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2 luglio 2012 1 02 /07 /luglio /2012 18:27

Il walk trail dell'Ecotrail della Valle dell'Imera. Foto di Maurizio CrispiLa Scienza Verde, mensile online, ospita sul numero di luglio l'editoriale di Davide Sapienza Camminare. La rivoluzione in due passi. Uno scritto che contiene una profonda riflessione sul senso del Camminare e che rappresenta anche una sorta di Manifesto fondativo di una nuova e rivoluzionaria "Scienza Verde".

(Davide Sapienza. Fonte: La Scienza verde) Due passi non potrò mai ricordare. Il primo, e l'ultimo.
Due passi, il mio organismo non potrà mai evitare di fare. Il primo, e l'ultimo.
Due passi, servono per essere liberi. Il primo e il secondo.
Due passi, possono salvarci. Quelli che danno il via al Camminare quotidiano.
Il mio primo passo l'ho compiuto nel secolo scorso, a metà degli anni Sessanta. Non lo ricordo, ovviamente, se non per i racconti fatti dai miei genitori. Eppure, quel primo passo mi ha cambiato la vita. Il mio corpo lo ricorda. Se no, come avrei potuto fare il secondo, il terzo e tutti gli altri milioni di passi? Se la mente e l'anima non sapessero quale immensa potenza contenne quel passo di tanti anni fa, come avrei potuto riconnettermi al Cammino dopo anni incerti e sedentari, scegliendo di camminare invece che di farmi trasportare solamente da mezzi meccanici?
Con quel passo, il mio corpo ha capito che l'orizzonte si allargava e che stavo prendendo coscienza di fare parte di una lunga catena di esseri viventi vecchia di migliaia di anni. Ha capito che ero pronto per farne parte e proseguire il Cammino. Con quel passo, ho posto le basi della comprensione di quanto sia forte e irrinunciabile il senso di libertà che la vita ci dona. Con quel passo, ho proseguito la mia strada, senza voltarmi indietro, semplicemente seguendo l'istinto, per potere seguire la via verso l'interezza di un essere umano che vive in relazione con tutto ciò che fa parte della Terra. Camminare è essere dentro la Comunità Terra.
L'ultimo ancora non so dove, quando e come lo compirò. Ci sono stati momenti nella mia vita in cui ho temuto di non potere più camminare. Problemi meccanici del mio corpo, nati da più profondi problemi interiori e spirituali: per camminare ho dovuto rifare il primo passo con un altro atteggiamento. Ma la sensazione fu per me quella di potere morire da un istante all'altro, di potermi trasformare e passare nell'invisibile mondo dove, sono sicuro, ci sono tante creature ancora in cammino. Penso che l'ultimo passo potrebbe essere descritto come Jack London dipinge magistralmente la fine di Martin Eden nell'omonimo capolavoro del 1909: "...e nel momento in cui lo seppe, cessò di saperlo." Martin si lascia annegare nel mare. Torna nel Profondo, The Deep in inglese è anche "l'oceano mare". É l'incoscio, dove tutto scorre e il Cammino non numera i propri passi, ma li percorre, semplicemente.
Il punto, in fondo, è tutto qui. Cosa sappiamo? E cosa cesseremo di sapere? Io credo che camminare non solo sia un istinto, ma che ancora di più sia una conoscenza e dunque una scienza vera, una Scienza Verde. Noi diamo per scontato che camminare sia normale. Ma così non è: altrimenti non saremmo passati dalla posizione quadrupede a quella di bipede e poi, ahimé, di sedentari. La vera morte culturale di questa società è la sedentarietà, credere che salire su un mezzo meccanico e percorrere trecento metri per spostarci sia una conquista che ci è piaciuto definire "comodità" quando in realtà si tratta di un genocidio del Camminare. Henry David Thoreau è diventato, dopo la morte, il "padre dei nostri passi". Non solo Walden o La Disobbedienza Civile, ma soprattutto, nel nostro caso, Camminare. Un giorno da ventenne acquistai questo piccolo libretto di 78 pagine, a 11.000 Lire, ed era il 1989. A cura di Franco Meli, una figura chiave della nostra cultura in rapporto ai Nativi Americani, e non solo: Meli è un docente che ha raccontato un'altra America, forse quella che avrebbe potuto essere, invece di diventare la patria del denaro che si fa dio e della conquista che si fa scusa per azzerare la biodiversità del mondo. Nel cuore dell'America ci sono sempre stati i Thoreau, gli Emerson, i Melville, i London, i Leopold, i Lopez: perché il cuore delle americhe è indigeno e nonostante tutto, ancora vivo. Un cammino che hanno provato a nascondere sotto l'asfalto e il cemento dell'anima e del pensiero, ma che ha sempre ritrovato il suo sentiero.
In Camminare Thoreau, mai uomo di mezze misure (e si può esserlo, in quest'epoca?) scrive, nell'ottima traduzione di Maria Antonietta Prina: "Io, che non riesco a rimanere nella mia stanza neppure un giorno senza ricoprirmi di ruggine, quando mi accade di poter predisporre la mia passeggiata soltanto alle undici, o alle quattro del pomeriggio, troppo tardi per riscattare quel giorno, nell'ora in cui le ombre notturne iniziano a fondersi con la luce del giorno, sento di aver commesso un peccato che devo espiare, e confesso che mi stupisce sempre la grande capacità di resistenza, l'insensibilità morale, per meglio dire, dei miei vicini, tutto il giorno reclusi, per settimane, per mesi e per anni, in botteghe e uffici, come se ne facessero parte."
Henry David ThoreauCosa cercava di dire Thoreau, a metà del diciannovesimo secolo? Lo dice chiaramente, in Camminare: "in wildness is the preservation of the world", perché l'invito di questo uomo fuori dagli schemi, scrittore, pensatore, camminatore, filosofo, è un pensiero forte che oggi ci deve apparire nuovo, grazie al suo primordiale richiamo. L'uomo antico camminava e non necessitava di esserne consapevole: la sua tecnologia era quella: si spostava e grazie ai piedi e alle gambe si sentiva padrone di se stesso e capace di esplorare le vie del mondo. Se qualcuno ostruiva quella vie, quel tipo di uomo poteva comunque provare a camminarle e a riconquistarle.

