(Maurizio Crispi) Abbiamo intervistato Enzo Melatti, sportivo, ex atleta di ottimo livello e preparatore tecnico molto apprezzato, che sta seguendo Alberico Di Cecco in questo suo promettente percorso di approccio e pratica dell’ultramaratona. Il suo esordio in ultramaratona con la 100 km del Passatore, successivamente confermato dalla perfomance alla Pistoia-Abetone, lo hanno collocato per certo a buon diritto nel novero dei migliori atleti italiani di ultramaratona. Ciò nondimeno ha lasciato tutti con un po’ di sorpresa (e alcuni, anche, con molto dispiacere) constatare che Alberico Di Cecco, malgrado la brillantezza del risultato conseguito alla 100 km del Passatore, non sia stato incluso nella delegazione atletica che rappresenterà l’Italia ai Campionati del Mondo di Winschoten (Olanda), il prossimo 10 settembre, mentre - al contrario - sono stati inseriti altri che hanno prestazioni cronometriche nella 100 km nettamente inferiori. Molti si sono chiesti se, in questa decisione “prudenziale” del Tecnico federale di Ultramaratona e dei suoi consulenti, non abbia pesato – come un pesante pregiudizio – lo stigma dell’accusa di doping in cui è incorso Di Cecco e che gli è costata l’esclusione per qualche tempo dai campi di gara. Tuttavia, il tempo di interdizione è trascorso, tutti gli esami – e anche alcuni supplementari – sono stati effettuati e, a quel che pare, il percorso di riabilitazione è stato compiuto. Tecnicamente, non vi sarebbe alcun motivo a meno che non vi sia un persistente alone di pregiudizio che inquina la valutazione sui risultati ottenuti da Alberico Di Cecco nel momento in cui ha deciso ad applicarsi alle disciplina delle ultramaratone e che ha indotto chi ha le redini nel processo di selezione degli atleti nazionale a ricorrere ad una valutazione prudenziale e, forse, troppo penalizzante.
Su questi aspetti, ma anche su altri argomenti abbiamo interrogato Enzo Melatti.
Come è avvenuto l'incontro tra te e Di Cecco? Vi conoscevate già da prima oppure lui si è avvicinato a te chiedendoti di prepararlo specificatamente alle ultramaratone su strada?
EM: il movente dell'incontro è stato la comune passione per l'atletica e la relativa stipula di un concordato su una unità di intenti per le nostre due società, quali l'Atltetica 2000 Pescara, di cui oltre ad essere l'allenatore sono anche il Presidente, e la Farnese Vini di cui, Alberico ,dopo la malattia Di Renato D'Amario, è diventato fondatore e direttore sportivo.
Sii più circostanziato…
EM: Questa fu la premessa, ma il vero incontro si verificò nella primavera del 2010. Correvamo sulla stessa battigia della splendida spiaggia dell'Alcione di Pescara e ambedue avevamo un anellino a dieci stelle tra le dita, intenti a pregare il rosario. E mentre sorridevamo, per la strana coincidenza , lui mi chiese un consiglio sull'opportunità di dedicarsi alle distanze estreme, essendogli stato suggerito e proposto di affrontarle dall'amico Mario Fattore. Gli consigliai, prima di decidere, di sottoporsi ad alcuni miei test per indagare sull'opportunità o no di affrontare agonisticamente le ultra, ma specificatamente pensando al severo impegno richiesto da una 100 km. E mentre iniziava l'allenamento indicato su un primo abbozzo di lavoro introduttivo , Alberico si sottopose a test di valutazione piuttosto articolati. Dagli esiti dei test emersero , così, i livelli di soglia aerobica ed anaerobica. Da alcuni test (Bosco) ottenni dati su valori di elasticità, di forza esplosiva, di rapidità del gesto e di tecnica. Alberico, fino a quel punto, forse, nemmeno pensava ad un mio possibile coinvolgimento in termini operativi…
Quindi in questa fase, una volta accertata per via della coincidenza dell’incontro una comunanza di sentire e di intenti spirituali, tutto era ancora fermo ad una sorta di consulenza “tecnica” sulla valutazione delle risorse di Alberico circa la possibilità per lui di affrontare una 100 km?
