Si è svolta il 20 luglio 2013 la 1^ edizione della 6 ore Clarentina, a San Pietro Clarenza (CT) all'interno dello Stadio comunale clarentino di Villaggio delle Ginestre, con start alle 17.30.
E' stata la prima edizione di un'ultramaratona che si aggiunge a quelle che hanno già una loro tradizione nel territorio siciliano e l'affacciarsi di una nuova ultra nel territorio siciliano é il sicuro indicatore d'una crescente presa del fascino delle ultramaratonetra le sicule genti, grazie ad alcuni atleti che hanno fatto da "apripista" nelle diverse specialità delle ultramaratone.
Gli iscritti alla 6 ore clarentina sono stati pochini: si potrebbe dire appena un pugno di eroi, uomini e donne.
Ma si sa che le ultramaratone sono sempre per pochi intimi, in confronto alle "masse" che frequentano le gare brevi sino alla distanza della maratona che di fronte alla possibilità di partecipare ad un ultra storcono il naso oppure dicono: "Non fa per me. Non mi voglio rovinare le gambe".
Ogni tanto qualcuno, desideroso di affrontare una sfida nuova e non comune varca la soglia delle ultramaratone (andando oltre i fatidici 42,195 metri) e si trova con sua sorpresa in un territorio ricco di fascino e popolati da personaggi interessanti.
E' quello che ha fatto la catanese per adozione Eleonora Suizzo che, dopo un'escalation che l'ha vista protagonista di prove via più impegnative (è recentissima la sua prima esperienza da finisher all'Etnatrail 2013) si è lanciata nel mondo delle Ultra, con il suo primo battesimo alla 6 ore Clarentina.
Qui di seguito pubblichiamo il suo racconto.
(Eleonora Suizzo) È una vocina che odo da lontano e mi sussurra di andare e di provare, ancora una volta, a cimentarmi in un nuovo modo di vivere la corsa. Lei, quella funesta presenza che rende piena ogni mia giornata, pacandomi quando sono adirata, emozionandomi quando sono serena, elevandomi ad uno stato di grazia quando sono felice. Non è per tutti, ed è giusto che sia così, perché solo chi affronta determinate sfide ed imprese ed ha il coraggio di mettersi alla prova ogni volta e' Uomo, ma Uomo speciale, oltre ogni età, genere, cultura e ceto sociale.
Non avendo mai corso una Sei ore podistica e nutrendo una particolare avversione per i campi sportivi, ho temuto la gara sin da subito; ma, con la testardaggine che mi contraddistingue e con la totale incoscienza con cui affronto ogni mia avventura, ho pensato fosse meglio non pensarci.
L'impatto emotivo al ritrovo dei partecipanti, al di là del piacere immenso di incontrare ogni volta i grandi Michele, Salvo e Salvo, Enzo, Elena è stato pessimo. L'afa del pomeriggio estivo, la totale assenza di verde, un campo sportivo solitario, abbandonato, senza spazi verdi, la pista in asfalto e quel povero cane malato, pronto a mendicare un briciolo di attenzione, mi hanno sconfortata.
Non mi perdo d'animo. So che correranno con noi anche i miei cari amici. Loro gareggeranno nella staffetta 6x1 ora e sarà un piacere vederli sfrecciare accanto a me, oltreché un diversivo.
Ci saranno anche i super-ragazzi che correranno in handbike, e tutto cio' mi rende orgogliosa della scelta che ho fatto. Sara' un onore per me correre accanto a loro.
La partenza della gara e' prevista per le 17.30 in punto.
Ai nastri di partenza siamo veramente in pochi, ma c'è Carmelo che mi trasmette sempre tanta forza e crede in me e non potrei mai deluderlo: e allora rido e mi distraggo e non penso nulla.
Partiamo. Corriamo subito in gruppo, siamo in 11, i runner della sei ore individuale, 9 uomini e 2 donne e sgranchiamo le gambe troppo velocemente per poter tenere il ritmo fino alla fine. Michele si allontana dal gruppo immediatamente, sembra seguire la sua via, fluido, leggero, auricolari in testa. Per tutta la gara non lo vedrò mai stanco e rimarrà in testa da campione, per un chilometraggio totale di ben oltre i 60 km. Vincenzo dietro di lui.
