(Tito Faraci. Fonte: www.runlovers.it) Una cosa che tutti fanno. E che tutti, quindi, pensano di sapere fare. E guai a dire che non è così. Che non è così semplice. Che c’è una bella differenza tra farlo a un livello minimo necessario e farlo sul serio. Perfino un imbranato come me – che corre giusto dietro al tram con l’agilità di una cassa di mattoni – mal sopporta osservazioni al riguardo.
Le cose che sembrano facili sono, talvolta, le più ardue da ottenere. La semplicità è un traguardo difficile, soprattutto quando è sinonimo di purezza, di grazia.
La semplicità, nella scrittura, diventa velocità. Il lettore segue la tua storia senza mai tornare indietro, tutta d’un fiato. E alla fine, magari, proprio per questo pensa che… “Be’, cosa ci vuole?”
Come quando, seduto su una panchina, io osservo un runner filare tranquillo attraverso il parco, senza mostrare un minimo di affanno. Il volto rilassato quanto, apparentemente, i muscoli. Sembra tutto così facile. Posso farlo anch’io, allora!
Invece no. Come con la scrittura, semplicità e agilità sono frutto di una fatica prima. Una fatica non ostentata, ma tale. È una cosa su cui fare una sana riflessione.
Ed è anche vero che quella soddisfazione del runner, quella felicità segreta, lo accomunano a chi scrive. A chi prova a farlo sul serio, a farlo bene.
Non ha poi così importanza quanto arriverai lontano, in quanti ti staranno dietro, quanti capiranno. Alla fine, sei solo tu con questa tua passione. In corsa con te stesso, sempre. Semplicemente.
- Si ringrazia Damiano Meregon (runlovers.it) per la cortese autorizzazione a pubblicare l'articolo di Tito Faraci
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