Partecipare alle gare di corsa non è solo vivere un momento agonistico, ma è anche molto, molto di più, specie se consideriamo che molti di quelli che vi partecipano non sono podisti che vengono dalle realtà locale, ma il più delle volte provenienti da molto lontano, e intraprendono viaggi lunghi e, a volte anche scomodi, per potere prender parte a quella specifica gara.
Cosa li spinge? Alcuni hanno disquisito sull'intima vocazione dromomanica che possiedono (anche io l'ho fatto in un mio precedente articolo reperibile nel web) e sull'intima necessità di viaggiare e di conoscere nuovi orizzonti. Quindi, non è solo la specificità e la tipologia della gara ad attirarli, ma anche il fascino del luogo o magari anche soltanto quello del lungo viaggio, inteso come possibilità di esperire e vivere nuovi stimoli in relazione con mondi nuovi e inusitati.
Il viaggio ha delle potenzialità euristiche e trasformative del proprio sé: decidendo di viaggiare si sospende il ritmo della vita ordinaria - quella quotidiano - e ci si immerge in un altro tempo, in un altro ritmo vitale, in una dimensione "straordinaria" (che possiede anche qualità ludiche ed "estatiche"): e si sa che, in antico, intraprendere un viaggio era cosa impegnativa e perigliosa: nel farlo, si usava raccomandare la propria anima a Dio, affidando a qualcuno in terra le proprie volontà testamentarie. Chi tornava, acquistava autorevolezza, come coloro che di ritorno dal Pellegrinaggio alla Mecca, esponevano sulla propria porta di casa la mano di Fatima o come i pellegrini del Cammino di Santiago che si fregiavano della famosa convchiglia, raccolta (o acquistata) a Finisterre.
La singola maratona (o ultramaratona) corsa non è solo performance sportiva, ma anche metafora della vita, perchè nell'arco di una singola gara si sperimentano tutti i passaggi contenuti nell'arco di un'intera esistenza, dall'inizio della vita, alla maturità, alla morte e alla rinascita (ma questo, in verità, è un implicito e non tutti quelli che corrono ne hanno consapevolezza). A differenza che preferiscono consumare la propria carriera podstica da "stanziali" (limitando i propri spostamenti a poche decine di chilometri e, quindi, accettando di intraprendere soltanto gare a breve raggio), quelli che viaggiano a lungo per andare a gareggiare in luoghi lontani, invece, sanno che già il viaggio in sè (che si aggiunge all'esperienza trasformativa dell'impresa agonistica), aggiunge alla propria esistenza qualcosa in più in termini di scoperta e crescita interiore: mentre si scoprono nuove strade, si compiono nuovi percorsi intimi e di conoscenza di sé..
Quindi, alla dimensione metaforica del viaggio implicita nella competizione di ccrsa, in questo secondo caso, si aggiunge l'"altro" viaggio quello di centinaia o di un migliaio di chilometri (a volte anche di più) necessari per raggiungere il teatro della gara.
E' così che le nostre gare diventano viaggi dentro i viaggi in un affascinante gioco di scatole cinesi e di rimandi.
Nel racconto che segue di Valerio Fatatis, relativo alla sua recente partecipazione alla 6 ore di Curinga, emerge appunto quest'aspetto.
(Valerio Fatatis) Per me penultimo appuntamento per il Campionato Italiano Gran Prix IUTA 2011 per quanto concerne l'individuale, che raggiungerà il suo capolinea il 15 Ottobre con la Torino-Saint Vincent, una bella 100 km non proprio pianeggiante come "dulcis in fundo" dopo una ricca stagione apertasi il 6 marzo con la Strasimeno a Castiglion del Lago nella verdissima Umbria!
Il tutto, come d'incanto prende vita in una cornice che definirei... "surreale", nell'entroterra della calda Calabria in piena estate, un vero "presepe vivente", paesino aggrappato da secoli su di un promontorio collinare, costellato qua e la da giganteschi "cactus", splendidi ulivi dalle fiabesche linee, frutti rigonfi che pendono ovunque, distese di fiori dagli intensi e vividi colori, i quali frizzanti sprigionano mille morbide fragranze, ormai quasi "sconosciute" al grigio e sterile "naso" del cittadino...
La gente del luogo, vivo riflesso di uno "specchio di vita" forse appartenente a tempi passati e lontani, ma non dimenticati... semplici e cortesi nei loro modi, ospitali e disponibili, sempre tutti d'un pezzo, dallo sguardo ferreo, diretto ed intenso, forti e fieri del loro appartenere alla terra, ai suoi ritmi, ai suoi frutti, con quegli "usi e costumi" tramandati di generazione in generazione, ma senza TV e DVD, ma bensì trasmessi attraverso il vivere quotidiano, fatto di lavoro, fatica e tanto amore...
