Elena Cifali (ASD Movimento é Vita, di Gela) ha partecipato il 29 gennaio 2012 alla 13^ edizione della Maratona di Siracusa, a distanza di appena tre domenica dalla Maratona di Ragusa che è stata il suo battesimo nella fatidica distanza dei 42,195 km. Ci ha preso gusto e ha voluto rilanciare la sfida, a Siracusa che, tra l'altro, è la sua città di origine e quella dove vivono i suoi genitori: e, dunque, questa partecipazione è stata accompagnata da intense emozioni...
L'esito di questa seconda prova è stato positivo: se è vero che, questa volta, attorno al 33° km Elena Cifali ha sperimentato un momentaneo calo di energie, è anche vero che ha saputo gestire egregiamente la crisi e dopo aver camminato per qualche centinaio di metri per rinfrancarsi, ha ripreso a correre a fasi alterne con la camminata veloce, trovandosi per di più a rinfrancare un podista di Palermo - Salvo campanella - che, al suo esordio in maraotna era pure entrato in crisi a causa di un errore di percorso che gli era costato sei chilometri in più e gli aveva spezzato il rimo e che, sconfortato, aveva quasi deciso di ritirarsi.
Elena lo ha condotto al traguardo, evitandogli un'esperienza negativa che, magari, avrebbe anche potuto distoglierlo dall'affrontare in un prossimo futuro altre maratone, spingendolo a correre con maggiore energia a due chilometri dal traguardo per un bell'arrivo energico, quasi "in volata".
Dopo questa seconda esperienza di maratona si può dire, senza ombra di dubbio, che Elena Cifali sia stata contagiata dal "virus" della corsa sulla distanza e che possa accarezzare dentro di sé più ambiziosi progetti.
Intanto, è nel suo programma partecipare alla Maratona di Roma il prossimo 18 marzo, passando per l'ecotrail della Contea di Butera, il prossimo 26 febbraio, valevole come 1^ prova del Circuito Ecotrail Sicilia 2012.
Ecco di seguito il racconto di Elena Cifali a Siracusa.
"Tu sei pazza", "Non puoi correre due maratone in tre settimane", "Stai attenta a non farti male...", "Il fisico si debilita, non la finirai...", "Fai la mezza se proprio vuoi correre di nuovo...".
Queste sono solo alcune delle frasi che mi sono state rivolte prima che io corressi la mia seconda maratona nell’arco di tempo di tre settimane. Forse in tanti si sarebbero scoraggiati, avrebbero rinunciato e si sarebbero fatti influenzare e, invece, io no.
E allora, eccomi ancora una volta sulla linea di partenza con calzoncini, maglietta e Mizuno.
Siracusa è meravigliosa, Piazza Duomo ci offre uno scenario meraviglioso: sembra risplendere e sorridere di fronte a tutta quella gente festosa.
Amo la mia città e non potevo mancare a questo appuntamento.
Sono emozionata, come sempre prima di una gara, il cuore mi batte forte, con me ci sono gli amici di sempre e molti altri ancora.
Saluto Orazio Scicolone, Carmelo Pardu, Manuela Distefano, Nino, Francesco Cagnes, Antonio Di Bona, abbraccio calorosamente Inge che ha appena ritirato il suo pettorale. Da lontano scorgo anche Maurizio Crispi e la sua inseparabile cagnetta ed allora penso che, in qualsiasi modo vada a finire, oggi almeno le foto saranno assicurate !
Le mie gambe hanno fatto i capricci durante l’ultima settimana: non sono in forma e questo mi preoccupa, ma decido di non pensarci troppo e, al momento dello sparo, mi faccio accompagnare da un lungo respiro che aprirà la mia corsa.
Io e Salvo ancora una volta vicini, gomito a gomito: ci sorridiamo pensando che sta iniziando un’altra avventura.
Oggi ogni battito del mio cuore, ogni mio respiro, ogni goccia di sudore che bagnerà la mia schiena sarà dedicata a me stessa, alla mia fatica ed ai miei sogni.
Tutto quello che a tanti appare come un vocabolario dell’assurdo, dell’irragionevole io lo vedo con gli stessi occhi che ogni mattina guardano l’alba. Se mi lasciassi intimidire dal buio, dai pensieri, dalle preoccupazioni, se non avessi il coraggio di sfidare il freddo, il ghiaccio prima di affrontare una giornata di lavoro non sarei felice. A tutti coloro che mi chiedono chi me lo fa fare rispondo che, senza tutto quel sudore, senza quella fatica, senza tutta questa pazienza sarei meno vera, ed allora corro.
Siamo solo all’inizio e già capisco che stavolta sarà dura andare avanti. Al 4° km i miei polpacci mi ricordano che esistono pure loro … già, casomai l’avessi dimenticato!
Andiamo avanti, costeggiado il mare, quello stesso mare e quegli stessi viali in cui da bambina mi portava mio nonno durante le nostre lunghe passeggiate estive. Sento lo stesso profumo che respiravo in quelle spiagge quando imparai a nuotare tra le braccia rassicuranti del nonno.
L’emozione mi stringe forte il cuore.
La giornata è bella, calda e soleggiata. Avevano previsto pioggia per oggi, ma il sole e il vento tengono distanti le nubi e si godono dall’alto il passaggio di quel lungo serpentone di uomini e donne felici. In alto i gabbiani ci sorvegliano assicurandoci lo spettacolo con le loro piroette.
