E' uscito nel corso del 2014 per i tipi di Ponte alle Grazie, il volume di Zap Mangusta, Le infradito di Buddha. Guida orientale per disorientati.
Zap Mangusta è un famoso conduttore radiofonico, scrittore, uomo eclettico, teatro, televisione, appassionato di filosofia. Ha scritto libri di successo dai titoli dissacranti: Le mutande di Kant, I calzini di Hegel, Il flipper di Popper, Platone e la legge del pallone. E anche questo nuovo Le infradito di Buddha non è da meno.
In questovolume va alla scoperta della filosofia e della religione dell’India, e lo fa con un viaggio a piedi, in Ladakh: un trekking che gli ha consentito di entrare in contatto diretto con l’induismo, il buddhismo, il jainismo, trereligioni che convivono in quest'area e con la filosofia indiana.
Ogni capitolo racconta una parte del viaggio e approfondisce un aspetto della filosofia orientale. Il racconto del trekking è interessante, i compagni di avventura sono un gruppo eterogeneo, persone diverse da tutto il mondo, ognuna con aspetti da scoprire, belli e meno belli. E in ogni capitolo si approfondisce un pensiero, da Patanjali a Buddha, da Nagarjuna a Mahavira.
C’è anche spazio per l’amore, con l’apparizione di una bellissima giovane donna indiana, Palmo, di cui Zap si innamora, è l’occasione per parlare del Kama, passione e amore insieme, e del Kamasutra.
Poi c’è l’esperienza di una salita alpinistica facile, su una cima di seimila metri, il Kang Ya Tze, occasione per parlare di Sri Aurobindo, Krishnamurti e Osho: filosofia e religione divulgate in modo intelligente.
La conclusione del libro sembra aver portato a Zap Mangusta un'Illuminazione sul valore del camminare lentamente e del rallentare: nelle ultime due pagine egli riflette che ci sono due modi di fare un viaggio.
Il primo modo vede il percorso come una separazione, qualcosa che ci divide dalla meta finale. Quindi il percorso va fatto in fretta, non è che un ostacolo, una seccatura.
Poi c’è il secondo modo di affrontare un viaggio: quello in cui il percorso è un collegamento, una linea che unisce. L’itinerario diventa il motivo del viaggio. Non c’è alcun motivo di scalpitare, perché siamo già dentro la meta.
“Questa lentezza, questo incedere pacato, ha sempre fatto sorridere noi occidentali… ma quando ci si muove con troppa rapidità e con troppa disinvoltura, come facciamo noi, le cose sfilano veloci davanti ai nostri occhi e non si riesce a distinguere niente. Se invece il percorso è parte della meta, beh, all ora bisogna compierlo, camminando lentamente”.
E conclude ormai votato alla filosofia della lentezza: “Dovremmo andare tutti più piano, perché se il nostro corpo va troppo veloce diventa più debole e altrettanto esile diventa la sua capacità di centratura e di forza interiore… Ci dimentichiamo troppo spesso che il corpo è l’interfaccia dello spirito e lo spirito ha bisogno di lentezza”.
Dal risguardo di copertina. "Grazie per aver aperto questo libro. Che c'è dentro? Non lo saprete mai, se non lo leggete. Ma vi daremo qualche piccola indicazione. Giusto per disorientarvi un po'. Se non siete disposti a deragliare di un millimetro dalle vostre rassicuranti abitudini, dal primo caffè mattutino all'ultimo film prima di andare a letto, questo libro non vi serve. Se non vi solletica l'idea di incontrare sui sentieri meno battuti dell'Himalaya filosofi orientali demolitori dell'Io, architetti della Supermente, maestri della deprogrammazione razionale, virtuosi dello zen e pensatori straordinariamente originali e spiazzanti, questo non è il vostro libro. Se non sentite il richiamo delle leggende indiane, dei punti di vista radicalmente opposti e non siete attratti dall'inatteso, rimettete pure il libro sullo scaffale. In giro troverete qualcosa di più interessante. Se invece siete curiosi, amate gli sguardi inediti e vi attira l'idea che una cultura agli antipodi della nostra possa condurci per mano in un'eccitante ricerca di prospettive nuove, allora questo libro fa al caso vostro. Date fiducia alla vostra mente, se volete che essa ricambi." (Zap Mangusta)
Un brano. "La gente nomale studia, si fidanza, cerca un lavoro, un partner con cui fare un figlio, si compra uno smartphone per comunicare con lui, poi accende un mutuo e (se glielo concedono) va all'IKEA. Anche io queste cose le ho fatte, ma ritengo che ogni tanto nella vita sia necessario compiere qualche atto di volontario deragliamento che imprima una forte deviazione alla quotidianità, modificandone il percorso. Perché? Beh, io credo che questo tipo di esperienze regali alla coscienza delle occasioni insolite per setacciarsi dentro e fare l'inventario delle proprie risorse. Dobbiamo continuare a evolverci. Non è questo il formidabile karma del genere umano?...
Perché proprio l'Himalaya? Forse avrei potuto sciegliere qualcosa di meno impegativo, ma certe volte sembra che la vita ci dia una spintarella sul deltoide per condurci dove le pare. Che poi è sempre il posto migliore in cui avremmo dovuto trovarci, al momento."
Zap Mangusta – “Le infradito di Buddha”, Ponte alle Grazie 2014 – 15 euro