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11 marzo 2013 1 11 /03 /marzo /2013 08:24

La Maratona per gli amatori. Come prepararla e affrontarla (Lara La Pera e Attilio Licciardi). Fisiologia 1^ parte

 

Ed ecco finalmente la prima parte del primo importante capitolo di "Maratona Light. Manuale per amatori evoluti", elaborato da Lara La Pera e Attilio Licciardi che qui affronteranno "da amatori", competenti e attrezzati con i propri studi (scienze biologiche l'una e chimica farmaceutica l'altro) ed i propri apparati concettuali, le questioni relative alla fisiologia della preparazione atletica in vista della maratona.

 

 

Fisiologia. Prima parte

Prima di affrontare la parte della nostra disamina che riguarda gli aspetti fisiologici della maratona che ogni maratoneta dovrebbe in grandi linee conoscere prima di affrontare la preparazione e la gara, è importante sottolineare alcuni aspetti:

  • Il progetto “Maratona Light” non intende proporre alcuna tabella di allenamento (non siamo tecnici ma solo amanti della corsa e della scienza). L’obbiettivo è, attraverso la nostra esperienza sportiva e professionale, dare un approccio conoscitivo e pratico alla maratona per amatori evoluti che, data la loro abitudine di correre 5-6 giorni su 7 e almeno 2 maratone l’anno, possono preparare la gara di Filippide in un periodo più breve dei canonici 3-4 mesi (circa otto settimane). La maggior parte degli amatori sono gli allenatori di loro stessi, è pertanto di fondamentale importanza conoscere il proprio corpo, quindi i cambiamenti fisiologici e metabolici che avvengono durante le settimane di preparazione e durante la gara. La conoscenza degli stessi infatti ci aiuterà a gestire al meglio i carichi di lavoro, i momenti di fatica e l’alimentazione.
  • E’ tuttavia importante sottolineare che chi si avvicina alla maratona per la prima volta o chi da più di un anno non ne corre una, dovrebbe seguire un periodo di allenamento più lungo per adattare il corpo ai chilometri e alla fatica. Così come chi corre abitualmente tre o quattro volte a settimana percorrendo al massimo 50-60 km, deve modificare le proprie abitudini di allenamento e per farlo probabilmente tre o quattro mesi sono necessari. Questo comunque non esclude che la lettura di questa rubrica ed in particolare degli aspetti fisio-metabolici della maratona li possa notevolmente aiutare.
  • Correre la Maratona non deve diventare una “questione d’onore”!Molti corrono la maratona per moda (soprattutto se è quella di New York!), perché lo fanno gli altri, perché non sono un vero podista  se non corro almeno una maratona l’anno (cosa rispondo a gli amici quando mi chiedono “quanto hai in maratona?”.   Per correre una maratona bisogna essere predisposti alla fatica di lunga durata, percepire la corsa lunga come un piacere e non come una fonte di stress, saper stare per molto tempo da soli. Perché la maratona non è lunga solo 42,195km e tre, quattro o cinque ore……la maratona è lunga ottocento, novecento, mille chilometri e può durare due, tre, quattro mesi…..La vera gara è il lungo periodo di allenamento durante il quale bisogna avere tanta pazienza e il giorno della maratona, se si è veramente allenati e saggi nella gestione della gara, è solo lo “sprint” finale!

Un po’ di scienza: aspetti fisiologici e metabolici della maratona. 
Questo progetto si intitola Maratona Light, pertanto non vogliamo appesantire il lettore con approfondimenti di biochimica e fisiologia che rischierebbero di rendere questa lettura tutt’altro che light…continuando ad usare la lingua inglese  very hard!Tuttavia  la preparazione fisica per la maratona può essere affrontata meglio e con maggior consapevolezza se si conoscono gli aspetti fisiologici dell’allenamento. Pertanto cercheremo di descrivere in maniera semplice e chiara alcuni concetti basilari che probabilmente molti di voi già conoscono…o credono di conoscere.

 

1.1 ATP: l’energia scaturita dalla rottura di un di un legame chimico

Durante l’allenamento di preparazione alla maratona si verificano delle modifiche nelle funzioni fisio-metaboliche dell’atleta in risposta allo stimolo allenante e agli adattamenti a tale stimolo. La preparazione fisica ad una disciplina sportiva, nel nostro caso alla maratona, stimola diversi meccanismi all’interno del nostro organismo deputati alla produzione di energia.

Sebbene noi ricaviamo energia dal catabolismo, ovvero dalla demolizione di nutrienti complessi, tutta l’energia necessaria ai processi biochimici che avvengono nel nostro corpo, viene fornita da una piccola molecola chiamata adenosintrifosfato (ATP). L’ATP in seguito ad un processo di idrolisi libera gruppi fosforici ,adenosindifosfato ed energia.

