Dal 22 al 25 giugno 2015, gli intrepidi Salvatore Maira, Giusseppe Di Adamo e Pippo Ruggeri hanno compiuto la traversata della Sicilia coast to coast - a piedi, in autosufficienza - dal mare Jonio al Mar Tirreno. L'impresa di Trekking ha ricalcato un percorso già più volte percorso e consolidato in MTB che si svolge annualmente da diverso tempo (Sicilia Coast2Coast Extreme in MTB).
Salvatore Maira che, di qest'ultimo percorso in MTB, ha fatto diverse volte esperienza, ha voluto trasportare la stessa impresa al campo del trekking, denominando l'iniziativa "Sicily Coast2Coast Ultratrekking".
E l'impresa è andata a buon fine!
Quello che segue è il contributo di Giuseppe Di Adamo.
(Giuseppe Di Adamo) La mia partecipazione al Sicilia Coast2Coast "Walk&Trail Experience Ultratrekking!" nasce da un incontro casuale con Totò Maria, durante un allenamento nel Parco della Favorita. Totò mi illustrò il progetto della traversata della Sicilia da Sud a Nord che avrebbe intrapreso nel mese di giugno, con la possibilità di farlo in solitaria visto che, fino ad allora, nessuno aveva aderito alla sua proposta. Nel pomeriggio mi studiai il materiale che mi aveva inviato e la sera stessa decisi di accompagnarlo in questa impresa, comunicandogli la mia partecipazione.
In un secondo momento la spedizione divenne più numerosa con il coinvolgimento di Pippo Ruggeri e l'adesione di Paolo Beccari in veste di fotografo in MTB, oltreché con la presenza di Franco Tedesco, ideatore e tracciatore della Sicilia Coast2Coast Extreme in MTB.
Fin da bambino avevo vissuto per bocca di mio nonno paterno, da cui fiero eredito il nome primo di battesimo, le sue traversate con gregge transumante quando, in altro millennio percorreva passo dopo passo centinaia di chilometri tra Abruzzo, Puglia e Lazio.
Mi si presentava quasi un secolo dopo la possibilità di chiudere il cerchio e cogliere questa opportunità è stato istinto che sovrasta la ragione.
Crescendo, questo patrimonio culturale familiare si è rafforzato in me e da adolescente la fascinazione per la percorrenza di grandi spazi e di lunghe distanze è stata sempre più forte, tanto che, da giovane ottocentista, volli partecipare senza allenamenti specifici alla Roma-Ostia: 33 km sull'asfalto romano, che percorsi con l'incoscienza di un tredicenne col cuore gonfio di gioia per quel gesto di estrema libertà. Da allora, anche se il corpo è rimasto quello di un mezzofondista, la testa mi ha sempre spinto per le lunghe distanze, dando continuo nutrimento a quel bambino che è ancora vivo in me.
Oltre che fungere da chiusura di un cerchio ideale con la mia storia personale, il C2C è stato momento di purificazione dalle gare di trail, dove la componente relativa al puro gesto atletico è troppo spesso relegata ai margini, sovrastata dal puro aspetto relativo alla prestazione.
L'idea di camminare per 17 ore al giorno, senza cronometro o classifica condizionanti, ha permesso durante la traversata di venire a contatto con la parte più ancestrale di me stesso. Essere tutt'uno col paesaggio circostante mi ha ripagato della tanta fatica fatta e lo scollinamento a Portella del Vento, appena sopra Alpecucco, rimarrà uno dei momenti più emozionanti che abbia mai vissuto.
Abbiamo attraversato pochissimi centri abitati, percorrendo per la maggior parte trazzere e luoghi adibiti al pascolo di animali e abbiamo vissuto le meraviglie di questa terra, troppo spesso abusata e maltrattata come fosse non bene comune ma cosa che non ci appartiene.
Momenti difficili ce ne sono stati, soprattutto quelli relativi al gran caldo, e li abbiamo superati anche grazie al pronto intervento di Paolo Beccari, nostro angelo custode, che in più occasioni ha fatto la spola per l'approvvigionamento dell'acqua. A lui rivolgo un grazie di cuore.
Come anche ringrazio i miei splendidi compagni di viaggio, ognuno con le proprie peculiarità. Percorrere con loro questo cammino è stata esperienza forte che rimarrà sempre in me. La condivisione delle difficoltà, i 215 km percorsi, le gran risate e le bevute di birra a fine giornata non potranno mai essere spiegate a parole.
Tutto ciò che abbiamo vissuto in questi tre giorni sposta il nostro limite un po' più in là, sempre più vicino a quel senso di libertà a cui tutti aneliamo.
Libertà che intendo come forma somma di disciplina.
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