sincera. Quando arrivi ad un punto della tua vita in cui ti fai tante domande e non hai risposte, vai alla ricerca di queste risposte profonde. Quindi è solo una ricerca, io non ho visto niente di mistico, non ho visto nessuna illuminazione, nessuna immagine, non ho visto niente. Io ho visto solamente il mio cuore che soffriva, il mio cuore che era alla ricerca di qualcosa di vero, di capire qual era il vero scopo della vita. Da questa ricerca vera e sincera è scaturita la conoscenza di Gesù. E' qualcosa di vero, che c'è ed esiste".

Di Alberico sto conoscendo oggi il lato più vero e che più conta. Lui è un buono ed un istintivo; è uno che ama la propria famiglia e che vive seguendo un codice etico. Lui, però, non è un santo. Chi è senza peccato, scagli la prima pietra, si dice… Siccome di pietre ne sono state già scagliate tante e qualcuna  anche da rappresentanti della famiglia  IUTA, allora – evidentemente - alcuni della famiglia  IUTA sono senza peccato.

Sarebbe davvero un peccato non continuare ad esplorare le potenzialità di Alberico nelle specialità di ultramaratona e soprattutto nella 100 km. Io personalmente ritengo che a Winschoten Alberico ci avrebbe potuto regalare qualche bella emozione…
EM: Alberico è stato sottoposto ad un controllo continuo in un protocollo di intesa. La stessa commissione CONI ha voluto predisporre per lui, affinché ritornasse ad essere inserito  ancora nel circuito internazionale dei controlli. Ha già superato – ed anche brillantemente - ogni esame a cui loro hanno voluto sottoporlo e l'atleta ha offerto in ogni circostanza, con grande apertura  la propria reperibilità e tutta la sua disponibilità, proprio per dimostrare la sua volontà di trasparenza.  Molto probabilmente parteciperemo egualmente alla gara open a Winschoten in Olanda [NdR: o al Campionato del Mondo Masters], ma se dovessimo riscontrare freddezza in tal senso, ci rivolgeremo di nuovo alle maratone che, secondo noi, saranno la grande occasione di rivincita.

 

Sarebbe certamente un grande peccato, se ciò accadesse, perché Alberico Di Cecco, nel suo esordio, ha dimostrato di possedere davvero un grande talento per le ultramaratone. Grazie ad Enzo Melatti per il tempo che ha voluto dedicarci.



Melatti-giovane-alla-partenza-di-una-gara-di-Cross.jpgChi è Enzo Melatti. Ecco di seguito una sua breve autobiografia sportiva, raccontata dallo stesso Melatti
Ho iniziato anch'io a 12 anni l'atletica con la Libertas Aterno Pescara.
A 15 anni, vice campione italiano di corsa su strada di 4 km percorsi in 12'30".
A 16 anni, campione italiano giochi della gioventù , allora criterio nazionale dei campionati italiani studenteschi partecipando alla finale dei 1000m ed impiegando il tempo di 2'35".

A 17 anni record regionale dei 3000 m. in 8'48".
A 19 anni, inserito nel centro sportivo di atletica dei CC di Bologna ai tempi di Dionisi, di Olone, di Peppe Cindolo.
A 20 anni, record regionale dei 5000 metri in 14'58".
Dopo una peritonite e quattro mesi di coma, ho ripreso l'attività fino a 30 anni con l'esordio in maratona con il tempo di 2h45" circa.

Concorso vinto per l'ingresso alla Farnesina, ma interrotto per motivi di salute.

Con gratuita dedizione e dopo i miei modesti risultati ottenuti da atleta, quali 8'48" nei 3000 metri e 2'34" nei 1000 metri e 2h45' nella maratona e, in seguito alla mia attività ausiliare nella sezione sportiva dei Carabinieri di Bologna, era iniziata, anche  per me, la carriera di" allenatore."

Ho conseguito il brevetto di Tecnico Nazionale nel 1984 a Formia, avendo avuto per i meriti di cui sopra l'invito a partecipare all'importante Corso di specializzazione nazionale, al quale partecipò anche il siciliano Tommaso Ticali, l'allenatore di Vincenzo Modica. A fare lezioni erano intervenuti gli illustrissimi tecnici Nazionali: Gigliotti, Canova,  Lenzi e Polizzi, allora allenatore di Antibo. I medici docenti erano Benzi e Bosco.
L'attività di istruttore tecnico e di tecnico regionale è cominciata effettivamente con i mei 30 anni.  Dai 30 ai 35 anni allenatore di tre atleti, diventati primatisti nazionali nelle loro distanze così come da risposta alle interviste inviate a te.
A 38 anni promosso tecnico specialista nazionale con le specializzazioni nel mezzofondo e fondo.
Lavorativamente, dai 20 anni fino alla pensione sono stato dipendente civile del Ministero della Difesa dopo un concorso riservato agli ex carabinieri.

Già diplomato a 19 anni alle superiori come Geometra, mi sono laureato successivamente in Filosofia, all'età di 45 anni ( scienze umane).
Negli ultimi dieci anni sono stato Presidente dell'Atletica 2000 Pescara e Direttore sportivo ed allenatore della stessa società  e di quella di Alberico, la Farnese Vini di Pescara.

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
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Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
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