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2 settembre 2013 1 02 /09 /settembre /2013 20:29

Perché corriamo. Il sapore della fatica e il piacere infinito che ci dà la corsaPerché corriamo? Perchè ogni giorno ci sottoponiamo a così grandi sforzi?
Tanti anni fa, quando affrontai un mio percorso  di conoscenza 
interiore e mi sottoposi ad una psicoanalisi (freudiana), questo tema fu oggetto di prolungate conversazioni con il mio psicoanalista personale-guru. Lui, applicando le categorie interpretative psicoanalitiche classiche, sosteneva che io avessi una tendenza verso l'autosomministrazione di sofferenze masochistiche e che nei continui e ripetuti allenamenti (e allora facevo di tutto dalla palestra alla corsa, alla bici e alla canoa, dedicando a svariate attività fisiche e muscolari svariate ore al giorno, mostrassi di possedere un Super-Io rigido e tirannico che mi imponeva di declinare ogni mio giorno all'insegna della sofferenza.

Nel contesto della psicoanalisi fece tuttavia fatica a spiegargli che, se potevo condividere la sua interpretazione, ritenevo tuttavia che ci fosse - per me - un intrinseco piacere che la pratica diuturna dell'esercizio sportivo mi dava.
Un piacere profondo accoppiato ad una grande ed illimata sensazione di libertà.
Mentre io correvo libero sulla spiaggia di Mondello, su e giù un'infinità di volte e senza alcuna finalizzazione, perchè allora non avevo ancora iniziato a frequentare il mondo delle corse amatoriali, nelle mie lunghissime vogate solitarie in canoa, mi rigeneravo ogni volta interiormente e sperimentavo qualcosa di simile alla felicità, benchè alla fine sentissi il mio corpo sfibrato.
E' la consapevolezza dell'autoefficacia, è anche il contatto intimo con una serie di fantasticherie che attraversano la tua mente mentre realizzi uno stato di semi-trance a causa della ripetitività dell'esercizio e della disciplina che imponi al tuo corpo, a farti raggiungere uno stato estatico e di benessere, uscendo dalla quotidianità: e il benessere che si raggiunge dipende dal fatto che, nell'esercizio sportivo, per quanto iterativo possa essere, importi una tua auto-determinazione, esercito il tuo libero arbitrio, eserciti la tua volontà, cosa che spesso non è possibile fare quando si è al lavoro o quando ci si confronta con le incombenze della vita ordinaria.
Si è liberi, in altri termini: si è liberi di decidere, in ogni momento se allenarsi ppure no. E il più delle volte la decisone propende per il sì, per infiniti motivi, ma soprattutto - sempre - per il piacere ineguagliabile - alla fine - di una cosa ben fatta che si traduce anche in una gratificazione neuronale (i circuito della dopamina) - anche se bisogna sempre ragionare in termini ampi di "mente" e non semplicemente di biochimica del cervello, accettando delle spiegazioni riduzionistiche e totalizzanti.
in fondo è sempre valido il motto "No pain, no gain", in cui il "guadagno" successivo alla sofferenza auto-inflitta non è solamente il miglioramento (o semplicemete il mantenimento della tua prestazione).

Rimasi sempre piuttosto perplesso sull'intrepatazione che il mio psicoanalista mi dava per spiegare quella che riteneva un'"eccessiva" dedizione alle pratiche sportive, ritenendo che quell'interpretazione per quanto corretta ed ineccepibile, rappresentasse soltanto una faccia della medaglia.
Per capire bene il senso della sofferenza del corridore, sia esso il corridore di punta o amatoriale, bisognerebbe leggere e meditare punto per punto il romanzo di John L. Parker, La Corsa, recentemente recensito proprio su questo magazine.
Ed ecco una riflessione di Lara La Pera, assidua collaboratrice di questo magazine, che va esattamente in questa direzione.

(Lara La Pera) Oggi mentre correvo avanti e indietro sullo stesso infinito chilometro con il cuore che batteva come un tamburo e i muscoli che bruciavano, ma con l’entusiasmo di un bambino al Luna Park, mi chiedevo perché - anno dopo anno - la gioia di correre aumenta, anche se aumentano gli acciacchi e i tempi di recupero si prolungano. Forse é perché correndo si scappa dal tempo, forse é perché in quella irrinunciabile ora e mezza di fatica quotidiana si trovano infinite energie, i pensieri cattivi diventano meno cattivi, la rabbia diventa tranquillità e mentre le gambe girano la mente vaga in una dimensione che solo chi corre conosce. Forse per questo il sapore della fatica per noi che abbiamo fatto della corsa uno stile di vita, non sarà mai amaro…

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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