ATP→ADP+P+energia

Ovviamente in tale processo sono coinvolti tanti enzimi specifici che hanno il compito di catalizzare questa reazione. L’energia che invece viene ricavata dalla demolizione dei nutrienti viene utilizzata per ri-sintetizzare l’ATP. L’uomo ricava tutta l’energia necessaria alle sue attività dalla rottura di un legame chimico. Che “macchina” meravigliosa il corpo umano!

La risintesi (o turnover) dell’ATP coinvolge tre sistemi energetici. Questi vengono distinti in aerobici o anaerobici in base al fatto che le reazioni biochimiche coinvolgano o meno l’ossigeno. Senza entrare troppo nel dettaglio, tali sistemi sono:

  • Sistema della fosfocreatina o ATP-CP (anaerobico senza produzione di lattato): è il primo sistema a fornire energia quando il muscolo inizia a lavorare. Nei primi secondi di lavoro l’ATP si idrolizza producendo ADP ed energia; la fosfocreatina (CP) presente nel muscolo a sua volta si scinde in creatina liberando fosfato ed energia che vengono usati per risintetizzare l’ATP

CP+ADP→creatina+ATP

Questo processo può andare avanti fino a quando le riserve muscolari di CP non vengono esaurite. E’ evidente che questo sistema di produzione di energia è molto attivo nei velocisti, e meno utilizzato nei  maratoneti. Infatti il contributo energetico della fosfocreatina è compreso tra il 30-50% negli atleti che corrono i 100 m e i  200m; per distanze più lunghe (400m, 800m) tale contributo è inferiore al 10%. Dai 10000m alla maratona il contributo della CP alla produzione di energia è pressoché nullo fatta eccezione per lo sprint finale della gara. Come vedremo in seguito infatti, più lunga è la percorrenza, maggiore sarà il contributo che  glucosio/glicogeno, lipidi e proteine daranno per la risintesi dell’ATP, ovvero per la produzione di energia. In particolare nella maratona, circa il 70% dell’energia impiegata proviene dal catabolismo del glicogeno e quindi del glucosio e il restante 30% da grassi  e proteine.

  • Sistema glicolitico lattacido (anaerobico): la risintesi dell’ ATP a partire dall’ADP avviene mediante un processo biochimico chiamato glicolisi. La glicolisi rappresenta il processo obbligatorio di utilizzazione del glucosio, sia che questo venga trasformato in lattato (processo anaerobico), sia che venga completamente ossidato con la produzione di CO2 e H2O (aerobiosi). Il glicogeno contenuto nei muscoli (che rappresenta il 75% circa di tutto il glicogeno presente nel nostro organismo) e il glucosio circolante nel sangue, vengono scissi per via enzimatica. L’energia prodotta dalla demolizione di tali nutrienti viene impiegata per produrre ATP. Quando questo processo avviene molto velocemente in assenza di ossigeno, il prodotto finale è il piruvato che in presenza di un coenzima chiamato NADH viene ridotto a lattato che si accumula nel tessuto muscolare.
  • Sistema ossidativo (aerobico): tale sistema contribuisce alla risintesi dell’ATP in presenza di ossigeno attraverso un sofisticato meccanismo cellulare chiamato fosforilazione ossidativa. In seguito alla demolizione del glucosio attraverso la glicolisi, il sottoprodotto formatosi –piruvato- viene demolito completamente a CO2 e H2O attraverso un complesso meccanismo di reazioni enzimatiche note come ciclo di Krebs . L’energia prodotta da tale reazione viene impiegata per la risintesi dell’ATP. A differenza della glicolisi anaerobica che attinge quasi esclusivamente al glicogeno muscolare, il glucosio utilizzato nell’esercizio prolungato, come la maratona, proviene soprattutto dal sangue nel quale viene riversato dal fegato. E’ quindi il glicogeno epatico il principale serbatoio di glucosio utilizzato negli esercizi di lunga durata, non solo come fonte di energia, ma anche per assicurare la concomitante ossidazione completa degli acidi grassi. Infatti l’ossidazione completa degli acidi grassi in CO2, meccanismo fondamentale per un maratoneta, richiede l’intervento di una molecola chiamata ossalacetato, che rappresenta un intermedio della demolizione del glucosio nel ciclo di Krebs. Da questa considerazione biochimica deriva la celebre frase che riassume in poche parole tanti concetti relativi al metabolismo: “I grassi bruciano al fuoco dei carboidrati”.   Il deposito massimo di glicogeno epatico può raggiungere i 100g; se fosse l’unica fonte energetica dopo 20 minuti di corsa sarebbe completamente esaurita. In realtà parte dell’energia proviene dalla concomitante ossidazione degli acidi grassi e dal glicogeno muscolare.

