Elena Cifali, con un gruppo di amici, sta scoprendo il piacere del camminare e le gioie dell'esplorazione del vasto e pieno di sorprese territorio etneo.
Queste sono le sorprese che riserva la corsa.
Si parte dalla corsa e, strada fecendo, si scoprono altre cose. Già, probabilmente perchè la corsa che ci riporta nella sa essenza ad una condizione atavia che è quella dell'uomo nomande, essenzialmente cacciatore-raccoglitore ci riporta ai nostri esordi.
Ed ecco che saltano fuori, inattesi, i piaceri del camminare e dell'esplorazione del territorio e della ricerca di nuovi orizzonti che, al camminare e alla sua filosofia, sono strettamente connessi.
Quello che segue è il racconto di un'escursione lungo un sentiero etneo ancora inesplorato (il 29 gennaio 2014).
( Elena Cifali) La Banda Bassotti ha colpito ancora! Stamattina, un normalissimo mercoledì di fine gennaio, in un giorno che dovrebbe essere freddissimo – ricordiamo che questi dovrebbero essere i giorni della merla - e che invece si dimostra mite perché qui in Sicilia l’inverno vero non arriva mai, io, Vincenzo Ferro e Giuseppe Scierre abbiamo deciso di andare ad esplorare un altro spicchio della nostra amata Etna.
Oggi a noi tre si sono uniti anche la nostra amica Anna e suo marito Ezio.
La nostra meta si chiama “Cisternazza”, un luogo che si raggiunge facilmente da Randazzo.
Il sentiero che decidiamo di percorrere si inerpica fino a quota 1380 mt s.l.m..
La strada è ricoperta da uno strato di neve abbastanza fresca, probabilmente caduta un paio di giorni fa. Sentiamo la neve scricchiolare sotto il peso dei nostri corpi sostenuti da pesanti scarponi.
Il vento già a questa quota ci taglia il viso, unica parte del corpo che è rimasta scoperta, imbacuccati come siamo.
Ci aiutiamo con i nostri bastoncini e, percorrendo solo pochi chilometri, siamo già a destinazione.
Mi rammarico d’aver percorso così poca strada a piedi e con lo zaino sulle spalle, ma subito mi ricordo che oggi non ci stiamo allenando in vista o previsione di qualche assurda gara sulla neve, stiamo solo divertendoci.
Lo spettacolo che la natura ci dona è meraviglioso, quasi incantato.
Solo noi, la neve, gli alberi e il vento che soffia.
Di tanto in tanto sento il verso di qualche uccello selvatico appollaiato sugli alberi e tanto basta a ricordarmi che non saremo mai soli. Le emozioni si susseguono e la meraviglia mi lascia a bocca aperta quando riconosco per terra le impronte ben distinte delle volpi e quelle delle zampette degli uccelli.
Avrei voglia di seguirle, ma il tempo a nostra disposizione non è moltissimo, solo qualche ora rubata ad un giorno al centro della settimana. In breve arriviamo davanti a dei caseggiati bassi.
Il luogo recintato ma il cancello è aperto, entriamo e rispettando tutto ciò che ci circonda guardiamo senza toccare nulla.
Un edificio di forma circolare alto all’incirca 5 metri mi incuriosisce in particolar modo, tutto intorno ad esso le vasche ricavate dalla pietra lavica raccolgono l’acqua che serve ad abbeverare le bestie che in estate trovano dimora a quest’altitudine.
Oggi, invece, l’acqua che contengono è ghiacciata e copre tutto con una lastra spessa alcuni centimetri, così forte da permettere ad un uomo di camminarci sopra.
Ci fermiamo per fare colazione e “rallentando ancora un po’ il tempo”, vorremmo non dover andare via, goderci il momento. Ci nutriamo di tutto ciò che abbiamo portato con noi ma anche di ciò che vediamo. In lontananza scorgiamo il mare e persino le coste calabresi.
Siamo entusiasti ed ognuno di noi è impegnato nel fare qualcosa, nello “scoprire qualche angolo magnifico” da fotografare.
Io ed Anna facciamo il giro degli edifici, ci affacciamo all’interno notando che mancano le porte ed i pavimenti sono letteralmente ricoperti da letame, mentre cumuli di paglia sono accatastati negli angoli.
Ma ormai è quasi ora di rientrare, raccogliamo le nostre cose, gli zaini, i bastoncini ed iniziamo a scendere ripercorrendo la traccia lasciata dalle nostre orme.
Il vento inizia a soffiare più forte: il tempo qui in montagna muta rapidamente e, in breve, tutto si colora di scuro, le nuvole si fanno basse ed è più prudente tornare in macchina.
Il vento, questo vento di Libeccio con le sue raffiche violente – così come ci spiega Ezio, che scopro grande appassionato di geografia - ci scuote.
Abbiamo registrato tutto nella nostra mente e nei nostri cuori, oggi, in un mercoledì come tanti noi cinque abbiamo nutrito la nostra mente, curato il nostro corpo, soddisfatto la nostra anima.
Tra poco i nostri figli usciranno da scuola e noi ci presenteremo al cancello col sorriso stampato in volto, felici.
Se rimango in silenzio posso ancora ascoltare l’eco delle nostre risate.
E’ tempo, ormai, anche per noi di cambiarci ed andare a lavorare.
Si, perché noi altre che divertirci andiamo a lavorare come tutti, ma abbiamo una fortuna: quella di saper sfruttare ogni momento della nostra vita rendendo le nostre giornate splendide e straordinarie.
Case Pirao - Monte Spagnolo |
Da Randazzo (754 m) si segue la strada statale 120 per Linguaglossa. Subito dopo il passaggio a livello della ferrovia Circumetnea si lascia la statale e si imbocca a destra la nuova strada provinciale. Dopo 300 m dal bivio in direzione di Linguaglossa si prende una strada in parte asfaltata che sale fra vigneti. Dopo circa 4 km si devia a destra in una ripida strada sterrata che conduce alla sbarra del Demanio forestale. Si prosegue a piedi per la carrareccia lasciandosi a destra il rifugio Pirao (1070 m) dove è possibile rifornirsi di acqua. Si segue la sterrata in salita fra castagni e pini e sale con tornanti fino ad una biforcazione. Si piega a destra e si continua a salire tra le colate laviche fino a giungere alle Bocche di Fuoco del 1981. Si sale ancora per la carrareccia, attraversando un bosco di faggi, e si arriva alla casermetta abbandonata di Monte Spagnolo e al rifugio della forestale. Al ritorno è possibile percorrere lo stesso itinerario oppure scendere verso il rifugio Saletti e la Cisternazza (cisterna con edificio circolare). Dal rifugio di Case Pirao si sale per Monte Spagnolo attraversando la lava del 1981, si incontrano il rifugio Saletti, la Cisternazza (cisterna con edificio circolare), la lava di Collabasso (1614-24). |
scrivi un commento …