EM: Sì , proprio così. Poi qualcosa cambiò, quando Alberico, incredulo, mi confidò : "Sai, Enzo, visionando le indicazioni descritte sul tuo programmino di ingresso e applicandole ho capito subito tante cose che prima non mi erano chiare e che nessuno, però, me le aveva mai fatto capire”. Io gli risposi – certo, un po’ lusingato: “Dai, Alberico, non prendermi per i fondelli. Con i preparatori della levatura di Gigliotti, Chiavatti, Leporati che hai avuto, poi!" E lui ha ribattuto: “Tutti mi dicevano: ‘Tu non hai bisogno di un programma , perché vai forte già di tuo’.”. "Ed allora?"- replicai io. “Mi limitavo a fare quello che avevo sempre fatto con Renato D'Amario, basavo tutto sulle mie sensazioni e mi caricavo di lavori fino ad accettare il mio limite fisiologico e Gigliotti, Chiavatti ed altri ancora, mi prendevano i tempi confidando sulla mia generosità e sulla mia grande passione. Ma nessuno aveva il coraggio di investire veramente il proprio tempo per me. La mia vita da atleta, pertanto, si era svolta tra le strade del mio paese e sulle vette delle mie montagne vicine”.
In sostanza, Alberico ti rivelò di essersi dovuto confrontare con un vuoto, di non aver più avuto, dopo D’Amario, accanto a sé un preparatore che si facesse globalmente carico di lui, in una relazione complessa e articolata, e che veniva lasciato sostanzialmente a se stesso e alla sua buona volontà…
EM: Fu proprio dalla verbalizzazione di quest’esigenza, sino a quel punto inespressa, che nacque spontanea la sua richiesta. “Enzo, tu adesso mi devi allenare, - mi disse - perché è poco tempo che parliamo di lavoro ed io ho capito tante cose e del perché di certi lavori. Ora so cosa significano la velocità e la capacità lattacida, cos'è il fartlek aerobico ed anaerobico, cos'è la potenza aerobica e soprattutto come si fa a tenere sempre alte le velocità di soglia. Tu mi hai spiegato che ogni mia frequenza segna un mio passo e il relativo consumo energetico. I circuiti che sto facendo in campo e in Palestra mi permettono adesso di conoscere qualità che io sto scoprendo, ma che non erano mai emerse”. Dal Novembre del 2010 iniziava così la preparazione per la 100 km del Passatore. Vista la buona rispondenza dei livelli di soglia anaerobica di Alberico che da 3'24' raggiungevano 2'52" al km, nonostante l'inserimento delle lunghe distanze, decidemmo di programmare la 100 km della Firenze Faenza.
La forma ottenuta l'ha galvanizzato e gli aveva fatto dimenticare alcune delusioni del passato. E' da lì, dopo il successo ottenuto, decidemmo di prolungare la programmazione , che Alberico tuttora sta seguendo, fino al campionato del Mondo 100 km su strada in Olanda (Winschoten), avendo ritenuto scontato, in buona fede, la sicura inclusione di Alberico nella rosa dei convocati.
Questo lungo racconto ci fa capire il percorso che ha portato Alberico a correre per la prima volta la 100 km del Passatore, un evento tra l’altro importante, perché rappresenta la prima volta forse in cui un atleta che si è distinto nella maratona ad alto livello, si lancia nell’avventura della 100 km, vista tuttora con un certo sospetto dai “preparatori” classici. Mi sembra di capire, tuttavia, che tu conosci Alberico da più vecchia data.
EM: Ho conosciuto Alberico Di Cecco, quando lui aveva appena 10 anni e si allenava presso lo stadio Adriatico di Pescara. Alberico, atleta al suo esordio, allora apparteneva ad un'altra società che adesso si chiama ASD Farnese Vini di Pescara, mentre allora era denominata " Vini Citra Club Accaputo". Alberico è stato scoperto dal professore Renato D'Amario, grande appassionato di atletica e reclutatore. Erano gli anni 70/80: un periodo in cui io, da tecnico da campo (allora istruttore), allenavo mezzofondisti dell'Aterno Pescara. In quel periodo , mentre Di Cecco mostrava attitudini di vero campione, io allenavo un gruppo di decine di atleti della sua stessa età e tra costoro emergevano i vari Luca Angelozzi, nazionale juniores e 7° negli europei di Varazin, primatista italiano nazionale nei 2000 siepi con 5'49"; Antonio Marchionne, primatista nazionale juniores negli 800 metri con 1'51"6; e Guido Mariani, campione italiano cadetti nei 2000 piani, nei giochi della Gioventù, con 5'40") e primatista italiano dei 1500 metri con 3'45"). Tutto questo accadeva nel medesimo ebbe inizio il successo di Alberico.
