(Maurizio Crispi) Nel panorama dei tantissimi libri sul running, comparsi negli ultimi anni nel mercato librario, il volume scritto da Christopher McDougall, Born to Run. Un gruppo di superatleti, una tribù nascosta e la corsa più estrema che il mondo abbia visto (Mondadori, Collezione Strade Blu, Non Fiction, 2014; edizione originale: 2009) possiede delle qualità straordinarie ed è destinato, probabilmente, a divenire un "cult" per tutti gli amanti della corsa - e non solo. Notizie dall'interno e dall'esterno da luoghi esotici del pianeta corsa, derivanti da una ricerca appassionata condotta da uno che non è solo giornalista, ma anche runner di discreto livello e curioso sperimentatore.
Cos'é dunque, innanzitutto? Difficile da dire, perchè riesce ad essere tante cose contemporaneamente e su livelli che s'intersecano e s'intrecciano. E' la storia di un'avventura di viaggio, ma anche di un'esperienza personale attraverso il running, una rassegna dei più "pazzi" rappresentanti delle corse di lunga durata, un esempio notevole di "gonzo" journalism, depurato di tutti gli aspetti stupidi e demenziali alla maniera di Hunter S. Thompson, ma anche omaggio profondo alle culture antiche dei popoli corridori e, quindi, per questo motivo, anche saggio di rilevanza antropologica in alcune sue parti.
Si legge dall'inizio alla fine con estremo interesse, appassionandosi: è uno di quei libri che si è dispiaciuti di dover portare a termine, perché si vorrebbe poter rimanere ancora a lungo in compagnia di quella storia che è, nello stesso tempo, una molteplicità di storie talmente caleidoscopiche che danno la vertigine.
Qual'è l'elemento rivelante e rivelatore che Born to Run porta avanti? Attraverso le esperienze personali e anche con la giustapposizione d'una quantità di storie, di personaggi e di popoli diversi, la tesi fondamentale è che siamo "nati per correre" e non semplicemente per camminare e che la spinta al cambiamento radicale che portò l'uomo di Neanderthal all'estinzione e l'Homo sapiens a prevalere fu proprio la capacità di correre per lunghe distanze, che lo rese competitivo nella caccia alle prede nelle grandi pianure. Tutto ciò è raccontato non semplicemente sulla base di opinioni che, per quanto affascinanti, rimangono pur sempre opinioni, ma riportando all'attenzione del lettore inoppugnabili evidenze e testimonianze. E, in tutto questo, uno degli assi fondamentali è il viaggio alla scoperta del popolo corridore dei Tarahumara e la sfida didar vita ad una corsa estrema proprio nei territori naturali di questo popolo, utilizzando come intermediario un mitico personaggio, n runner bianco che da tempo aveva sposato la causa dei Tarahumara, che ammirati dalle sue gesta e dalle sue grandi capacità lo avevano "adottato", fregiandolo dell'appellativo di "Caballo Blanco" (al secolo Micah True) di cui, alla fine del volume, Christopher McDougall ci racconterà la storia che lo portò ad essere un runner a partire dalla condizione di pugile girovago che accettava incontri per scommessa (qualche tempo dopo la pubblicazione del volume Caballo Blanco, in circostanze fortuite è morto, proprio mentre correva).
Tra i tanti aspetti rilevanti emergono inoltre le diete "rivoluzionarie" per il runner a partire dall'esempio fornito dall'alimentazione base degli stessi Tarahumara, oppure tutte le approfondite e avvincenti (nonché convincenti) digressioni sulle cosiddette "scarpe tecniche da corsa" in quanto dispositivi che portano inesorabilmente all'infortunio poiché privano il piede, struttura complessa, delle sue naturali capacità di ammortizzamento e soprattutto della sua sensibilità propriocettiva, ottundendola alla lunga, e sulla bellezza (e i vantaggi) del correre a piedi scalzi, oppure al massimo utilizzando dei leggerissimi sandali (che - quasi come rito d'iniziazione - i Tarahumara si fabbricano da sè.