Arrivo alla stazione di Lamezia Terme alle 13.00 di venerdì 29, dopo 9 lunghe interminabili ore di treno, perchè? per metà trascorse in piedi, ma certo non in solitudine, visto che gratuitamente, si fa per dire, il lungo monologo di un militare in pensione che, come un medico fà con il suo paziente, mi dispensava "ricette" sulla vita, sull'amore, sulla salute, sulla "briscola e tre sette", sulle disgrazie, tema questo a lui caro, visto che ora conosco perfettamente la storia di tutti i suoi avi, compresi tutti gli animali da cortile a partile dalla lontana papera di nome "giuliva!?!?"...
Ma poco importa, ormai sono arrivato, splendida giornata di sole, cerco rapidamente con lo sguardo il mio amico Gibbì (Giovambattista) Malacari, fulcro e pilastro inamovibile dell'intera manifestazione.
Scovato in cima alla scalette del sottopasso, intento nel raccontare i prossismi spostamenti al gruppo di podisti sopraggiunti con il mio stesso treno, mi unisco alla "combriccola" degli ultrarunner, salutando a destra e a manca senza indugi, provando una sensazione di "vera famiglia".
Bene, veloce il trasferimento in palestra, dove non vedo l'ora di "schiacciare un pisolino"
rigenerante.
Ad attenderci comodi materassini gonfiabili, dalle dimensioni generose, il comfort è paragonabile al galleggiare in piscina, ma per esperienza cè di molto peggio...
Inizia il rito dei saluti, tante le facce amiche, raccolte e collezionate nelle trascorse
edizioni o in altre manifestazioni, che con cadenza ormai mensile, si snodano lungo lo stivale, spesso creando e puntualmente rinsaldando legami ed amicizie ormai di anni!
Alle 18.00, insieme al mio amico Max, optiamo per missione "ritiro pettorale e pacco gara".
Ore 20.00, in pizzeria: sono assalito da un forte mal di testa procuratomi all'indolenzimento della cervicale e delle spalle (regalatomi dall'odissea by trenitalia). Loffio l'appetito, nonostante la cucina sia davvero invitante. Velocemente ritorno in palestra per una ricca ronfata ritemprante, almeno si spera...
E cosi fu! Sabato 30, mi sveglio senza dolori, una bella doccia e dritto al bar per un'altrettanto bella colazione, sempre offerta dall'organizzazione. Il meteo è stupendo, bello il panorama, mi abbandono al tepore del sole che inizia a scaldare l'aria (e al sapore del caldo cornetto appena sfornato..).
Pian piano il bar si riempe, e con lui la piazza. Lunghe le chiacchere ai tavoli, racconti fiume su gare trascorse, edizioni passate, ricordi di gruppo, insomma i soliti "guasconi". Alle ore 12.00, con una calma "apparente", fischiettando ci avviciniamo al luogo dove si terrà il convenzionale "pasta-party" che caratterizza in maniera indelebile ogni evento podistico.
Qui incontro Mauri e Frida, una splendida coppia a 6 zampe e 6 occhi, lei con il collare e
medaglietta, lui con gli occhiali ed una pistola automatica spara-foto. Seduti su una panchina nel giardino adiacente alla sala mensa, rappresentano una vera "cartolina" d'altri tempi, quelle di color seppia, con dietro la dedica scritta con un pennino ad inchiostro, con qualche "sbaffo qua e la", lui intento nel leggere il suo libro, lei invece a sonnecchiare (ma con un occhio sempre vigile al suo padrone)...
Tutti a tavola, penne al pomodoro fresco locale, pane rustico cotto nei forni a legna, e molto altro ancora. Piacevolmente mi Nel frattempo, mi intrattengo con il "drago" del circuito, (appunto IVAN il drago), solare, sorridente, disponibile, nonostante il presente gli stia riservando qualche piccola sofferenza, ma che come ogni impavido cavaliere, a cavallo del suo destriero, vincerà la sua battaglia...
Di ritorno alla palestra, medito sulla tattica di gara, partire veloce? tenere un ritmo costante? Mmmmm! Disteso nuovamente sul comodo gonfiabile chiudo gli occhi "ninnato" dalla musica che più preferisco, alla ricerca di una tranquillità interiore utile nella fase di pre-gara!
Ore 16.30, inizia la vestizione, meticolosa nelle sue fasi, con rituali scaramantici il cui contenuto sarà svelato nelle prossime puntate...
Ore 17.15, linea di partenza, saluti, incoraggiamenti, 4 chiacchere per rompere l'emozione.