Indubbiamente, Alberico ha dimostrato di possedere grinta e talento 100 km, disciplina regina della corsa di endurance che, alla fine dello scorso maggio, ha affrontato agonisticamente per la prima volta, da esordiente. Qual'è il tuo pensiero a riguardo?
EM: Dal racconto che ti ho fatto, si evince anche che Alberico ha riscoperto in se stesso altre qualità sopite! Lui non sapeva di avere forza alle gambe ed un cuore forte. Ignorava totalmente che da lì a poco avrebbe potuto fare il record mondiale esordienti in un percorso così difficile qual'è la quello della 100 km del Passatore! Ma, per farlo crescere, c’è stato il contributo gratuito offerto dall'équipe che, con molta forza, ho voluto formare. La prevenzione degli infortuni portata avanti con massaggi ed agopuntura, l'alimentazione e l'energia mentale acquisita grazie ai personaggi, che ho voluto gravitassero intorno a lui, hanno fatto il resto.
Molti ritenevano che, dopo la brillante performance nella 100 km del Passatore, replicata con la durissima Pistoia-Abetone (per Alberico un test nell’avvicinamento all’ipotizzata partecipazione al Mondiale di Winschoten), sarebbe stata naturale l'inclusione della rosa di atleti scelti per rappresentare al prossimo mondiale 100 km su strada. In fondo, eravamo di fronte ad un atleta che arrivando secondo dietro a Calcaterra, si sia avvicinato al crono stabilito dallo stesso Calcaterra nel 2010 e che fu il nuovo record della corsa. Come ha vissuto Alberico questa esclusione?
EM: È stata un’autentica doccia fredda, non pensavamo proprio che ciò dovesse capitare, ragionando molto semplicemente – e genuinamente – in termini di “meritocrazia”. Forse, ingenuamente, pensavamo che si sarebbe verificato il contrario.
L’esclusione giunta tanto imprevista ha minato il morale di Alberico che tuttavia, da buon cristiano, ha già perdonato… Quando – in passato - è arrivata la sanzione, Alberico si è risollevato, sostenuto dalla sua Fede. Anziché elemosinare offerte di ingaggio per dare lustro con la sua presenza ad eventi podistici, ha deciso di rinverdire la sua carriera di runner, affrontando la sfida con la classica delle ultra più in vista, la Firenze Faenza, a cui si è accinto con serietà e determinazione, ma anche con passione. Conclusa la gara, subito dopo l’arrivo, nemmeno ha avuto il tempo di assaporare l'impresa ed è stato subito prelevato, ancora grondante di sudore, e portato al controllo antidoping. È quello che si aspettava e che si è avverato. E che cosa fa dopo appena un mese? S’è presentato per correre l’aspro percorso di gara della Pistoia-Abetone! Ma questa volta nessuno lo controlla più, eppure vince il titolo italiano, appena dietro Kipkering, di poco. Nessun ingaggio e tutto a proprie spese! La notizia passa quasi inosservata: nessuno – nelle alte sfere – sembra voler dare peso a questo risultato e al fatto che il suo curriculum di ultramaratoneta è divenuto con questo secondo risultato, più “pesante”. E poi, ha dovuto tollerare un commento, intriso di pregiudizio ed intolleranza come questo: "Alberico è un ladro, che restituisse tutti i soldi che ha rubato! Io lo squalificherei a vita! Atleti come lui non dovrebbero esistere"
Io mi chiedo - e chiedo: Come può vivere queste cose un'atleta?
Certo, pronuciarsi in tali modi è davvero imperdonabile. In frasi di questo tipo, c’è in qualche modo l'effetto di "un passato che non passa" e che rimane come stigma indelebile. Ritieni che ciò sia vero, in qualche misura?
