Guido Ulula alla Luna, come abbiamo accennato più volte, è un medico e psicoterapeuta, nella vita professionale, ma nella sua esistenza di uomo è un camminatore, nonché guida de "La Compagnia dei Cammini".
La sua esperienza del "Camminare" che è spesso un cammino "profondo" spesso la può importare nella sua esperienza professionale e nel rapporto con i suoi pazienti, visto che il camminare offre degli spunti di riflessioni ed un'esperienza assolutamente fuori dall'ordinario.
Spesso, nei nostri sogni, c'è di mezzo un "cammino", in quanto il camminare è da sempre un'esperienza primordiale dell'Uomo e rimanda ad un passato ancestrale che la tecnologia moderna tende a farci dimenticare, ma non può cancellare del tutto.
Il mettersi nella lunghezza d'onda del Cammino è utile per attivare riflessioni e cambiamenti interiori: basandosi sull'esperienza del cammino che procede un passo dopo l'altro e che comporta il confronto con diffcioltà di vario tipo e nello stesso tempo un contatto vivificante con la natura, vissuta senza filtri e senza mediazioni.
Il cammino può essere individuale e solitario oppure può essere fatto in gruppo e divenire un'esperienza condivisa.
Una particolare esperienza che Guido Ulula alla Luna potrebbe essere quella del camminare in gruppo per alcuni giorni, vivere l'esprienza del cammino individualmente, avendo l'opportunità di condividerla (la sera quando si sosta e magari se c'è la possibilità di farlo si accende un fuoco o ci si raccoglie attorno ad un camino acceso), e scambiarsi il racconto dei sogni fatti a partire dai residui diurni del cammino.
Il Cammino così inteso può diventare una situazione terapeutica e trasformativa del sé, a somiglianza di quello che accadev anella Grecia classica in cui gli ammalati (nel corpo e nell'anima) si recavano in speciali santuari, dove in un contesto particolare (dominato dalla sacralità), "incubavano" sogni che poi i sacerdoti interpretavano, come racconta il retore Elio Aristide nella sua opera "Discorsi sacri" (Adelphi, 1984), parlando di un suo personale percorso di guarigione nel santuario di Asclepio a Pergamo(1).
Quindi, come sottolinea Guido Ulula alla Luna, il Cammino - se fatto in un certo modo - può essere terreno fertile per l'"incubazione" di sogni che portano ad una forma di guarigione dai mali della modernità che ci affliggono.
(Guido Ulula alla Luna) Mi ha fatto molto piacere di recente raccogliere il sogno di una mia paziente, in cui il simbolo centrale era “il cammino”. Veniva nominato proprio così, letteralmente. È stato molto interessante riflettere con questa persona sul significato positivo che esso rappresentava, come proposta evolutiva rispetto ai suoi problemi.
Del tutto evidente lo stallo esistenziale in cui si ritrovava, il cammino incarnava la concreta possibilità di rimettersi in movimento, di ripartire, di sapere che comunque nella vita è sempre possibile fare un passo avanti, anche se la direzione non è sempre ben chiara.
Portandole la mia esperienza di camminatore, abbiamo allargato il discorso sulla filosofia dell’etica del viandante, che è una vera e propria strategia per non rimanere bloccati di fronte a situazioni complesse e difficili.
È fondamentale accettare le nostre fragilità e insicurezze, abbandonare la pretesa d’aver tutto chiaro in testa, sapere che il modo corretto di aiutarci è azzardare un primo passo, a cui sarà poi facile farne seguire un altro, e un altro ancora.
Il cammino è una metafora molto potente e profonda della specie umana, radicata nelle esperienze ancestrali di quei primati che fummo, che seguirono la spinta della loro curiosità e… si incamminarono.
I sogni sono pieni di saggezza e di energia. Spesso come commento a un sogno che mi viene riferito suggerisco un semplice… esegui. In questo caso in particolare, ma anche in tanti altri, ho constatato che dare l’input di dare spazio al corpo, di cui il camminare è l’esemplificazione più elementare ed alla portata di tutti, fa uscire dai cortocircuiti in cui la troppa razionalità ci costringe.
Resta poi tutta da pensare l’idea di mettere assieme la potenza del cammino con quella del sogno. Ad esempio fare un viaggio di gruppo in cui ci siano momenti di condivisione e approfondimento dei sogni che i vari partecipanti producono.
Nell’antica Grecia esisteva una forma terapeutica che consisteva nel recarsi ad un tempio in cui si “incubavano i sogni”.
Cioè si restava in quel luogo sacro finché non emergevano sogni, che poi venivano interpretati dai sacerdoti esperti nel campo.
Io credo che la sacralità da ritrovare nella nostra epoca tecnologica sia nel mondo della Natura. Fare scaturire i nostri sogni in un ambiente naturale, durante un viaggio a piedi, che già di per sé significa voglia di ricerca, può aprire la strada ad un modo innovativo di intendere la nostra crescita.
Scritto da Guido Ulula alla Luna (che propone un cammino nei sogni dal 28 giugno al 1 luglio)
Note
(1) "Discorsi Sacri" di Elio Aristide è «la prima e unica autobiografia religiosa che il mondo pagano ci ha lasciato» (Dodds), ma anche in certo modo il primo caso clinico che conosciamo, documentato dal paziente stesso. Tutta la vita di Elio Aristide ruota infatti intorno a un male psichico, mutevole e insidioso. E al tempo stesso intorno alla divinità che salva dal male: Asclepio. Nel santuario del dio, a Pergamo, si compiva il rito dell’incubazione: il paziente andava in quel luogo a sognare, e l’intervento guaritore del dio avveniva appunto nel sogno. Si creava così una sacra intimità fra il paziente e Asclepio. Da essa è dominata tutta la vita di Aristide: questo abile e fecondo retore, sempre oscillante fra la minuziosa ossessività nevrotica e la maestà sciamanica, ha scelto, per raccontare la storia della sua anima, una forma tortuosa, in un perpetuo intreccio fra sogni risanatori ed eventi perturbanti: intreccio di cui è superfluo sottolineare la sconcertante modernità. E un’altra sensazione ci colpisce subito in questo testo: mai avevamo avuto l’impressione di calarci così profondamente nella vita quotidiana di uno scrittore dell’antichità classica. A lungo trascurati per la loro eccessiva stranezza, questi Discorsi sacri, che risalgono al secondo secolo dopo Cristo, epoca della suprema fioritura dell’Asclepieo di Pergamo, vengono oggi riscoperti e rivendicati quale «documento unico, e uno dei più notevoli del mondo antico»
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