Questi tre sistemi energetici non funzionano separatamente, ma contribuiscono al turnover dell’ATP in modo diverso, a seconda della natura del lavoro che il muscolo compie. Uno sprinter che si allena su brevissime distanze utilizzerà tantissimo il sistema della fosfocreatina per produrre energia, ma per distanze superiori ai 400m entra in gioco prevalentemente il sistema glicolitico-lattacido. I livelli più elevati di lattato si rilevano infatti nel corso di un esercizio fisico intenso che si protrae per due massimo tre minuti. Se l’esercizio intenso si protrae oltre, il lattato si accumula nel tessuto muscolare. Un bravo maratoneta corre invece a livello della sua soglia aerobica, pertanto per produrre energia verrà impiegato il sistema ossidativo basato  sulla demolizione di glucosio ematico, glicogeno muscolare ed epatico, acidi grassi e infine proteine.

1.2 Soglia aerobica, soglia anaerobica, massimo consumo di ossigeno, potenza lipidica: arabo o pane quotidiano?

A questo punto è necessario considerare alcuni parametri importanti per un maratoneta. Tutti i parametri che descriveremo brevemente e in modo semplice,  che tutti noi abbiamo sentito spesso nominare,  senza molte volte comprenderne il reale significato, sono legati alla frequenza cardiaca. Spesso infatti abbiamo lasciato l’interpretazione di certi “paroloni” ad allenatori, medici sportivi, tecnici ed esperti della corsa senza considerare che la loro comprensione può aiutarci ad allenarci meglio e a gestire la fatica.

La frequenza cardiaca (FC) è il parametro più comunemente usato dai runners e dagli sportivi in generale per misurare l’intensità dello sforzo. La frequenza cardiaca rappresenta il numero di cicli che il cuore compie in un minuto, mentre la gittata cardiaca è il volume di sangue pompato in un minuto. Per un podista è di grande importanza conoscere la propria frequenza cardiaca a riposo e la frequenza massima in modo da poter seguire il nostro cuore durante l’allenamento (anche senza i moderni cardiofrequenzimetri). Se si considera 70 battiti/minuto come valore di riferimento della frequenza cardiaca a riposo, molti runners allenati risulteranno bradicardici, ossia avranno una frequenza a riposo notevolmente inferiore a 70.  Molti di noi costateranno di avere a riposo anche meno di 50 battiti al minuto. Niente paura…non state per morire, avete un cuore da maratoneta! Infatti la FC si adatta e si abbassa con il migliorare delle nostre condizioni fisiche durante il periodo di preparazione della maratona.  La frequenza cardiaca massima è strettamente correlata con l’età e può essere calcolata (prevedendo uno scostamento del 10-15%) usando la seguente formula:

FC max=220-età

 La frequenza cardiaca è strettamente correlata all’intensità del lavoro svolto e quindi al contributo relativo delle vie metaboliche aerobiche o anaerobiche alla produzione di energia. Durante un allenamento in cui si mantiene la soglia aerobica (SA),classico fondo lento, la frequenza cardiaca deve mantenersi sotto al di sotto del 70-75% della FC max. Oltre tale valore il lavoro diviene progressivamente anaerobico. Quando svolgiamo un allenamento tra l’80-85% circa della FC max, abbiamo raggiunto la nostra soglia anaerobica (SAE) o del lattato.

Quando si usa la frequenza cardiaca come parametro di riferimento per valutare l’intensità dello sforzo e la tipologia di lavoro svolto, si deve tener conto che gli intervalli di frequenza cardiaca indicati possono  subire delle variazioni in atleti particolarmente bradicardici (che a riposo hanno meno di 60 battiti/minuto) o tachicardici. I concetti di SA e SAE vanno anche correlati alla concentrazione di lattato nel sangue per essere applicate in maniera più specifica alla corsa.  I valori basali (a riposo) di lattato nel sangue sono di circa 1mmol/ l. Quando si corre lentamente, la concentrazione di lattato si mantiene su valori basali. Per velocità un  po’ più alte (ad esempio l’andatura di maratona), la concentrazione di lattato aumenta fino a 2 mmoli/l. L’intervallo di velocità alla quale la concentrazione di lattato nel sangue si mantiene costante intorno a 2 mmoli/l rappresenta la soglia aerobica. La concentrazione di lattato si mantiene costante quando la velocità con cui viene prodotto è uguale a quella con cui viene smaltito. Aumentando l’andatura, la concentrazione di lattato aumenta fino a circa 4mmoli/l; la soglia anaerobica è l’intervallo di velocità alla quale la concentrazione di lattato si mantiene costante intorno a  4mmoli/l. La capacità aerobica (CA) è il tempo per il quale si riesce a mantenere l’andatura rappresentata dalla soglia anaerobica. Infine la capacità anaerobica (CAE) è rappresentata dalla capacità di un atleta di correre con alte concentrazioni di lattato.