EM: Sì, ma in una società civile questo non dovrebbe accadere! Vedi, noi facciamo questo sport per passione! Alberico è la vera espressione d’un amore verso un ideale che non dovrebbe far male a nessuno. Tuttavia, vi sono “lotte tra poveri” che destabilizzano soprattutto i più fragili. A quel qualcuno che scrive sul blog Podisti Net [NdR. Melatti si riferisce ad un commento piuttosto aspro, per non dire gratuitamente offensivo, comparso in un botta-risposta di commenti a ruota libera su Podisti.net a seguito della notizia dell’esclusione di Alberico dalla delegazione nazionale 100 km] e che, per spirito "altruistico", esalta commenti che distruggono, nascondendone invece altri che difendono, vorrei fare una domanda. Visto che anche lui è un triatleta che, sfortunatamente, non ha potuto concludere la gara a Pescara, perché gli si era rotta la bici, gli porrei molte domande: “Sei sicuro che il controllo andidoping funzioni come dovrebbe? Sei altresì sicuro che solo quelli scoperti sono colpevoli e non sai, che tanti, invece, perché furbi o perchè protetti, vanno ancora in giro indisturbati? Sei sicuro di fidarti dei controlli che provengono da ambienti del Coni”?
Nel 1986, durante il corso da tecnico nazionale, già vigevano al riguardo, e in modo assolutamente palese, due schieramenti opposti - per così dire, due differenti scuole di pensiero. Uno che faceva capo al Commissario Enzo Rossi, (allora tutto era considerato lecito in sede CONI) nel quale si sosteneva (fino a tuttora) che, se gli atleti non avessero preso sostanze dopanti, non avrebbero potuto contrastare gli avversari dei paesi dell'Est. Un altro schieramento faceva capo al quel coraggiosissimo maestro dello Sport che è Sandro Donati che fu estromesso dal settore tecnico nazionale solo perché avrebbe lottato e contribuito a far nascere una legge contro il doping, avvalendosi della tesi secondo cui sarà possibile superare il limite fisiologico umano con i mezzi bioenergetici che la scienza mette a disposizione senza ricorrere all’uso di sostanze chimiche che possono recare nocumento alla salute o mettere a repentaglio la vita dell’atleta. Per quanto mi riguarda io faccio parte dello schieramento di chi ha scelto il metodo scientifico. E dirò anche che io sono per "un controllo equo di tutti coloro che fanno parte della nazionale": sia prima sia dopo una gara con metodi che siano uguali per tutti!
Tuttavia - ed è stato segnale doveroso - il Tecnico federale di ultramaratona Stefano Scevaroli, ha incluso Alberico nell'elenco degli atleti di ultra maratona di interesse nazionale. Ciò significa che Alberico potrà partecipare ai raduni azzurri e che, confermando i suoi risultati, potrebbe avere buone chance di essere convocato ai Mondiali 2012.Cosa ne pensi?
EM: Si, dici bene , Stefano Scevaroli ha dato un segnale doveroso. Auspico , tuttavia, che quest’apertura non finisca con il diventare un'ermetica chiusura che si nasconde dietro un giuramento di fedeltà fatta in nome e per conto di una “corporazione” che si annida dentro la IUTA. Spiego meglio il mio pensiero: la famiglia IUTA sicuramente è fatta di elementi che sono l’espressione di tante diverse società sportive e di diversi orientamenti. Tu sai meglio di me che, nelle società, così come vengono concepite nei comitati regionali, vi sono elementi politicizzati che non hanno cognizione dello sport e che rappresentano solo i loro interessi. Basta che in seno alla IUTA ci sia qualcuno che sta molto vicino al “palazzo” per condizionare tutti gli altri ed imporre certe scelte e non altre. Una minoranza non dovrebbe mai spaventare ed ecco che io allora ti dico che, se Alberico viene escluso dalla Nazionale senza motivazioni valide (la storia della squalifica è ormai cosa vecchia che è stata superata e archiviata, anche grazie ad un surplus di controlli), significa solo che da molto fastidio a qualcuno.
Insomma, sembrerebbe la filosofia del "curare il proprio orticello"... Mi pare di capire che tu pensi che, nelle scelte espresse per la formazione della delegazione nazionale, abbiano influito favoritismi e scelte di tipo corporativistivo, piuttosto che lineari e inoppugnabili percorsi di valutazione. Ma intanto, visto che così sono andate le cose, Alberico potrebbe "battere il ferro mentre è caldo", aggiungendo altri risultati di rilievo al suo curriculum di ultramaratoneta. Avete in programma la partecipazione a qualcuna delle ultra in calendario nazionale?
