L'improvvisa morte in campo del venticiquenne Piermario Morosini, verificatasi nel pomeriggio del 14 aprile 2012, ha colpito duramente il mondo del Calcio e non solo: è dilagata anche - con un duro impatto - tra coloro che non sono necessariamente seguaci del Football e fra tutti i non sportivi, come sempre succede quando la morte si abbatte su di una vita ancora giovane e piena di speranze. Dopo la constatazione del decesso, il calciatore fu sottoposto ad autopsia per chiarire quale potesse essere stata la causa delle morte e per individuare eventuali repsonsabilità.
Quello che segue è un articolo che fornisce alcuni elementi chiarificatori e alcune ipotesi attendibili sulle cause del decesso.
(Fonte: Delta Medica) MILANO, 3 giugno. Gli esiti dell’autopsia per accertare le cause della morte del calciatore Piermario Morosini, deceduto lo scorso 14 aprile durante l’incontro con il Pescara, che hanno evidenziato l’esistenza di una cardiomiopatia aritmogena, alimentano all’interno della comunità scientifica il dibattito su come e in quale misura sarebbe stato possibile diagnosticare per tempo questa patologia nello sfortunato calciatore bergamasco. Sul tema intervengono anche la dottoressa Alessia Milletich ed il dottor Marco Stefanelli, rispettivamente Direttore sanitario e Cardiologo di Deltamedica, struttura milanese all’avanguardia nella Medicina sportiva, da tempo specializzata nella diagnostica di patologie anche molto rare, come quella che ha colpito lo sfortunato Morosini, operando ogni anno su oltre 30mila sportivi.
“Questa patologia, generalmente riferita al ventricolo destro” afferma la dott.ssa Milletich “può fornire dei segnali che permettono di identificarla già attraverso un semplice elettrocardiogramma, ovvero il primo passo di una visita di screening. Questi segnali sono: extrasistole tipo blocco di branca sinistro generate nel ventricolo destro e onde T negative nelle derivazioni precordiali destre. Questi sono indicatori che destano sospetto”.
“Ecocardiogramma, risonanza e, oggi, mappaggio CARTO sono i tre esami che conducono alla diagnosi di questa patologia” continua la dott.ssa Milletich. “Specie quest’ultimo esame è quello che in presenza dei sintomi sopraindicati permette di scoprire la frammentazione elettrica che sta alla base dell’arresto maligno”.
Dal canto suo il dottor Stefanelli, responsabile della divisione di cardiologia sportiva di Deltamedica, che ha al suo attivo centinaia di controlli su campioni come Ronaldinho, Kakà, Beckam, Milito, Samuel, solo per citarne alcuni dei più noti, afferma che: ”…una volta diagnosticata questa patologia s’impone lo stop immediato dell’atleta perché lo sforzo, soprattutto ad alto livello come nel caso di Morosini, può innescare aritmie potenzialmente fatali. E, in ogni caso, anche per soggetti non dediti allo sport, s’impone il trapianto di cuore in attesa del quale viene installato nell’organismo un mini defibrillatore che ne registra l’attività elettrica e che, in caso di necessità, rilascia una scarica che restituisce al muscolo cardiaco il ritmo sinusale”.
“Tutto questo risulta ancor più inspiegabile nel caso del calciatore spagnolo Puerta, già vittima di episodi di sincope prima dell’evento fatale, che avrebbero dovuto indurre a delle indagini specialistiche come quelle più sopra indicate”.
“Detto tutto ciò” conclude il cardiologo milanese "è logico supporre che – viste le numerose squadre in cui ha militato Morosini ed i controlli che di conseguenza sono stati effettuati in diverse regioni – nel suo caso ci si possa trovare in presenza di uno di quei quadri clinici ‘muti’ dai quali è impossibile giungere ad una diagnosi”.
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