Riassumendo, e semplificando,  possiamo dire che Soglia Aerobica per un atleta allenato, è rappresentata dall’andatura di maratona, invece la Soglia Anaerobica potrebbe essere rappresentato dal ritmo massimo che si riesce a mantenere per correre un 10.000 m. La durata del 10.000 è la nostra CA Capacità Aerobica. 

E’ evidente che tanto più ossigeno arriva ai muscoli, tanto maggiore può essere la combustione di glicogeno e di acidi grassi, con una maggiore produzione di ATP a vantaggio delle richieste delle fibre muscolari e d’una loro contrazione con maggiore frequenza. La quantità di ossigeno che può essere utilizzata dall’organismo nell’unità di tempo viene definita massimo consumo di ossigeno, VO2max, si esprime in ml O2/kg/min  e rappresenta l’efficienza aerobica di un atleta. I top runners possono arrivare a un valore di VO2max di 75 ml O2/kg/min. Durante una maratona l’atleta lavora al 70-75% della VO2max.  La percentuale di utilizzazione dell’ ossigeno (VO2max) è una delle grandezze da allenare per migliorare la prestazione durante la maratona. Il massimo consumo di ossigeno dipende dalla frequenza cardiaca massima, dalla gittata sistolica (cioè la quantità di sangue che viene espulso dal cuore ad ogni battito)  e dalla capacità di estrazione periferica dell’ossigeno (il cosiddetto gradiente artero- venoso). Insomma per potere aumentare il nostro massimo consumo d’ossigeno è sufficiente allenarsi per aumentare la nostra FCmax, aumentare la grandezza delle nostre cavità cardiache, aumentare la capacità di trasporto dell’ossigeno da parte del sangue,  insegnare al muscolo ad estrarre più ossigeno dal sangue  attraverso tutti i processi di capillarizzazione. Qualcuno penserà: più facile a dirsi che a farsi…… e ha ragione!!!

 

Nella seconda parte del capitolo "Fisiologia", Lara La Pera e Attilio Licciardi affronteranno il tema dell’importanza dei grassi nella miscela energetica che il nostro corpo utilizza mentre corriamo la maratona e approfondiremo l’importante concetto di Potenza Lipidica.
Ci renderemo infatti conto che è proprio questa grandezza il segreto del successo di un buon maratoneta.

Gli altri capitoli del progetto sinora pubblicati:

 

Maratona per Amatori (di La Pera - Licciardi) (2)

 

La Maratona per gli amatori. Come prepararla e affrontarla (Lara La Pera e Attilio Licciardi). Presentazione del progetto "Maratona Light"



La foto è di Maurizio Crispi (Strasimeno 2013, partenza) 
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29 gennaio 2013 2 29 /01 /gennaio /2013 12:56

corri

 

 

Ecco di seguito il primo capitolo di "Maratona Light. Manuale per amatori evoluti" di Lara La Pera e Attilio Licciardi. Si tratta del capitolo di apertura e presentazione del loro progetto, a cui faranno seguito i capitoli più tecnici che entreranno nel cuore del programma di allenamento che hanno seguito in previsione della Maratona di Siracusa del 2012, dove hanno realizzato i propri personali sulla distanza. 
E così entriamo nel vivo del manuale "Maratona Light".
Buona lettura e chiunque volesse rivolgere delle domande ai due autori per qualsiasi approfondimenti ha le seguenti possibilità:

  • Scrivere un commento in calce all'articolo
  • Scrivere all'indirizzo mail del Direttore (maurcrispi@gmail.com)
  • Scrivere una mail tramite overblog

E' nelle intenzioni dei due autori e della testata raccogliere quanti più commenti sia possibile che consentiranno in futuro un ulteriore approfondimento delle tematiche trattate.
Buona lettura a tutti! 
Con il prossimo capitolo, che sarà suddiviso in due parti, verrà trattato il tema della fisiologia dell'allenamento in vista della maratona. 

 


Premessa. Maratona, che passione

La prima maratona è come il primo amore: non si scorda mai, fa soffrire tantissimo e (nella maggior parte dei casi) anche se quando è finita sei distrutto, ci ricaschi!

La maggior parte dei podisti amatori che corrono senza grosse difficoltà e divertendosi le mezze maratone, inevitabilmente presto o tardi cedono al fascino della corsa di Filippide.

Molti di noi si trovano a correre la prima maratona dopo i 30-35 anni, quando ormai la nostra “carrozzeria”non è più nuovissima anche se il motore può dare ancora delle ottime prestazioni. Pertanto, sottoporci a tabelle di allenamento da top runner potrebbe essere controproducente.

