(Maurizio Crispi) Va assolutamente letto il saggio biografico scritto a due mani da Pino Clemente e da Mauro Leonardi, L'ultimo sciamano. Storia di Franco Bettella (Yorick Editore, 2014), non solo per il suo valore di documento prezioso sulla vita di un talentuoso atleta ed allenatore nel campo dell'atletica leggera, ma anche come storia paradigmatica del fatto che il genio, il talento, la capacità di sperimentare, dandosi anima e corpo alla scelta che si è deciso di perseguire, disturbano sempre la "mediocrità" di chi dirige le strutture e le organizzazioni: e, sotto questo profilo, questa storia ha un carattere universale e ha tanto insegnare a chi vuole essere di mente aperta e non suddito e portaborse di chi occupa le poltrone del potere, siano esse nell'ambito sportivo Comitati Olimpici vari, FIDAL e quant'altro. Alcuni personaggi di grande levatura, come ebbe a dire Sebastiano Vassalli nella sua biografia sul poeta italiano Dino Campana,passano nel cielo come delle comete e,sono troppo avanti nel tempo e di statura troppo grande per essere veramente compresi degli uomini del proprio tempo.
E sarebbe bello se qualcuno con il talento per il cinema volesse tradurre questo storiain script per farne un bel film perchè con i suoi risvolti avventurosi ed esotici ben si presterebbe.
Il saggio biografico su Franco Bettella figura carismatica e contestata dell'Atletica italiana, sia in veste di atleta, sia in veste di allenatore, scaturisce dai ricordi e dalla personale conoscenze di Pino Clemente (che lo ha visto sia come suo allenatore, sia come giornalista che si è trovato a scrivere articoli su di lui), ben noto ai podisti siciliani per i suoi arguti articoli sui diversi temi dell'Atletica e di Mauro Leonardi, uno dei suoi ultimi allievi al tempo dell'avventura del palermitano club atletico "Assicurazioni Generali" di palermo,poi bruscamente interrotta prima di raggiungere il suo apice, ma anche da ricerche e dalla consultazione di documenti originali (compresi articoli giornalistici d'epoca).
Franco Bettella, infatti, padovano di origine,ma cittadino del mondo, anche per la sua tendenza ad essere eccentrico giramondo, risiedette a Palermo in due successive occasioni: al tempo dell'avventura con la neo-costituita società di atletica "Assicurazioni generali" esperienza che vide la sua brusca interruzione per la morte - a causa di uno sventurato incidente stradale - di Gianni Scavo, il più promettente allievo di Bettella; e, successivamente, come tecnico dell'insorgente società di atletica "Telestar", legata al quotidiano fondata dalla famiglia dei Cassina.
C'è dunque nel racconto tracciato dal tandem Clemente-Leonardi anche un bel pezzo di storia palermitana.
Ed è - questa storia - un bel tributo, considerando anche che, come tutti quelli che sono vissuto ed hanno operato prima della piena diffusione di internet e degli strumenti di digitalizzazione delle informazioni, di Franco Bettella non vi è quasi traccia.
Nei motori di ricerca, più comunente usati, compare quasi esclusivamente il nome di un altro Francesco Bettella, sportivo e nuotatore paralimpico.
Bettella fu un personaggio eccentrico e geniale, fuori dalle righe ed intollerante degli inquadramenti e della iintellighenzia compresi i quadri ufficiali dell'atletica italiana. E questo non giovò a lui come atleta ed allenatore e neppure ai suoi allievi che furono spesso colpiti da un alone di ostracismo, indirizzato in primis a Bettella.
Eppure le sue idee in merito all'allenamento (scaturite dal suo contatto prolungato con il mondo dei mezzofondisti e fondisti finlandesi) erano all'avanguardia e il mondo ufficiale della FIDAL era a quei tempi troppo rigido ed imbalsamato per poterle recepire.
Ora, forse è giunto il tempo di rendergli giustizia e di collocarlo in una giusta prospettiva, cercando anche di capire in che modo egli abbia influenzato altri che lo hanno seguito.
Clemente e Leonardi lo seguono in tutte le tappe della sua vita: dalla prima passione per l'Atletica leggera, sino ai suoi ultimi giorni trascorsi come allenatore personale del Re dell'Arcipelago della Tonga, in una serena reclusione, interrotta soltanto da spostamenti nell'area del pacifico per prender parte ai Campionati del Mondo Master di Atletica Leggera e per viaggi in bici, fatti con spirito da autentico giramondo, passando per i lunghi periodi trascorsi in Finlandia dov'era quasi di casa, la parentesi di Cinecittà, e quella di soldato arruolato volontariamente nel Contigente italiano impegnato nell'ex-Congo Belga, per non parlare dello strano rapporto con la sua numerosa famiglia e con l'esercito dei suoi figli, sempre in crescita malgrado le sue lunghe assenze da casa.
Sempre eccentrico, sempre pronto a balzare fuori dalle righe, imponendosi con la sua figura carismatica e quasi sciamanico in certi atteggiamenti: in sostanza un sognatore e un personaggio irripetibile, ma proprio per queste sue qualità costantemente in conflitto con le istituzioni e con i personaggi istituzionali che,per fare carriera, non possono mai essere di grande levatura, in considerazione della lunga gavetta che devono fare come umili servitori e apprendisti dei meccanismi del potere.
A conclusione del volume un appendice a forma di Pino Clemente sintetizza i principi base delle tecniche di allenamento impiegate da Bettella, compreso il principio da lui perseguito dell'"estenuazione", ma anche quello del fatto che un corridore dovesse essere in primo luogo un atleta completo, capace di eccellere anche nei lanci e nei salti. Per non parlare poi di un aspetto da lui riteneuto assolutamente necessario e che era quello di favorire dei momenti di allenamento conviviali in cui il grande campione si mescola gioiosamente agli altri atleti della società per forme di allenamento non impegnativo ma che temprano lo spirito ed alimentano lo spirito di solidarietà.
Pregevole anche la documentazione fotografica- scarna, ma essenziale - riportata in calce al volume, da materiali d'archivio di Clemente e Leonardi.
(Dal risguardo di copertina) "Parlare di Franco Bettella non è così facile. Si finisce fatalmente con il doversi schierare a suo favore o contro, costretti dalle polemiche - forse non tutte in buona fede - alimentate sul suo conto negli ambienti dell'atletica. Pochi fra i tecnici che vanno per la maggiore in Italia riescono in coscienza a ignorare il suo apporto allo sviluppo delle teorie di allenamento. Eppure l'atletica ufficiale, quella professata dalle gerarchie federali, ha sempre preferito ignorarlo. L'ostracismo dei benpensanti non ha tuttavia impedito a Bettella di seminare laddove ha potuto, laddove l'ha portato la sua inguaribile abitudine a girovagare".
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Quest'articolo di Gianni Clerici è stato pubblicato il 23 agosto del 1996 su Repubblica.
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