Ben presto ci allontaniamo dal centro abitato e ci dirigiamo verso la campagna. Qui lo scenario è differente, a destra e a sinistra distese di alberi di arance, mandarini e limoni si alternano a campi di carciofi. Ci sono ai bordi delle campagne una moltitudine di fiorellini gialli ed allora ancora una volta la mente vola ai giorni lontani, quando da bambina ne mordevo il gambo per succhiarne l’agre succo.
E così, tra un pensiero e l’altro siamo già al 10° km quando incontriamo in senso contrario i primi runner che fanno la mezza: loro sembrano volare. Ecco che arrivano Carmelo, Manuela, Luigi e Davide. Poco dopo anche Totò Presti che mi saluta con un meraviglioso sorriso e mi apre le braccia mentre mi passa accanto. Non posso fare a meno di ridere. Di li a poco affianco Luigi Qualsiasi ed allora mi rendo conto di conoscere più gente di quanta potevo immaginare. Che bella emozione condividere con loro una giornata all’insegna del divertimento. Correre sulla “pelle della terra” è quanto di più meraviglioso poteva capitarci oggi.
Ma la strada è ancora lunga: servono costanza e concentrazione. Non salto neppure un rifornimento e poco più avanti di me scorgo Inge, non riesco a raggiungerla, segno che le mie gambe sono ancora provate dalla maratona di Ragusa.
Ho bevuto molto e al 22° km avverto la necessità di fermarmi per svuotare la vescica. Salvo, amico leale, si ferma ad aspettarmi ed io capisco che ancora una volta lo sto rallentando. “Non sono più una matricola, potresti pure lasciarmi adesso”, gli dico, ma lui fa finta di non sentirmi. Leggo e rileggo la frase sulla sua maglietta, quella stessa frase che tanti hanno letto sulle mie spalle nell’ultimo anno e mi ripeto che “La fatica è momentanea, la gloria dura per sempre”.
Ma al 33° km la fatica prende il sopravvento sulla gloria e sulla volontà. Ordino a Salvo di lasciarmi, perchè sto procedendo troppo lentamente già da un paio di km e, per lui, stare al mio passo sarebbe un’inutile sofferenza. Lui protesta ma la mia determinazione è tanta. Mi lascia una bustina di zucchero e ci salutiamo. Lo vedo allontanarsi a passo svelto, alza le gambe e corre veloce, sono trascorsi solo pochi istanti e già mi manca. Lo rivedrò all’arrivo, penso per consolarmi.
Inizia così un’esperienza nuova, una nuova maratona. Sono sola. Le miei ginocchia mi insultano, il mio polpaccio sinistro è contratto come un’avvocato in udienza, il mio alluce mi maledice.
Eppure proseguo, alterno la corsa alla camminata veloce, ma mai penso di ritirarmi.
E’ in momenti come questo che ci si incontra con se stessi e, a pensarci bene, è una di quelle dure ed intense esperienze alle quali giornalmente si sfugge, proiettati come si è su tutto ciò che ci propone il mondo circostante. Correndo, invece, si è in condizione di vedere la propria ombra, si è costretti a sopportare la propria coscienza e si è costretti ad assolvere un importante compito: mettersi in acolto di noi stessi senza evasioni o distrazioni.
Sono già al 36° km quando scorgo un runner che cammina, lo affianco, lo supero e poco dopo riprendo a camminare pure io. Mi raggiunge e iniziamo a parlare. Salvo Campanella è amareggiato: per l'errore di un responsabile di gara ha percorso circa 6 km in più rispetto a tutti gli altri. Ha arrestato il suo cronometro al 42° km, ma ancora gli mancano 6 km all’arrivo. Parliamo, corriamo, camminiamo, ci incoraggiamo a vicenda, ci raccontiamo come dei vecchi amici, a dimostrazione che la corsa ha un forte potere magnetico e aggregante perchè, con l'attivazione di forti legami di solidarietà empatica, riesce ad unire persone apparentemente diverse e, perchè ciò accada, possono esseere sufficienti anche solo 6 km, percorsi spalla a spalla, gomito a gomito!
Quando si corre senza l’incubo del cronometro, senza l’ansia della prestazione si diventa subito amici.
Al 41° km una sorpresa: Ezio è venuto a prendermi: preoccupato del mio ritardo mi viene incontro, lo riconosco a stento da lontano, lo saluto con un largo sorriso e lo presento a Salvo.
Facciamo qualche decina di metri insieme, poi io e Salvo allunghiamo il passo. Siamo quasi arrivati: manca solo 1 km.
Ed ecco che la sorpresa adesso arriva a lui: la sua famiglia lo aspetta, suo figlio inizia a correre insieme a noi, incrocio il suo sguardo e nel profondo di quei piccoli occhi scuri vedo tutta l’ammirazione e la stima che ha per il padre.
“Non mollare Elena”.
“Non mollare Salvo”, ci ripetiamo come un'eco.
La strada è in salita, ma le nostre gambe adesso che la meta è a portata di mano rispondono bene: siamo vittime dell’adrenalina.
Ridiamo, ci prendiamo per mano e tagliamo il traguardo da VINCITORI.
Poco importa se ho impiegato 20 minuti più dellamia prima maratona a Ragusa.
Oggi ho vinto una sfida, oggi ho realizzato un altro sogno, oggi ce l’ho fatta ancora una volta.
Mio figlio e tanti amici ci applaudono, nessuna coppa per me, ma un premio inaspettato: il lungo abbraccio di mamma e papà.
La gioia è tanta che sono già pronta (magari domani) a ripartire di nuovo!
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