Comincio subito a sentire caldo, ma c'è caldo; i rifornimenti sono bene organizzati, con acqua, sali, mandorle, banane, biscotti.
Delle meravigliose bambine si prodigano per farci avere ad ogni giro, di 400 metri ciascuno, spugne sempre bagnate, acqua e sali. Ripuliscono subito dopo, corrono, ridono, giocano, ballano, incitano gli atleti e lo faranno fino alla fine, fino allo scoccare delle 23.30, con la stessa gioia ed energia del primo pomeriggio. È un' immagine rassicurante che mi fa ben sperare per il nostro futuro.
Bevo quasi ogni giro, forse troppo, e ho bisogno di andare in bagno per ben 2 volte, in poco meno di due ore di corsa. Strano, molto strano, tra le altre cose, il bagno è fuori dalla pista e tutte le volte perdo svariati minuti, ma non mi deve importare se al traguardo voglio arrivare.
Rientrata in campo, alle 2 ore circa di gara, ho un crollo.
Le gambe sono stanche, rallento, devo rallentare, mi sento la pancia piena di acqua, sono infastidita. Forse ho bevuto troppo e io non bevo mai così tanto.
Cerco di riprendermi mangiando delle mandorle e aspetto che il mio corpo ritorni ad ascoltarmi, nel frattempo mi distraggo con un po' di musica e tranquillizzo con lo sguardo Carmelo, che ha già concluso onoratamente la sua ora e mi sostiene con la sua presenza.
Ci sono anche Roberto, Manuela, Graziella e Biagio e volti noti che assistono ad una corsa sempre uguale, sempre intorno, sempre bella. Guardo la mia ombra sul l'asfalto: prima era alta, bella, impettita, ora e' curva, stanca. Non mi piace.
Passa Enzo, mi attacco a lui con la mia corda invisibile. Sono partita veloce e non sono abituata al caldo ed anche se amo il sole e la sua energia che è vita per noi, non aspetto altro che vederlo tramontare, per ristabilire il mio equilibrio interiore.
Bene. È passato. L'ombra nera, con la sua scure, ha perso la sua battaglia anche questa volta e sento fluire nuovamente la linfa dell'energia nelle mie vene e nelle mie gambe. Sono trascorse 4 ore ormai, non mi fanno più paura i giri, conosco ogni singolo pezzo di asfalto, metro per metro, ne ricordo le crepe, il dislivello e la durezza, torno a sorridere. Non sento caldo, e su in alto nel cielo ritrovo la luna, ancora dai contorni sbiaditi, ma pronta a seguirmi dall'alto fino alla fine. Il mio angelo custode della maratona dell'Etna, Salvatore, anche questa volta mostra di ben meritare l'epiteto affibbiatogli, tirando fuori dalla borsa frigorifero un'arma segreta: una bottiglia di Cocacola ghiacciata.
Contro ogni regola, ogni manuale del runner provetto, ingurgito la fresca bevanda, quasi fosse una pozione magica, carburante per le mie gambe ed il mio corpo.
Non ricordo bene come sia trascorso il resto del tempo, ma ricordo benissimo che l'ultima ora é stata per me una sorpresa inattesa: ho ricominciato a correre, senza sentire dolore, alzando la falcata, riprendendo fiato, animo, testa e - pur tra mille contraddizioni, vivendo dentro di me emozioni intense - ho concluso la mia prima 6 ore, percorrendo quasi 55 km per un totale di 137 giri e,addirittura, finendo in volata sotto il gonfiabile blu.
Una gioia immensa e' stata vedere gli sguardi di chi mi vuole bene e sentire il loro affetto al traguardo. Ancor di più condividere la prima gara insieme ad Elena, anzi a SuperElena, che è un modello esemplare in queste competizioni, donna dalla forza incommensurabile e dalla vitalità esplosiva.
Brindo da sola alla mia vittoria, sorridendo sorniona dentro di me, appagata dalla fatica, conquistata dalla mia forza che spesso non riconosco e che guardandola negli occhi mi sorride e si beffa di me.
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