Un'interessante riflessione di "Guido Ulula alla Luna", medico nella vita, camminatore e Guida per La Compagnia dei Cammini.
Questa riflessione si può applicare a tanti campi diversi, e non solo al nostro "inquadramento" dentro schemi di vita rigidi e assillanti, ma anche al modo in cui viviamo hobby e passatempi, nel senso che - anche se ci illudiamo di fare scelte di vita e di libertà - è poi l'invisibile prigione che ci avvince ad averla vinta e quella scelta che doveva essere di libertà e di affrancamento finisce con il diventare ulteriore e ben più forte - e odiosa - prigione, perchè ci imprigiona subdolamente (anche se noi siamo allo stesso tempo prigionieri e carcerieri, segregati e secondini.
Se pensiamo alla corsa, ad esempio, e al modo in cui la interpretano, facendone un'ossessione che condiziona le loro vite e che mette tutto il resto in subordine, ecco che questa scelta (forse all'inizio all'insegna del divertimento) ci porta ad essere "cani al guinzaglio" nel senso proposto e descritto da Guido Ulula alla Luna.
Sono nato in una casa di campagna ed ho ricordi bellissimi della natura e dei cani e gatti liberi di muoversi a loro piacimento.
Di recente ho letto sulla rubrica di un quotidiano nazionale una lettera in cui si contestava appassionatamente la sorte da reclusi dei nostri amici animali d’appartamento.
Nutriti e accuditi come esseri umani in miniatura, usati per le loro eccezionali doti empatiche per colmare le nostre solitudini, ma… deprivati della loro libertà e quindi snaturati ed infelici.
Da lì è stato un attimo collegare un’altra riflessione, ben più amara.
Cane al guinzaglio lo sono anch’io.
Lo è la gran parte dell’umanità che vive in cattività (e incattivita… forse per questo?) nei nostri centri urbani.
Probabilmente è destinata a diventarlo la totalità della razza umana, visto la complessità dei problemi generati dal sovraffollamento della Terra.
Io ho la piena consapevolezza che le tante catene che castrano la mia istintualità mi rendono triste e depresso, che questa è la radice vera di tanti malesseri e malattie, anche se in cambio ho presunte sicurezze.
Sono certo di non essere l’unico a provare insopportabilità verso tutti questi ingranaggi, che ci stanno riducendo a poco più di macchine intelligenti.
Per altro, abbiamo la presunzione di controllarle noi queste macchine intelligenti, perdendo di vista la drammatica realtà che sono loro a condizionare la nostra intera esistenza.
Se ho chiaro questo meccanismo infernale, che fare?
So di non avere alternative immediate e convincenti.
So però che voglio dire basta.
So che così non ce la faccio più.
So che voglio togliermi il guinzaglio.
So che la spinta che mi porta a tornare a camminare, appena posso e sempre più spesso, viene da questo bisogno di selvaticità.
So che il lupo che è latente in me vuole riprendere a ululare alla Luna.
Guido Ulula alla Luna
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