Gli amatori che per la prima volta preparano una maratona spesso si sottopongono ad estenuanti tabelle di allenamento di 15-16 settimane, passando dagli abituali 65-70km settimanali a più di 100km. Chi ha già corso una o più maratone realizzando il proprio personal best, simpaticamente definito “tempone”, al fine di abbassare il proprio record si massacra di km per non meno di 3 mesi. In entrambi i casi, si può superare illesi il periodo di allenamento e presentarsi al via il giorno della gara in forma smagliante. Ma può succedere (a chi non è successo?) che due o tre settimane prima del grande giorno si manifesti una fastidiosa tendinite, un risentimento muscolare o una tremenda influenza.
Ovviamente piangiamo lacrime amare sentendoci le persone più sfigate del mondo…ma non si chiama sfortuna. Si chiama ostinazione. Perché non ci siamo fermati quando abbiamo iniziato a sentire quel fastidio? Perché abbiamo corso col dolore? Perché in quei giorni di infinita stanchezza non abbiamo saltato neanche un allenamento e abbiamo corso trascinandoci? Queste sono le domande che dovremmo farci quando, a poche settimane o peggio giorni, dalla Maratona succedono questi fastidiosi imprevisti che compromettono i nostri programmi. Però non tutto il male viene per nuocere…e per usare un altro proverbio: sbagliando si impara!

 

Maratona: nausa di correre o fame di correre?

A questo punto bisogna rivedere la propria tabella di allenamento e capire in che cosa abbiamo sbagliato: troppi km, poco recupero tra un allenamento e l’altro, lavori svolti ad una velocità eccessiva rispetto al ritmo di maratona (quando si prepara una maratona spesso il nostro corpo si disabitua ad andature eccessivamente veloci), lunghi troppo lunghi (c’è chi arriva a fare lunghi di 40km sottoponendo il proprio corpo ad uno stress eccessivo ed inutile). Insomma, con un po’ di autocritica ci si può preparare al meglio alla prossima maratona.

Il primo passo per concludere bene una maratona è correre rispettando i propri limiti e per farlo bisogna conoscere il proprio corpo. Non esiste una tabella di allenamento giusta in assoluto e una sbagliata, ma il programma di preparazione ai 42km va adattato al podista: età, peso, sesso, esperienza in maratona, predisposizione alle lunghe distanze, tempo disponibile per allenarsi, sono tutti parametri imprescindibili nella scelta di un programma. Un programma che va bene per un amatore di 35 anni che corre la maratona in 2h50’, potrebbe non andare bene per un amatore bravissimo di 50 anni che comunque riesce a tagliare il traguardo in 3 ore.

Pensate a cosa può succedere quando, accesi dal sacro fuoco della passione, estrapoliamo da una delle tante riviste specializzate nel settore, il programma che Mutai ha seguito per fare il record del mondo e ci buttiamo ad affrontare 12 (se non di più) settimane di “lavori forzati” convinti di ottenere un grande risultato macinando anche 150km settimanali. Anche l’aspetto psicologico di un programma di lunga durata che propone sedute di allenamento troppo intense per il podista non è da sottovalutare: il giorno della gara viene visto come obiettivo lontanissimo nel tempo e per arrivarci bisogna faticare a dismisura. In questi casi la fame di corsa può diventare nausea!

 

