Continua l’impresa di Battista Marchesi nel corso della quale alla fatica del diuturno andare si aggiunge ora il grande caldo (e in particolare la bolla di caldo africano, denominata nella cronaca di Grassi “Scipione l’Africano” che si è abbattuta su di lui.
Battista non si piega di fronte alla difficioltà, ma duttilmente si adatta, tenedo sempre d'occhio il suo obiettivo finale e il ruoino di marcia.
Non è certamente uomo da lamentarsi del gran caldo o da rifugiarsi nel fresco ombroso delle case con il conforto dell’aria condizionata, ma come l’uomo primevo (o il Thoreau che si racconta in "Walden ovvero La vita nei boschi") si ritira nel profondo dei boschi, andando alla ricerca di sorgive e di specchi d’acqua dove ogni tanto rinfrescarsi.
Ma non esita nemmeno a fare una sosta confortante davanti ad un cespuglio di sugose more di cui fa incetta.
Ecco il racconto di Vitaliano “Diavolo Rosso” Grassi del 19 giugno 2012.
(Vitaliano “Diavolo Rosso” Grassi) Allarme! Allarme! Che succede, non sarà mica scoppiata la guerra? Tutti si sprangano in casa, chiudono le finestre, accendono condizionatori e pale a vento. Sta arrivando Scipione l'Africano con un'orda di soldati armati di “calore”.
Ma chi è, chi lo conosce? Lo conosce bene la storia che nell'anno 213 AC descrisse questo condottiero romano, uomo intelligentissimo audace e grande stratega militare. Discendente da stirpe ricca e gloriosa, famosa
soprattutto per la sua onestà e per il grande amor di patria. Qualità volutamente dimenticate dai mass media che, stravolgendone il mito, lo hanno relegato al semplice ruolo di “caldo tormentone estivo”.
Anche Tista si è adeguato, anche lui sorpreso dalla novità ha voluto stare al gioco. Lui non si è barricato in albergo, ma preferisce sempre l'aria aperta, scegliendo il fresco “naturale” e rifugiandosi nei boschi costavolpinesi. Insomma, non si fa certo condizionare dai “condizionatori”.
Proteggere le sue gambe, - questo è il suo primo pensiero,- dall'attacco degli armìgeri, e dove se non nelle gelide acque del fiume che ora finalmente si è schiarito.
Un bagno di freschezza, una scarica adrenalinica nel suo sangue intorpidito.
Esce dall'acqua e, come una lucertola, si asciuga al sole sahariano, infila i piedi nella sabbia infuocata, ma non si scotta: i suoi piedi non sentono il dolore.
Si intrufola nel bosco, ma è inutile nascondersi; c'è sempre qualcuno che ti osserva e ... vede.
Si tratta di una bella donna? Tanto meglio.
Gli incontri femminili al Tista infondono calore.
E' arrivata di corsa in bicicletta, scende dalla sella e... “Ciao Battista, ci siamo visti l'anno scorso, non ti ricordi”?
Si presenta così Paola Dionisio, una loverese che nasconde i suoi cinquant’anni sotto le lenti di grandi occhiali scuri. “Non scrivete i miei anni”, implora sorridente la nostra Paoletta.
La sua richiesta non può essere accolta, noi dobbiamo dire la verità: che ne dimostri quarantaquattro – o anche di meno - questo è lampante.
Incurante degli Scipionari che si aggirano nella zona, coraggiosamente affianca il nostro Tista, abbandona la bici in mezzo all'erba e, con lui, corricchia sui sentieri nel bosco.
Parlottano, scambiandosi sportive “effusioni”, si capisce solo che lei ha corso a New York.
Se ne vanno soli, non sanno che un occhio vigile li tiene sotto controllo.
Ognuno per la sua strada, lei per la sua e noi per la nostra.
Cominciamo a perdere chilometri per strada, cerchiamo la borraccia, non c'è; senza acqua non si può stare. “Stavolta è colpa del Diavolo - commenta Tista che si è inscipionato dopo l'incontro con la Paola.
Non c'è spazio per le discussioni, non c'è davvero un minuto da perdere.
Bisogna zompare subito in sella e tornare a cercarla, mentre Tista per i suoi boschi solo se ne va.
Uffa! Meno male, la borraccia è ancora là: si sta riposando nell'erba, da sola non avrebbe mai trovato la strada del ritorno.
Ora bisogna cercare una fontana, le abbiamo mappate tutte come al catasto del comune, se una non funziona si trova la riserva.
“Finalmente!” - Tista si riprende la sua borraccia e la stringe a sé come fosse un tesoro, ne ruba il prezioso contenuto e dopo averlo fatto sparire, ruba ancora.
“Tista, ti metti a rubare anche le more del moreto? Non sono ancora mature, stai attento, potrebbero farti male”.
Risponde ingrugnito “Prego, io non rubo, queste more sono di tutti. Sono altri che rubano veramente nel nostro paese ricevendo pure degli applausi da una specie di allocchi che non è ancora purtroppo in via di estinzione… Ma lasciamo perdere, ho altro a cui pensare in questi mesi”.
“Volevo solo mettere qualche frutto fra i denti - ribatte Marchesi - solo le donne incinte devono avere le loro voglie”?
Non ti è andata bene con le “mòre” e adesso ti rìfai con le bionde, anzi con le rosse, perché i fiori che stai spalpognando guarda che non sono commestibili. Con tutti sti soldati che infestano la zona, potrebbero scambiarti per un animale e farti male, dai, alziamo le suole e leviamoci di torno.
Tista intanto per tenere fresco corpo e mente rimane a oltre 8500 leghe in fondo al mare.
Lì, si sente al sicuro, Scipione l'Africano è stato sconfitto.
Non se lo meritava, ma la storia dei giorni nostri non è una vera storia.
L'estate sta iniziando e Tista se ne va, questa è la canzone che fra dieci giorni canterà.
Tornerà, tornerà fra i monti della sua Val Brembana per iniziare un ciclo di nuove avventure.
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