Riesco a strappare qualche foto ai miei beniamini, Antonio il TALLA, Angela "Lady di ferro", Marinella Satta, Andrea Accorsi e Monica Barchetti, Monica Carlin, Vito Intin, detto "Tapis"... e tanti altri cari amici, per poi prendere velocemente posto dietro la griglia di partenza.
Ore 18.00. Echeggia forte lo sparo di avvio, la gara inizia e, con lei, il fiato di colpo si fa grosso, il cuore batte potente, le gambe imprimono forza sul terreno, le braccia ritmanti scandiscono il movimento: la sfida è iniziata.
Mi sento in gran forma, le gambe girano "rotonde", nessun dolorino-doloretto, arrivo sino ai piedi della fatidica "salitona", che sarà motivo di una semplice, ma naturale riflessione "Ma chi me la fatto fare, voglio la mamma!"...
Nel trotterellare sino alla terza ora, il motore non accusa colpi, pertanto opto per mantenere il ritmo costante (avrei invece dovuto ripiegare su un ritmo meno dispendioso, ma con il senno di poi...). Nel percorrere il paese, il pubblico incita ed applaude indistintamente tutti, uomini e donne, intere famiglie, bambini urlanti, persino dolci "vecchiette" timidamente affacciate alle loro finestre, sorridono meste al ns passare!! L'arrivo è davvero imponente, telecamere, speaker sfrenati (per ben 10 giri mi hanno soprannominato "coscia lunga ?!?!?"), fotografi e cameraman appollaiati ovunque, sulle panchine, dietro le siepi, appesi ai fili dell'alta tensione, persino sdraiati per terra, e qui i miei personali complimenti a Denise Quinteri per la performance acrobatica al tornante antecedente al gonfiabile, mitica come sempre (completamente sdraiata a terra alla ricerca di un'inquadratura da sballo...)!
Le ore passano, non troppo veloci ma passano....
Alla 4° ora inizio ad accusare dolori alla gamba destra, lo spingere in salita a ritmo sostenuto ha fortemente provato la mia muscolatura, assai a digiuno di "salite e discese". Pertanto ripiego su un ritmo più blando...
Dalla 5° alla 6° inizio a domare il crampo che spesso prova a mordermi, quindi ulteriormente diminuisco il passo, evitando una possibile interruzione... Noto dispiaciuto il disagio fisico della Monica Carlin, afflitta da una tendinite, conosco il suo passo e noto quasi uno zoppicare: che tenacia, che grinta! Una vera campionessa!
Per la terza volta, come un purosangue al galoppo, Marco Boffo mi si affianca e agile come la gazzella ma, al contempo, potente come un felino, allunga il suo passo: inarrivabile, grande Marco!
Taglio il traguardo, e come sempre avverto una strana - indefinibile - sensazione che è un mosto di stanchezza, fame, sonno e sete. Avvicinandomi al tavolo dei ristori, ripiego quindi, per una bella "anguriata" fresca, poichè non a caso mi son proprio fermato lì, al ristoro "station-wagon", il più ricco e rifornito, per chiudere appunto in bellezza.
Abbracci, felicità, congratulazioni, di tutto di più, il momento più bello, forte ed intenso,
oserei dire magico, la giusta ricompensa per tanta tanta fatica!
Una veloce (si fa per dire) doccia in palestra per poi tornare per assistere( e partecipare) alle premiazioni e alla cena di gala!
Il mio risultato è uno splendido settimo posto assoluto con 70 Km e 320 metri. Sono soddisfatto sicuramente, ma anche consapevole di poter far meglio!
Finita l'assegnazione dei premi, arriva alla fine la ricca cena offerta dal paese intero, poichè dalle abitazioni continuavano ad uscire massaie e casalinghe cariche di piatti con pasta, zuppa, crocchette, dolci e tante altre prelibatezze ancora. Che meraviglia!
Dopo aver mangiato sin quasi a scoppiare, ritorno in palestra ormai alle 02:45, sicuramente stanco, ma è una stanchezza diversa, perchè felice, serena, colma di soddisfazione.
Per il ritorno, "scrocco" all'amico Alex di Venezia uno "strappo" (si fa per dire, con partenza mattiniera, alle 06:30) sino a Bologna, e poi con un Freccia Rossa sino a Milano, con arrivo alle 20:00.
48 ore indimenticabili, ma vissute minuto su minuto, così intensamente che, ancora adesso nel ripercorrere a ritroso quanto vissuto, godo di ogni singolo attimo.
Questo è cibo per la mia anima!
A presto, e buone corse a tutti!
Foto di Maurizio Crispi
scrivi un commento …