Dalle sconfitte possono nascere grandi risultati: basta riflettere

[Qui è Lara La Pera che parla] Io appartengo ad una categoria di podisti molto pericolosa (soprattutto per se stessi) e molto diffusa: gli instancabili a oltranza. La fatica non mi spaventa, non so stare ferma, un giorno di riposo mi pesa molto di più di uno in cui devo affrontare un lunghissimo di 35km o 10 ripetute da 1000, il giorno dopo aver corso una maratona, comunque sia andata, ho già in programma la prossima. Con questo spirito ho sempre affrontato i canonici tre mesi di preparazione ai 42 km, ma, il 27 novembre 2011, giorno in cui ho corso la Maratona di Valencia, ho dovuto mettere il mio stacanovismo in discussione. Ho iniziato prima di ferragosto la preparazione reduce da un brillante risultato la primavera prima a Barcellona.
Ero carica di entusiasmo e aspettative. Da maggio in poi mi ero dedicata tanto al trail e questo è stato per me un ottimo potenziamento oltre che un grandissimo divertimento. Tutti gli allenamenti specifici per la maratona (medi, ripetute, lunghissimi) svolti con le torride temperature dell’estate sicula, mi davano risultati inaspettati al punto che interpretavo ogni lavoro quasi come una gara contro me stessa. Il mio saggio Coach mi invitava a darmi una calmata perché comunque non dovevo correre per fare 3 ore.
Ero gasata al punto che il mio tempo migliore sui 21,097 km l’ho fatto in un allenamento sola ad Aspra in una calda alba settembrina. Arriva il grande giorno, io ero alleatissima e non avevo un solo acciacco, Valencia era meravigliosa, non c’era né caldo né freddo, solo tanta emozione e tante aspettative. Risultato?Al 25° km si sono spenti i riflettori e il mio tempo è peggiorato di 3 minuti. Grande delusione, il rimorso di aver fatto i primi 5 km (sempre in leggera discesa) un paio di secondi sotto il ritmo gara…
Ma sapevo perfettamente che non era stata quella la causa del crollo.
Paradossalmente mi ero allenata troppo e troppo intensamente e sono arrivata a Valencia carica di motivazione e scarica di energie, svuotata. Mi godo la città e i restanti giorni di vacanza, perché comunque siamo amatori e dobbiamo divertirci. Non sarà una maratona fallita a cambiarci la vita…..Però tanti mesi di fatica e sacrificio mi avevano dato una consapevolezza: “la prossima maratona la preparerò solo in due mesi e con ritmi più blandi….Aveva ragione il Coach quando mi diceva di andare più piano in allenamento!”.  Non credevo però che la prossima maratona sarebbe stata così vicina…


L’idea della Maratona Light: possibile o impossibile?

Attilio Licciardi lo scorso anno preparò la maratona di Siracusa del 29 gennaio 2012 in 6 settimane (comunque aveva preparato Firenze per Novembre 2011 sempre in 6 settimane).
Gasatissimo dall'idea di poter concludere in 3 ore convinse Roberto ad accompagnarlo. Così, due settimane prima dell'evento siracusano (dopo un mese e mezzo di sole corsette tranquille senza pettorale), anche io e Roberto abbiamo deciso di correre i 42 km, campando di rendita dalla preparazione della Maratona di Valencia (novembre 2011), ai quali abbiamo aggiunto un lungo di 32 km 14 giorni prima e un medio di 22 km 8 giorni prima, allenamenti fatti rigorosamente in compagnia dell’amico Attilio sul lungo mare di Aspra (correre con Attilione è uno spasso). Il lunghissimo aveva dato a tutti e tre ottime impressioni: come dice Attilio, al 30° km si era manifestato in lui Paul Tergat!(eravamo riusciti a percorrere 30 km ad un ritmo di circa 10’’/km più lento dell’ultima maratona corsa e avevamo fatto gli ultimi 2km al massimo).
Ci siamo presentati alla partenza a Ortigia nella suggestiva piazza Duomo con molto entusiasmo e zero aspettative...quando non ti spacchi le gambe per tre mesi non puoi averne troppe (o almeno così credevo)! Eravamo comunque coscienti del fatto che da Luglio a Novembre avevamo macinato una media di 110-120 km settimanali tra asfalto e montagna che sarebbero tornati utili anche se dopo Valencia, come dice Roberto, abbiamo scherzato!Questo ci dava tranquillità e una buona dose di curiosità....

La teoria di Licciardi diceva che tutti e tre avremmo realizzato un buon tempo e per scommessa qualche giorno prima del 29 gennaio dopo una delle solite allegre mangiate, ognuno di noi scrisse il tempo di tutti e tre su di un pezzetto di carta che è stato ripiegato e chiuso in un barattolo di marmellata vuoto.

A Siracusa Attilio e io abbiamo realizzato il nostro miglior tempo: 3h00'15'' Attilio (il suo migliore era 3h02'55’’ fatto a Firenze qualche mese prima) e io 3h10'19''(allora il mio migliore era 3h10'31'' fatto a Barcellona 2010);  Robi si spostò di poco dal suo personale che allora era di 3h00’28’’ (Barcellona 2010) facendo 3h01'18''. La teoria di Attilio aveva funzionato: un amatore che corre una media di 2-3 maratone l'anno e almeno 4-5 mezze, può tranquillamente preparare una maratona in due mesi senza massacrarsi di km soprattutto se tutto l'anno è abituato a correre 5/6 giorni su 7, percorrendo non meno di 13/14 Km per ogni allenamento, mettendo durante la settimana un paio di allenamenti di qualità. Ovviamente vinse anche lui la scommessa sul nostro tempo di maratona. E’ giusto dire che il nostro grande entusiasmo per la corsa e soprattutto per le lunghe distanze è stato trasformato in soddisfacenti risultati dal nostro Coach Salvatore Badagliacca che in questi anni ci ha seguiti come un’ ombra, trasferendoci la sua passione e la sua grande esperienza, facendoci capire che per raggiungere un obiettivo, soprattutto se si tratta di una maratona, bisogna allenarsi in maniera scientifica (e non fantascientifica come molti purtroppo fanno). E se oggi dopo sei anni dall’inizio della nostra avventura podistica, di maratona ne sappiamo anche parlare, oltre che correre, è soprattutto grazie a lui.