Il tutto supportato da interviste a personaggi competenti ed informati che, in barba al "verbo" delle ditte produttrici di scarpe da corsa esprimono la loro opinione supportata se non da evidenze scientifiche da elementi statistici che sembrano parlare chiaro, tanto da indurre alcune ditte a "cavalcare la tigre" con la l'avvio di linee di produzione innovative, come è stato nel caso delle cosiddette "Fivefingers", prodotte dalla VIBRAM.
Il libro negli Stati Uniti ha avuto un enorme successo ed è rapidamente diventato "cult". In Italia forse un po' meno, anche se ci sono alcuni esperti e preparatori che stanno cominciando ad attenzionarlo.
Secondo me, tutti coloro che amano la corsa dovrebbero leggere e meditare. (Dal risguardo di copertina) «Nel giro di poco tempo avrei avuto a che fare con un omicidio, con guerriglie tra narcotrafficanti e con un uomo senza un braccio che correva tenendo una ciotola di formaggio sulla testa ... In seguito mi sarei imbattuto in un Batman scalzo, nel Nudista, nei Boscimani Kalahari, nel Mutilato delle Unghie dei Piedi... e, infine, nell'antica tribù dei Tarahumara e nel loro tenebroso discepolo Caballo Blanco. E tutto ciò mi è capitato solo perchè nel gennaio del 2002 feci al mio medico una semplice domanda: "perchè mi fa male il piede?"»
Christopher McDougall, giornalista, ex inviato di guerra e runner dilettante, in questo libro ci racconta il suo viaggio avventuroso sulle tracce dei Tarahumara, una popolazione che vive nei selvaggi Copper Canyon dello stato messicano di Chihuahua. I Tarahumara - "il popolo più gentile, più felice e più forte della terra" - sono i più grandi runner di tutti i tempi, capaci di correre decine di chilometri in condizioni estreme senza apparente fatica e senza subire infortuni. Il loro segreto consiste in una dieta frugale ma perfettamente equilibrata (se escludiamo il topo alla griglia e un distillato locale piuttosto alcolico di cui sono ghiotti), in una tecnica della corsa particolarmente efficace e in un atteggiamento mentale più simile alla saggezza del filosofo che all'aggressività a cui i nostri campioni ci hanno abituato.
Coinvolgente e ironico, McDougall punteggia il suo racconto di aneddoti su grandi corridori del passato come Emil Zatopek o Roger Bannister, e di singolari scoperte, arricchite di consigli tecnici e dati scientifici, sul mondo delle ultramaratone. Sapevate che la dieta ideale per un ultramaratoneta è quella vegetariana? E che più le scarpe da running sono ammortizzate più sono pericolose, e che quindi il modo migliore di correre è indossare le scarpe peggiori? E avreste mai immaginato che i corridori raggiungono il picco della velocità a 27 anni, dopo di che comincia un lento ma inesorabile declino? Ma anche che a 65 anni, grazie all'allenamento, possono ottenere le stesse prestazioni di quando ne avevano 19?
Pieno di personaggi incredibili, di prestazioni atletiche strabilianti ed inesauribile fonte di ispirazione per ogni amante della corsa, Born to Run racconta un'avventura epica, ma soprattutto sfata il luogo comune che vede in noi umani dei camminatori, rivelandoci che - in realtà -, sorprendentemente, siamo nati per correre.
Christopher Mc Dougall è stato corrispondente di guerra per l'Associaciated Press e collabora con "Men's health". Finalista per tre volte del National Magazine Award, ha scritto per "Esquire", "The New York Times Magazine", "Outside", "Men's Journal", e "New York".
E' lui stesso runner e si allena correndo tra le fattorie Amish attorno a casa, nelle campagne della Pennsylvania.
Christopher McDougall è su Facebook con una sua pagina, nel cui contesto è possibile trovare un'incredibile quantità di link che consentono di approfondire alcuni dei temi da lui trattati.