L'uomo di oggi, sia che viva in città che in un piccolo paese di montagna o di mare, spesso trova cemento e recinti che non lasciano neppure dieci centimetri di spazio per lasciare passare piedi e gambe di chi vuole andare da un punto all'altro. Nei paesi scandinavi esiste l'allemansrett, il diritto di ogni uomo, ovvero, il diritto di passaggio ovunque. É un diritto naturale. Io non amo disturbare le altre persone: ma se trovo una via ostruita in montagna, io avanzo, perché ho il diritto di ogni uomo. Me ne fotto della proprietà e delle carte catastali. Il mondo è mio tanto quanto lo è di tutte le altre creature umane e non umane. Il mondo è un diritto di tutti, e dunque, un dovere di tutti: il dovere di accogliere l'Altro. Quando ciò mi capita, e mi capita, mi sento defraudato. Avverto un forte senso di avversione verso questa dittatura che ci siamo lasciati spruzzare addosso come il cloroformio. Accompagniamo i bambini a scuola, possibilmente con il SUV, invece di farli camminare. Li chiudiamo lì dentro otto ore. Poi, fanno i compiti. Infine, mangiano e vanno a dormire.
E camminare? Mai, per carità. I più illuminati, a volte, lo fanno durante le vacanze, ma dopo i compiti, per carità. Invece il compito del bambino, sarebbe quello di muoversi e camminare. Noi non abbiamo molto da insegnare a un bambino, solo esperienza da trasmettere. Il bambino è la Vita che ci viene incontro e ci ricorda come è, quando la Libertà è un valore imprescindibile. Per questo seguo i passi di mio figlio nei boschi e lungo le vie. Vedo cose che non credevo di potere rivedere: esistono, sono come un etere poetico, attendono risposte da tutti noi.

