La notte del 4 aprile 2014, Elena Cifali ha fatto un allenamento in Nordik Walking all'interno della pista di atletica della pineta di Nicolosi, dove dal prossimo 28 aprile e fino al 1° maggio, si svolgerà il tentativo di Rosario Catania di battere il Guinness World Record 72 h di camminata nordica. Elena ha camminato per 2 ore durante la mattina del 4, poi è andata al lavoro per riprendere a camminare alle 21 fino alle o8 del 5 aprile.
Ha percorso 13 km nella mattinata e 60 nelle 11 ore notturne.
Una bella esperienza, ricca di emozioni che così ha cercato di esprimere.
Per la cronaca, Rosario Catania che il cui allenamento di prova avrebbe dovuto coprire 24 ore, ha percorso oltre 135 km e un'ora e 15' di sosta complessiva.
Più forte! Io sono più forte! Noi siamo più forti!
Più forte della notte.
Più forte della stanchezza.
Più forte della pioggia e del vento.
Più forte del freddo che gela i nostri arti.
Più forte, spingi più forte quelle gambe Ros, sono loro che ti porteranno lontano, sono loro che ti faranno soffrire e ti daranno la forza di ricominciare.
Lo guardo girare dall’altro lato dell’ovale; lo guardo e capisco che ce la farà: ha le capacità che servono ad un camminatore e una forza mentale che lo spingerà oltre quel fatidico muro, oltre le 67 ore che gli serviranno per battere il suo Record.
Questa che stiamo affrontando insieme stanotte è una sfida dentro la sfida: il tempo inclemente ci punisce per delle colpe che probabilmente non abbiamo.
La pioggia ci sfianca, ci costringe ad abbassare lo sguardo, il vento ci umilia schiaffeggiandoci.
Abbiamo freddo, tanto freddo, i nostri guanti sono bagnati e quasi non sentiamo più le dita.
Si è abbassata la nebbia, la visibilità è ridotta ad una decina di metri, non lo vedo più, non so dove sia, in quale parte dell’ovale.
Non potendolo vedere cerco di ascoltare il ticchettio costante dei suoi bastoncini.
Ecco, è poco avanti a me! Allungo il passo e lo raggiungo.
Siamo entrambi stanchi ma troviamo la forza di scambiare qualche battuta, solo poche parole per assicurarci che stiamo bene.
Tutte le volte che affronto una gara ultra di corsa, mi ripeto che camminando farei molto meno fatica. Stanotte mi accorgo che tutto ciò è parzialmente falso.
Camminare è indubbiamente faticoso.
Ho fortissimi dolori alla zona lombare e alle caviglie, dalle anche in giù mi sento come un cristallo che al minimo urto rischierebbe di frantumarsi.
Stringo i denti e proseguo, mi metto davanti a lui, cercando di dargli un passo.
Dopo 19 ore tirate è visibilmente stanco e il mio compito qui, stanotte, è quello di supportarlo.
Ho davvero bisogno di un caffè! Ho moltissimo sonno e mi abbandono a micro-sonnellini dell’ordine di 8 passi per volta.
Tengo gli occhi chiusi e dormendo conto: un passo, due passi, tre passi.
Desidero che la pioggia cessi di battere, desidero che arrivi l’alba, desidero poter vedere davanti a me oltre i miei piedi.
Alzo lo sguardo sulla destra e vedo una donna che indossa un impermeabile chiaro, il cappuccio le copre quasi completamente il volto e la testa chinata mi impedisce di riconoscerla. La guardo pochi istanti mentre dondola il suo piede destro.
“Deve essere arrivato il caffè” penso mentre mi dirigo verso di lei.
Distolgo lo sguardo solo per un istante e non la vedo più.
Sono le 04:24, ho avuto la prima allucinazione di questa lunga e tormentata notte.
Alle allucinazioni, che arrivano immancabili quando la stanchezza è davvero troppa, ormai sono abituata, ma stavolta la delusione per il mio mancato caffè è davvero troppa.
Completo ancora diversi giri di pista quando ho la sensazione che qualcuno mi cammini accanto, ma nulla, sono assolutamente sola.
Il pilone dell’illuminazione assume una forma ondulata e sento cantare gli uccellini, le “sensazioni” stanno aumentando e tutto viene amplificato.
E’ deciso, ho bisogno di una pausa e di mangiare qualcosa.
Lo sforzo, la fatica, l’astensione dal sonno ai quali mi sto sottoponendo stanotte sono tutti tasselli di un grande progetto.
Un progetto lungo, tortuoso ed impegnativo, ma sicuramente gratificante.
Aspetto con pazienza che arrivi il giorno.
Ed é l’alba!
Il chiarore del cielo mi ridona forza e vigore, manca l’ultima ora ormai. “Forza Elena, tira fuori tutto ciò che hai messo in serbo per questo momento”.
Allungo il passo ed inizio a cantare, ormai è davvero finita, i dolori ci sono ma quasi non li sento più. L’umore è alle stelle.
Avevo un obiettivo e l’ho raggiunto con cinque minuti di anticipo, adesso posso tornare a casa, dove gli amori della mia vita mi aspettano.
Io e Ros stanotte abbiamo sfondato il muro della nostra resistenza; io e Ros stanotte abbiamo dedicato la nostra fatica a Manfredi; io e Ros stanotte abbiamo scritto un capitolo importante della nostra storia; io e Ros stanotte ci siamo legati stretti l’uno all’altra.