Il troppo stroppia sembra voler dire Elena Cifali nella sua lettera indirizzata agli organizzatori di eventi podistici siciliani, sepcie quando a metterci lo zampino sono il caldo o la scarsa efficienza di alcuni eventi podistici.
Eventi podistici inflazionati e pompati dalla loro adesione al Circuito Grand Prix, podisti intruppati che si spostano in massa per partecipare ad una garetta di 10 km, affrontando anche viaggi di centinaia di chilometri, magari disertando eventi podistici che avrebbero più a portata di mano (vedi la concomitanza tra la Maratona di Siracusda e la 10 km di Capo d'Orlando, tanto per fare un esempio), il caldo eccessivo che arriva a stroncare come un maglio anche i podisti più volenterosi e preparati, organizzazioni di gara approssimative che non sempre garantiscono ai runner partecipanti l'agio necessario.
Tutto questo è delineato nella lettera di Elena Cifali, incluse la rassegna di alcune possibili soluzioni: una lettera che va letta e meditata, augurandosi che possa suscitare un proficuo dibattito.
Cari amici,
mi permetto di usare un tono confidenziale con voi perché da anni fate parte della mia vita e da altrettanti anni riempite le mie domeniche di sport.
Questa mia non vuole essere una lettera gonfia di critiche o attacchi, ma una proposta di crescita e miglioramento.
Le mie riflessioni scaturiscono dalla Mezza Maratona di Marsala dello scorso 19 aprile, inserita nel Grand Prix di Maratonine del panorama siciliano.
La gara si è svolta in condizioni ambientali anomale a causa del gran caldo, arrivato quasi improvviso dopo un inverno insolitamente rigido e piovoso.
La settimana successiva la Maratona di Siracusa è stata disputata in condizioni climatiche ancora più critiche, mentre - contestualmente - si svolgeva la gara di Capo d’Orlando sulla distanza di 10 km, inserita anche questa nel circuito Grand Prix di corse su strada siciliane.
Questa concomitanza di eventi, di gare, non ha giovato a nessuna delle due organizzazioni che, purtroppo, si sono viste “rubare” gli atleti da una parte e dall’altra.
Mi chiedo se non fosse stato più saggio per gli organizzatori della Maratona (ad onor del vero, nella all’interno della distanza regina si poteva scegliere di correre la mezza maratona e anche la dieci chilometri) anticipare di qualche settimana un evento così importante e faticoso per gli atleti.
Con le alte temperature estive non si scherza, soprattutto quando queste arrivano improvvisamente a colpire la nostra Sicilia.
La maratona di Terrasini dello scorso 3 maggio ha completato l’opera con le sue temperature roventi.
Bisognerà evitare che in futuro le gare diventino un gioco al massacro, disputandole in date che poco considerano le temperature.
A tal proposito mi viene in mente la Maratona di Palermo, prevista per il prossimo 2 giugno 2015.
Il 2 giugno!
42.195 metri corsi con temperature tropicali. Ma scherziamo?
Qualcuno potrà obiettare dicendo che sono sempre liberissima di non partecipare, senza vituperare la manifestazione.
Ma lo scopo ultimo dello sport amatoriale non è la partecipazione, il divertimento e la crescita dell’evento?
Non dimentichiamo che i nostri eventi sono anche fonte di turismo e di business per le località che ospitano gli atleti e le loro famiglie, oltre che fonte di valorizzazione del territorio.
Capisco perfettamente che non si possono accontentare le necessità di tutti, ma il movimento podistico siciliano è cresciuto di anno in anno facendo registrare sempre più presenze e, a tal proposito, bisognerà considerare anche gli spostamenti.
Ad aggravare le già precarie condizioni del sistema viario siciliano è arrivato il crollo del Viadotto Himera dell’autostrada Palermo-Catania. Ciò penalizza gli spostamenti di tutti quei runner che si muovono da una parte all’altra dell’isola per correre, a volte, anche solo poche migliaia di metri.
