Elena Cifali (Monti Rossi Nicolosi) ha partecipato alla Etna Valetudo Sky Race (alla sua 6^ edizione) che si è corsa domenica 6 novembre. Qui, di seguito, il suo racconto che riesce a trasmettere le emozioni e l'intensità di un'esperienza mai provata prima, ma capace anche di dare una paradigmatica esemplificazione sui modi in cui si fronteggia la crisi, quando arriva, e sui modi in cui si puntella e si potenzia la resistenza mentale, base fondamentale ed imprenscindibile della resistenza fisica allo sforzo prolungato.
Elena Cifali ha completato la gara in 2h51'56, 20^ nella classifica femminile, lasciandosi alle spalle alcuni uomini e donne: quindi, per essere una neofita delle Skyrace, ha anche dimostrato di possedere grinta e determinazione. Ma se le chiedessimo se è soddisfatta del riscontro cronometrico, Elena ci risponderebbe che per lei non è stato il crono ottenuto a contare veramente nel bilancio finale della sua esperienza, ma il fatto di essere riuscita ad arrivare sino in fondo lottando con se stessa e con un momentaneo affievolirsi delle sue motivazioni.
(Elena Cifali) Mi sveglio che non è ancora l’alba, fuori il vento soffia con raffiche furiose e sento la pioggia battere prepotente sulle finestre a tetto della mia mansarda. Che schifo di tempo!, penso, ma le sorprese non sono ancora finite: una fitta coltre di nebbia avvolge tutto e non vedo ad un palmo dal naso. Decido di darmi comunque una mossa, il tempo scorre e alle 7:00 devo passare a prendere Salvo per andare al rifugio Citelli.
Lungo il tragitto la nebbia è talmente fitta che, a tratti, non ci rendiamo neppure conto di dove siamo, arriviamo al Citelli e subito altri amici ci fanno l’incontro. Inizia la festa!
La partenza è ritardata di un’ora perché le condizioni meteo stanno migliorando, vale la pena aspettare, così tra riscaldamento, foto di gruppo e falsa partenza (per consentire alla RAI di riprenderci) l’ora passa in fretta.
Tre, due, uno, viaaaaaa, eccoci, ci siamo, è proprio arrivato il momento, non mi par vero, sono mesi che aspetto ed ora sono qui in compagnia di due amici (Salvatore C. e Orazio S.) . La nostra avventura è appena iniziata.
Partiamo senza esagerare, la giornata si è messa al meglio, decidiamo di mantenere un passo non troppo veloce, non sappiamo bene che tipo di tracciato ci aspetta, meglio non esagerare.
Inizio subito ad avvertire i primi bollori, quindi via i guanti, via anche la giacca antipioggia e per ultimo il cappellino che rischio di perdere in più occasioni a causa delle fortissimo vento.
A breve, iniziamo a capire che il percorso è tutt’altro che una passeggiata di salute, al 7 km inizia a far capolino una salita molto impegnativa che ci porterà a 2.300 m slm, che … figata! penso.
Il paesaggio attorno a noi si tinge di colori stupendi che vanno dal giallo oro al rosso acceso delle foglie, mentre sopra di noi il cratere centrale ci saluta con sbuffate di fumo bianco, lì sopra è tutto imbiancato dalla neve.
Uno spettacolo della natura, sembra un film, non manca proprio nulla mi diverto, alzo le braccia al cielo e urlo la mia felicità, gli amici che mi accompagnano e le due atlete valdostane che sono appena dietro di noi avranno pensato che sono uscita di senno, invece è solo il mio modo per esprimere tutta la felicità che pervade il mio corpo.
Un piede avanti all’altro e piano piano inziamo a scalare Sua Maestà, il vento contrario ci rende i movimenti ancora più difficili, lenti, a volte mi sento al rallentatore, occhi bassi e piedi che sprofondano sul morbido tappeto di sabbia lavica, tantissime coccinelle rosse e gialle sembrano salutarci e indicarci la giusta rotta. A tratti il vento è così forte che quasi ci impedisce di proseguire, l’Etna mi attraversa i sensi, lo sento scorrere dentro me con tutta la sua prepotenza, è come se lottassimo.
Riusciamo comunque ad arrivare in cima, adesso ci aspetta una discesa divertentissima. Passano pochi minuti ed inizio ad accusare un forte dolore alla parte sinistra del petto, decido di non dire nulla ai miei compagni, non voglio farli preoccupare e tantomeno scoraggiare, la generosa discesa mi dà una mano (o sarebbe il caso di dire un piede) d’aiuto, piano piano il dolore passa ed io riprendo fiducia in me stessa.
Siamo già al secondo rifornimento, dove c’è anche il cancello orario, lo attraversiamo senza difficoltà, con la consapevolezza di non rischiare l’eliminazione per aver sforato col tempo.