EM: Si, Alberico ha intenzione di proseguire la sua preparazione, così come era stata programmata e , sicuramente, presentarsi a gare che servirebbero per continuare la sua avventura. Vedremo come andranno le cose domenica prossima, ma a tal proposito, vorrei sentire solo Scevaroli che, finora ha rappresentato per me l'unico interlocutore che ti guarda in faccia, ti dice tutto, ma con pieno rispetto del lavoro che noi abbiamo fatto a Pescara, riconoscendo - insieme a qualche altro soltanto - lo sforzo ed i sacrifici che tutta la mia équipe ha fatto - e sta facendo, e farà - per continuare l'avventura intrapresa con Alberico. Molti altri, invece, non si sono fatti vivi e hanno taciuto: evidentemente, non gradiscono la nostra autonomia, la nostra ventata di allegria, il supporto tecnico e di incoraggiamento morale che potremmo dare alla nazionale. In una famiglia per bene quello che conta è la capacità di accoglienza che possiede e che, purtroppo, non abbiamo ancora potuto apprezzare. Noi abbiamo bussato alla porta: se ci viene sbattuta la porta in faccia, non facciamo altro che pulirci le scarpe dalla polvere e riprendere il nostro cammino verso altre mete.
Tuttavia credo che l’inclusione di Alberico tra gli atleti di ultramaratona di interesse nazionale sia un segnale altamente positivo, non credi?
EM: È vero, questo è un segnale che ci ha lasciati molto contenti e che sicuramente rappresenta un’apertura rispetto a quello che, all’inizio, ci era sembrato un muro irragionevolmente impenetrabile.
Dammi un profilo sintetico di Alberico come uomo e come atleta.
EM: Come ho già detto, ho conosciuto Alberico da piccolo, aveva 10 anni, lo vedevo allo stadio Adriatico di Pescara con Renato D'Amario, suo scopritore. Avevo appena ricevuto il brevetto di tecnico nazionale dopo un selettivo corso svolto a Formia. I miei atleti mezzofondisti militavano nella società dove sono nato e vissuto da atleta, mentre in quel tempo il regno "Augustus" (un personaggio di cui non faccio il nome) non dava spazio a Pescara a personaggi validi dello sport e dell'atletica (un personaggio “solito noto” che occupa, da quarantanni, le stanze federali e si comporta da padrone assoluto senza che nessuno gli dica niente). Certo è che, adesso, in Alberico, uomo maturo la passione per lo sport si interseca inestricabilmente con la scoperta di una nuova ed inedita religiosità che gli ha dato forza e determinazione, ma anche capacità di affrontare e sopportare i rovesci della sorte. “Raccontami la tua esperienza”... Fu la domanda spontanea che gli fece un amico giornalista, che volle intervistarlo dopo che gli confidai che l'avevo incontrato che pregava con il rosario in mano la primavera dello scorso anno. Così è riportato in un giornalino locale che, dopo l’incontro proprio con questo giornalista, pubblicò un’intervista su Alberico Di Cecco, uomo e credente: "Non è una crisi mistica, assolutamente no. E' solo una ricerca, una ricerca sincera. Quando arrivi ad un punto della tua vita in cui ti fai tante domande e non hai risposte, vai alla ricerca di queste risposte profonde. Quindi è solo una ricerca, io non ho visto niente di mistico, non ho visto nessuna illuminazione, nessuna immagine, non ho visto niente. Io ho visto solamente il mio cuore che soffriva, il mio cuore che era alla ricerca di qualcosa di vero, di capire qual era il vero scopo della vita. Da questa ricerca vera e sincera è scaturita la conoscenza di Gesù. E' qualcosa di vero, che c'è ed esiste".
Di Alberico sto conoscendo oggi il lato più vero e che più conta. Lui è un buono ed un istintivo; è uno che ama la propria famiglia e che vive seguendo un codice etico. Lui, però, non è un santo. Chi è senza peccato, scagli la prima pietra, si dice… Siccome di pietre ne sono state già scagliate tante e qualcuna anche da rappresentanti della famiglia IUTA, allora – evidentemente - alcuni della famiglia IUTA sono senza peccato.