Ed allora, le proposte per il 2016 potrebbero essere:
1. organizzare mezze maratone e maratone entro il mese di marzo e da ottobre in poi;
2. evitare la concomitanza di gare di importanza regionale;
3. tenere conto della “spaccatura” della Sicilia;
4. organizzare anche nelle ore pomeridiane e serali, là dove è possibile.
Si potrebbe predisporre, fin da subito un tavolo di programmazione che contempli la presenza degli organizzatori, siano essi di maratone, mezze maratone e gare di Grand Prix.
Si potrebbero eleggere rappresentanti degli atleti che facciano da portavoce per le sempre crescenti difficoltà che domenica dopo domenica s’interpongono tra il divertimento e il sacrificio.
Sono certa che, tra coloro che storceranno il naso davanti a queste proposte considerandole arroganti e sfrontate, altrettanti inizieranno a riflettere e pensare a soluzioni alternative che rendano questo nostro sport sempre migliore, nel rispetto delle città, degli organizzatori e dei podisti.
Con i miei migliori saluti, una di voi
Elena Cifali
Elena Cifali con la sua lettera aperta mette il dito in una ferita aperta e sempre aperta.
Il fatto è che gare ce ne sono tantissime: ognuno, ogni società vuole fare la sua per motivi anche di budget, perchè i contributi FIDAL che si ricevono (oltre a quelli regionali) vengono anche misurati sulla base del tipo e del numero di eventi che, come società riesci ad organizzare.
L'altro problema - è quello il problema principale - è la logica perversa dei circuiti Grand Prix (per nan parlare dei loro corrispettivi targati UISP) che fanno diventare la partecipazione a singole gare quasi come un lavoro (per il pompaggio da parte dei Presidenti di Club che richiedono ai loro iscritti la tassativa partecipazione alle gare di Grand Prix per fare numero e per garantirsi buone posizioni nella classifica societaria), con l'assurdo di "migrazioni" di massa per andare a partecipare ad una gara di una decina di chilometri a 300 km di distanza.
Si deve accettare che di gare ce ne possano mettere molte, ma lasciandole vivere di una vita locale: le fa chi le vuole fare e che abita sul posto (quindi più gare ci sono, da un certo punto di vista, meglio é: le potremmo definire "gare a chilometro zero".
Si potrebbe optare su di una maggiore duttilità: meno gare di Grand Prix, più gare locali (e queste ultime di sabato pomeriggio), in modo tale che ai più avidi di gare rimanga la possibilità di gareggiare in una gara più importante la domenica. Per dire: garetta divertente di 10 km il sabato, mezza maratona o maratona la domenica).
La stagionalità delle gare podistiche è impensabile, dato il loro numero e dato il nostro clima che escluderebbe periodi molto prolungati dell'anno.
Si potrebbe richiedere una migliore organizzazione per fronteggiare il caldo eccessivo (spugnaggi abbondanti, docce volanti).
E, soprattutto, è il circuito Grand Prix che avvelena l'atmosfera, facendo sì che la partecipazione alle gare del circuito diventi una specie di lavoro per decine e decine di runner
Inoltre bisogna accettare la logica che alcune gare si sovrappongano, cominciando a considerare che specie le Maratone e Ultra debbano avere un bacino di utenza differente, così come del resto le gare di tipologia trail, brevi o lunghe che siano.
Detto questo: piatto ricco mi ci ficco.
Più opportunità di scelta ci sono meglio è per tutti, partendo dal presupposto che si possa scegliere e soprattutto divertirsi. Più sana "concorrenza" c'è, più gli organizzatori di gare possono sentirsi spinti a migliorare la loro offerta (più servizi, migliore assistenza, maggiori bonus e benefit agli atleti che partecipano alla loro gara, scegliendola tra molte altre).
Più gare ci sono e più opportunità ci sono di scegliere quelle che si svolgono in posti belli, dove si trova una calda ospitalità, dove c'è una ottima organizzazione.
E soprattutto occorre rcordarsi che è il circuito di Grand Prix con le sue logiche ferree di produttività ad impedire il libero articolarsi di queste logiche.
Quindi meno Grand Prix e più gare podistiche "locali" nel pieno significato del termine.
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