Da Siracusa 2012 io e Roberto abbiamo corso altre tre maratone su strada preparate in otto settimane e i nostri tempi sono ulteriormente migliorati senza incorrere in fastidiosi infortuni. Attilio da allora non ha corso altre maratone, perché sta pensando a come prepararle (vuole riuscirci solo in due settimane!!)….nel frattempo si diletta tra gare brevi e qualche mezza maratona.

Dopo l’avventura di Siracusa, io e Attilio da appassionati di corsa e di scienza (lui è laureato in Farmacia e lavora presso la Farmacia del Policlinico, anche se per anni ha fatto ricerca come tecnico all'Università portando avanti ricerche sulla fisiologia dello sport; io sono Chimico analista e mi occupo di tossicologia) abbiamo pensato di scrivere qualcosa sulla sua teoria della Maratona Light....per un po’ ci siamo impegnati, poi gli impegni quotidiani hanno preso il sopravvento sulle nostre buone intenzioni!

Solo un anno dopo l’amico Maurizio Crispi che tanti Km ha percorso e altrettanti con grande passione ne ha fotografati,  entusiasta del nostro progetto, ci ha dato l’input per andare avanti. Maurizio come noi quando sente la parola “maratona” si esalta anche se in questa rubrica non si racconterà di Ultra ma di Light!


Maratona Light: per chi?

Questa rubrica si rivolge a tutti coloro che amano la corsa ma non corrono per mestiere, che corrono quasi tutti i giorni ma non tutti, che gareggiano perché le sfide li esaltano, che si divertono quando migliorano il loro personale, che adorano migliorarsi ma vogliono – soprattutto- correre integri per tutta la vita, che sanno dove finisce la competizione e inizia la patologia,  che non sono più ragazzi (anagraficamente) ma sanno apprezzare –come i bambini- l’attimo eterno in cui nessuno dei due piedi tocca terra e mentre si corre si vola, che hanno corso la prima maratona per finirla e adesso hanno un’idea di cosa voglia dire…, che hanno superato i 40 anni e vogliono divertirsi due/tre volte l’anno correndo i 42 km senza spaccarsi  gambe e gabasisi con tre-quattro mesi di preparazione  facendo pure un buon risultato.

 


La presentazione del progetto


La Maratona per gli amatori. Come prepararla e affrontarla (Lara La Pera e Attilio Licciardi). Presentazione del progetto "Maratona Light"...

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25 gennaio 2013 5 25 /01 /gennaio /2013 19:14
arrivo attilio siracusa 2012 Lara arrivo pisa marathon 2012

Ultramaratone Maratone e Dintorni si appresta a pubblicare a puntate successive uno scritto ("La Maratona Lighit per Amatori evoluti") elaborato da due podisti siciliani, Attilio Licciardi e Lara La Pera (da poco tempo collaboratrice della testata). I due runner, palermitano (usticense) l'uno, messinese l'altra, ma da tempo trapiantata a Palermo, tempo addietro - poco più di un anno fa - decisero - un po' per gioco ma, in definitiva, con serie intenzioni - di mettere nero su bianco la propria esperienza di podisti amatoriali "evoluti", sviluppando la tesi - maturata dalle loro personali vicissitudini podistiche -  secondo cui un podista evoluto, che si sià già sperimentato nella maratona e che abbia padronanza dei mezzi di allenamento, può in tempi relativamente brevi portare - senza uno stress eccessivo - la preparazione di una maratona con l'obiettivo di un crono pari o  di poco inferiore alle 3 ore.
Il loro scritto, elaborato con grande entusiamo e - direi - competenza è rimasto a lungo depositato in un cassetto. Impegni sopravvenuti hanno impedito di dar corpoal loro progetto, coronandolo possibilmente con una pubblicazione.
Lara La Pera, dopo l'avvio della sua collaborazione con la testata, con molto entusiasmo, me lo ha proposto, trovando ovviamente una porta altrettanto entusiasticamente aperta alla sua pubblicazione.
In considerazione della lunghezza, lo scritto verrà suddiviso in successive puntate.

Ma ecco, riportata integralmente, la lettera di accompagnamento e di presentazione di "Maratona Light" per mano della stessa Lara La Pera, dove si spiega da dove è nata l'idea di scrivere un manuale sulla maratona per amatore, come distillato dell'esperienza personale di entrambi.