Sarebbe davvero un peccato non continuare ad esplorare le potenzialità di Alberico nelle specialità di ultramaratona e soprattutto nella 100 km. Io personalmente ritengo che a Winschoten Alberico ci avrebbe potuto regalare qualche bella emozione…
EM: Alberico è stato sottoposto ad un controllo continuo in un protocollo di intesa. La stessa commissione CONI ha voluto predisporre per lui, affinché ritornasse ad essere inserito ancora nel circuito internazionale dei controlli. Ha già superato – ed anche brillantemente - ogni esame a cui loro hanno voluto sottoporlo e l'atleta ha offerto in ogni circostanza, con grande apertura la propria reperibilità e tutta la sua disponibilità, proprio per dimostrare la sua volontà di trasparenza. Molto probabilmente parteciperemo egualmente alla gara open a Winschoten in Olanda [NdR: o al Campionato del Mondo Masters], ma se dovessimo riscontrare freddezza in tal senso, ci rivolgeremo di nuovo alle maratone che, secondo noi, saranno la grande occasione di rivincita.
Sarebbe certamente un grande peccato, se ciò accadesse, perché Alberico Di Cecco, nel suo esordio, ha dimostrato di possedere davvero un grande talento per le ultramaratone. Grazie ad Enzo Melatti per il tempo che ha voluto dedicarci.
Chi è Enzo Melatti. Ecco di seguito una sua breve autobiografia sportiva, raccontata dallo stesso Melatti
Ho iniziato anch'io a 12 anni l'atletica con la Libertas Aterno Pescara.
A 15 anni, vice campione italiano di corsa su strada di 4 km percorsi in 12'30".
A 16 anni, campione italiano giochi della gioventù , allora criterio nazionale dei campionati italiani studenteschi partecipando alla finale dei 1000m ed impiegando il tempo di 2'35".
A 17 anni record regionale dei 3000 m. in 8'48".
A 19 anni, inserito nel centro sportivo di atletica dei CC di Bologna ai tempi di Dionisi, di Olone, di Peppe Cindolo.
A 20 anni, record regionale dei 5000 metri in 14'58".
Dopo una peritonite e quattro mesi di coma, ho ripreso l'attività fino a 30 anni con l'esordio in maratona con il tempo di 2h45" circa.
Concorso vinto per l'ingresso alla Farnesina, ma interrotto per motivi di salute.
Con gratuita dedizione e dopo i miei modesti risultati ottenuti da atleta, quali 8'48" nei 3000 metri e 2'34" nei 1000 metri e 2h45' nella maratona e, in seguito alla mia attività ausiliare nella sezione sportiva dei Carabinieri di Bologna, era iniziata, anche per me, la carriera di" allenatore."
Ho conseguito il brevetto di Tecnico Nazionale nel 1984 a Formia, avendo avuto per i meriti di cui sopra l'invito a partecipare all'importante Corso di specializzazione nazionale, al quale partecipò anche il siciliano Tommaso Ticali, l'allenatore di Vincenzo Modica. A fare lezioni erano intervenuti gli illustrissimi tecnici Nazionali: Gigliotti, Canova, Lenzi e Polizzi, allora allenatore di Antibo. I medici docenti erano Benzi e Bosco.
L'attività di istruttore tecnico e di tecnico regionale è cominciata effettivamente con i mei 30 anni. Dai 30 ai 35 anni allenatore di tre atleti, diventati primatisti nazionali nelle loro distanze così come da risposta alle interviste inviate a te.
A 38 anni promosso tecnico specialista nazionale con le specializzazioni nel mezzofondo e fondo.
Lavorativamente, dai 20 anni fino alla pensione sono stato dipendente civile del Ministero della Difesa dopo un concorso riservato agli ex carabinieri.
Già diplomato a 19 anni alle superiori come Geometra, mi sono laureato successivamente in Filosofia, all'età di 45 anni ( scienze umane).
Negli ultimi dieci anni sono stato Presidente dell'Atletica 2000 Pescara e Direttore sportivo ed allenatore della stessa società e di quella di Alberico, la Farnese Vini di Pescara.