Salite e discese si alternano a pietraie, uno scenario lunare e subito dopo un bosco, insomma un’alternanza di emozioni, di paesaggi mai visti prima mi colpiscono e mi fanno capire che devo ancora imparare molto dal gigante che ci sovrasta.
Inizio ad accusare stanchezza, le dita dei piedi mi fanno male, sono sicura che il mio allucione sinistro è ridiventato nero, lui è uno specialista in questo genere di cose, non ama passare inosservato, così tutte le volte che corro una gara impegnativa si tinge di prima di blu e poi di nero. Per fortuna l’estate è trascorsa e nessuno abbassando lo sguardo sulle mie unghia avrà un sussulto.
Al 16° km inizia una fase che posso definire senza ombra di dubbio di crisi profonda, inizio a sentire uno strano calore, mi da fastidio il sole che adesso fa capolino quando gli alberi del bosco si diradano, mi fermo, inizio a camminare, chiedo a Salvo di darmi un biscotto, lui mi incita a non mollare, mi incoraggia ad andare avanti senza fermarmi, accanto a me Orazio fa la stessa cosa. Decido: vado avanti, ma devo cercare dentro di me le motivazioni giuste per farlo. Inizio a pensare cosa mi spinge a questa fatica, cosa mi da la forza giorno dopo giorno di allenarmi, sotto il sole di agosto, con il gelo e la neve di dicembre. Le mie motivazioni vengono a galla una dopo l’altra ed intanto la distanza si accorcia.
Ma le mie motivazioni non sono più sufficienti a reggermi le gambe, urge un pensiero positivo. Eccolo: mio figlio!
Sì, quale pensiero più bello per me se non lui? E’ lui che mi accompagna sino a quando una voce mi distrae, come se mi svegliasse: “Forza ragazzi, mancano gli ultimi 2 km”, è uno dei volontari che ci fa coraggio. Ok, penso, gli ultimi 2 km li faccio anche in ginocchio.
Ultimo tratto di bosco, il terreno è a tratti interamente ricoperto di foglie e a tratti coperto di un’insidiosa fanghiglia.
Eccoci, siamo arrivati, prendo per mano i miei due angeli custodi, coloro che mi hanno accompagnata con le gambe, con le parole, con la testa in questa meravigliosa esperienza.
Tagliamo il traguardo tutti e tre insieme come a dimostare che nella vita non si è mai veramente soli.
La classifica femminile
| | firstname | lastname | Classifica | squadra |
1 | 1 | Emanuela | Brizio | 1.55.51 | VALETUDO SKYRUNNING ITALIA |
2 | 2 | Debora | Cardone | 1.57.06 | GIO 22 RIVERA |
3 | 19 | Cecilia | Mora | 2.02.40 | Valetudo Skyrunning Italia |
4 | 15 | Montse | Martinez Guerrero | 2.06.35 | DIEDRE/PETZL |
5 | 8 | Ana Isabel | Estevez | 2.09.13 | La Pedriza del Manzanares |
6 | 11 | Delphine | Gustafre Olive | 2.12.30 | PERICS |
7 | 23 | Maria Jose | Zazo | 2.13.26 | LA PEDRIZA DEL MANZANARES |
8 | 12 | Monica | Llorente Manzanares | 2.14.17 | LA PEDRIZA DEL MANZANARES |
9 | 22 | Carmela | Vergura | 2.14.40 | Valetudo Skyrunning Rosa |
10 | 16 | Fernanda | Mirone | 2.19.15 | Barocco Running Ragusa |
11 | 14 | Paloma | Mallorqua | 2.20.35 | LA PEDRIZA DE MANZANARES |
12 | 13 | Roberta | Lorenzi | 2.24.26 | G.S. Pasta Granarolo |
13 | 24 | Giovanna | Zoccoli | 2.24.26 | G.S. Pasta Granarolo |
14 | 7 | Manuela | Di Stefano | 2.36.56 | |
15 | 9 | Marilisa | Fiorino | 2.37.07 | Crall Art Trieste |
16 | 17 | Karine | Monsagrati | 2.41.02 | Polisportiva S.Orso |
17 | 4 | Susanna | Crisciani | 2.42.00 | ASD Courmayeur Trailer |
18 | 10 | Monica | Gallizioli | 2.44.07 | Polisportiva S.Orso |
19 | 21 | Anna Maria | Rosano | 2.44.07 | |
20 | 3 | Elena | Cifali | 2.51.56 | ASD Monti Rossi Nicolosi |
21 | 5 | David | Cornelia | 2.56.24 | CSU Craiova/Ecomarathon |
22 | 20 | Michela | Niada | 2.58.27 | |
23 | 18 | Maria | Montanini | 3.13.04 | S. DAMASO - MODENA |
24 | 6 | David | Silvia Catalina | 3.20.56 | CSU Craiova/Ecomarathon |
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