Ma se percorro le vie delle città e dei paesi, non di rado mi sento privato di una democrazia del camminare che è tanto più evidente, tanto più si fa luce su casi limite (penso a L'Aquila, ancora oggi "non camminabile", immaginate...il gesto più naturale che un cittadino può fare nel suo nido, impedito da follie politiche incapaci di dare ciò che dicono di proteggere, la Democrazia). Per questo dobbiamo camminare. Per affermare la Terra, che è di tutti, non di chi "la compera".
Oggi siamo diventati animali che non solo vengono addomesticati o rinchiusi, ma che vengono fatti nascere e crescere solo per morire in allevamenti mostruosi. Vi ricorda qualcosa? Si. La stessa sorte toccata ad animali innocenti, miliardi di animali innocenti, ai quali non solo non è consentito vivere, ma è richiesto di nascere per essere sfruttati a uso e consumo di noi umani. E quel che è peggio, questa finta carne non nutre, riempie. Non è energia, è calorie. Forse significa davvero che è finito il tempo dei carnivori, sarebbe davvero ora. Ci fu un tempo in cui la carne era energia, per l'uomo. E il livello di evoluzione culturale non consentiva il pensiero avanzato, la capacità di scegliere di non uccidere. Poi venne un altro tempo. La rivoluzione industriale. E da allora, lentamente, questa morte sedentaria è passata dentro di noi.
Quando si avvertì la necessità di creare parchi naturali in USA e Canada, a fine Ottocento, ciò significò non solo vedere avanti, ma guardare indietro per capire cosa stavamo perdendo. Recintare nostra madre Terra ha significato dirle anche che preferivamo andare a divertirci, invece che impegnarci per preservarla e onorarla. Abbiamo perduto il legame con "wild law", il diritto del wild di essere ciò che è, diritto che sarebbe anche nostro. Tanto che hanno più diritto le aziende che fanno nascere questi "animali" non per farli vivere, ma per ucciderli.
Lo fanno anche con i lavoratori, gli stessi lavoratori che Thoreau descrive "tutto il giorno reclusi, per settimane, per mesi e per anni, in botteghe e uffici, come se ne facessero parte." Il dramma della perdita della democrazia del camminare sta nel fatto che questi nostri simili, sentono questa situazione come una condizione ideale, un'aspirazione: la società che tutti insieme abbiamo creato manda un messaggio chiaro, se non ti sottoponi alla produzione di massa, sei fuori.
A me tutto questo sembra una sola grande metafora, e l'unica via di fuga è tornare a vivere secondo il "wild law", recuperare le gambe, riconoscere che i nostri piedi sono più intelligenti di tanti cervelli riuniti in un Parlamento o a un vertice mondiale della sostenibilità: perché in quei luoghi, nessuno sa cosa sia il Cammino. Il cammino prevede una visione. Una visione prevede un legame. Un legame prevede di scegliere un rapporto di intimità. Un rapporto di intimità ci fa sentire vivi. Sentirsi vivi, significa respirare, camminare, sentire la forza della vita percorre muscoli vene e articolazioni, e non avere paura.
Il luogo della libertà è lì fuori: per trovare quel luogo servirebbe un gesto semplice, il primo e l'ultimo che faremo nell'età della consapevolezza: camminare. Anzi, CAMMINARE. Ecco perché ora vi saluto, e seguirò il mio bambino, ovunque lui voglia farmi camminare.

Per chi volesse seguire, su www.davidesapienza.it ci sono segnalati tutti i "cammini d’autore" che intraprenderà.


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M
E se proprio non potete rinunciare ai mezzi meccanici usate le bici!
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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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Lara arrivo pisa marathon 2012  arrivo attilio siracusa 2012
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            Elena Cifali   Eleonora Suizzo
   
   
   
   
   
   

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