(Lara La Pera) Ti inoltro tutto quello che io e l'amico Attilio Licciardi ci siamo divertiti a scrivere sulla maratona per gli amatori... Dai un'occhiata a tutto... Non è tantissimo, ma ti impegnerà un pò di tempo. Ti racconto in breve da dove è venuta a me ed Attilio l'idea di scrivere un manuale sulla maratona per amatori evoluti:  Attilio lo scorso anno preparò la maratona di Siracusa del 29 gennaio 2012: lui in 6 settimane (e, comunque, aveva preparato la Maratona di Firenze per Novembre 2011), gasatissimo dall'idea di poter concludere attorno all 3 ore convinse Roberto [Magnisi] ad accompagnarlo.
Così, 2 settimane prima dell'evento siracusano (dopo un mese e mezzo di scarico totale dalle fatiche estive) anche io e Roberto abbiamo deciso di correre i 42 km campando di rendita dagli allenamenti estivi per i trail e per la maratona di novembre 2011(Valencia) ai quali abbiamo aggiunto un lungo di 32 Km 14 gg prima e un medio di 22 Km 8 gg prima, allenamenti fatti rigorosamente in compagnia dell’amico Attilio sul lungo mare di Aspra (correre con Attilione è uno spasso).
Il lunghissimo aveva dato a tutti e tre ottime impressioni: come dice Attilio al 30° Km si era manifestato Paul Tergat!
(Ed eravamo riusciti a percorrere 30 km ad un ritmo di circa 10’’ al km più lento dell’ultima maratona corsa e avevamo fatto gli ultimi 2 km al massimo).
Ci siamo presentati alla partenza a Ortigia nella suggestiva piazza Duomo con molto entusiasmo e zero aspettative... Quando non ti spacchi le gambe per tre mesi non puoi averne troppe! Eravamo comunque coscienti del fatto che da luglio a novembre avevamo macinato una media di 110-120 km settimanali tra asfalto e montagna che sarebbero tornati utili!
Questo ci dava tranquillità e una buona dose di curiosità...

La teoria di Licciardi diceva che tutti e tre avremmo realizzato un buon tempo e, per scommessa, qualche giorno prima ognuno di noi scrisse il tempo di tutti e tre su di un pezzetto di carta che è stato ripiegato e chiuso in un barattolo di marmellata vuoto.

A Siracusa, Attilio e io abbiamo realizzato il nostro miglior tempo: 3h00'15 per Attilio (il suo migliore era 3h02'55 realizzato a Firenze qualche mese prima) e, per me, 3h10'21 (allora il mio migliore era 3h10'31'' realizzato a Barcellona, 2010);  Robi si spostò di poco dal suo personale che allora era di 3h00’28’’ (Barcellona, 2010) facendo 3h01'18''.
La teoria di Attilio aveva funzionato: un amatore che corre una media di 2-3 maratone l'anno e almeno 4-5 mezze, può tranquillamente preparare una maratona in due mesi, senza massacrarsi di chilometri, soprattutto se tutto l'anno è abituato a correre 5/6 giorni su 7, percorrendo non meno di 13/14 Km per ogni allenamento, mettendo durante la settimana un paio di allenamenti di qualità. Ovviamente vinse anche lui la scommessa sul nostro tempo di maratona. Così, da appassionati di corsa e di scienza (lui è laureato in Farmacia e lavora presso la Farmacia del Policlinico, anche se per anni, come tecnico all'Università, ha portato avanti ricerche sulla fisiologia dello sport; io sono Chimico analista e mi occupo di tossicologia) mi propose di scrivere qualcosa...
Per un pò ci siamo impegnati, poi gli impegni quotidiani hanno preso il sopravvento sulle nostre buone intenzioni!

E’ giusto dire che il nostro grande entusiasmo per la corsa e soprattutto per le lunghe distanze è stato trasformato in soddisfacenti risultati dal nostro Coach Salvatore Badagliacca che, in questi anni, ci ha seguiti come un’ombra, trasferendoci la sua passione e la sua grande esperienza e facendoci capire che, per raggiungere un obiettivo, soprattutto se si tratta del traguardo di una maratona, bisogna allenarsi in maniera scientifica (e non "fantascientifica" come molti, purtroppo, fanno).

 Affido a te le memorie di due appassionati maratoneti...

Da medico ed esperto di maratone avrai sicuramente un occhio critico.

Con una cadenza regolare, proprio a partire da questa "presentazione", verrà dunque pubblicata integralmente la riflessione di Lara La Pera e Attilio Licciardi, sul tema "La Maratona Light per amatori evoluti. Come prepararla, come affrontarla".

 

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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Lara arrivo pisa marathon 2012  arrivo attilio siracusa 2012
            Lara La Pera    Attilio Licciardi
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            Elena Cifali   Eleonora Suizzo
   
   
   
   
   
   

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