Anche Daria Negro, che - portando i colori della compagine ASD Runners Bergamo - ha partecipato al 40° Passatore (26-27 maggio 2012) ha scritto un breve commento sulla sua esperienza, nel quale - come altri - attira l'attenzione sulla pressione asfissiante (e, a tratti pericolosa) degli accompagnatori al seguito o su auto o su moto.
Occorre rivedere radicalmente quello che sta diventando un grande problema: certo se si guardano le fotografie d'epoca, anche quelle del primo decennio di vita del Passatore, si potrà notare che da sempre la strada è stata intasata da accompagnatori vari, ma negli ultimi anni il numero dei cosiddetti "accompagnatori" o "assistenti" è cresciuto a dismisura e ciò si nota, perfino sulla testa della corsa, dove chi segue la gara dal punto di vista giornalistico fa fatica a transitare per via del "tappo" di veicoli al seguito che si forma subito dietro al gruppetto di testa.
Oggettivamente, non vi è alcun motivo di lasciare che questa "carovana" comtinui a crescere a dsimisura, con il manifestarsi - tra l'altro - dei peggiori aspetti di diseducazione automobilistica che affligge il nostro Belpaese, in cui gli automobilisti (non escludendo da questo atteggiamento i motociclisti) si arrogano tutti i diritti nei confronti degli utenti "deboli" della strada: e, in questa circostanza, i podisti centisti che dovrebbero essere i primi ad essere tutelati diventano, paradossalmente, i fruitori deboli della strada, senza alcuna garanzia di sicurezza.
Va certamente fatto qualcosa per correggere questa difformità palese rispetto ai regolamenti nazionali ed internazionali, cominciando a lavorarci sin da subito in preparazione della 41^ edizione.
Basta chiudere gli occhi e far finta di non vedere.
Ecco il racconto di Daria Negro.
(Daria Negro) Eccomi anch'io con qualche giorno di ritardo a raccontarvi brevemente la mia esperienza alla 40^ edizione della 100 km del Passatore.
Tralascio il momento del ritiro pettorali e il caos della partenza che è stato già descritto ampiamente da altri...
Per me che di Ultra ne ho fatte tante, sinceramente le gare su asfalto non mi danno emozioni nuove, anche perche' da quando mi sono avvicinata alle trail ho scoperto un modo e un mondo tutto nuovo e meraviglioso.
Mi piace correre in qualsiasi posto e qualsiasi tempo ma questa mia 6^ partecipazione al Passatore mi ha dato la nausea, nel vero senso della parola: non è possibile che un atleta debba correre e a volte costretto a fermarsi per il traffico automobilistico creato dalle auto di assistenza atleti.
Tutti noi abbiamo respirato smog dalla partenza alla fine, schivato auto a destra e a sinistra, per non parlare di furgoni e camper!
Ho dovuto arrestare la corsa per qualche minuto per un camper in manovra intrappolato fra due auto, ho dovuto aspettare di passare sul tappeto chip della colla per un auto in transito sopra! Assurdo!
Certo non sono una top runner ma anch'io ho diritto come tutti a svolgere la mia gara tranquillamente e indisturbata o no? Con l'organizzazione e i ristori impeccabili che ci sono (e che sono da sempre garantiti dall'organizzazione con encomiabile impegno) a che serve l'assistenza?
E' meglio portare a termine una gara da soli e soddisfatti di averecela fatta senza aiuto altrui come accade in montagna: questa e' una delle differenze fondamentali tra le gare trail e le Ultra su strada (in linea) delle trail.
Una riflessione andrebbe fatta da parte di tutti.
Quella che segue è una riflessione di un compagno di squadra di Daria Negro, che inserisco qui perchè del tutto pertinente.
Non addosserei la colpa agli organizzatori però, ma all'andazzo che stà prendendo il nostro modello di società: per molti l'importante è "il mio assistito" gli altri atleti si arrangino.
Sui primi due passaggi una vera vergogna, sulla Colla l'apice della demenza
La discesa dalla Colla è stato un e vero proprio correre cercando di pararsi le spalle da un esercito di auto con personaggi al telefono che consultavano cartina e navigatore satellitare, sorvolando sulle moto. E non erano turisti, ma tuti accompagnatori!
Tralascio i rischi di sportellate delle auto (per me due evitati)
Il grande Giacomo è stato addirittura urtato da un'auto che faceva inversione...
Il Passatore è bellissimo ma è da rivedere l'assistenza agli atleti, in maniera draconiana, visto che non ci arriviamo da soli: è una piaga che per troppo tempo è stata lasciata a svilupparsi senza nessun intervento correttivo.
Leggi anche:
100 km del Passatore (40^ ed.). Michele Rizzitelli: "Il Passatore che non piace..."
100 km del Passatore (40^ ed.). Andrea Girardi: "La mia prima 100 km del Passatore: è fatta!"
scrivi un commento …