Roberto Venturi (ASD La Lumega Vergato) è un runner e ultramaratoneta non udente. Molti sicuramente lo avranno conosciuto in svariati campi di gara. Arriva, fa la sua gara (sempre con risultati più che dignitosi e, ogni tanto, con qualche buon piazzamento) e se ne torna a casa. E' animato da una grandissima passione per la corsa che persegue a costo di grandi sacrifici; visto che deve dividersi tra figli, moglie, due genitori anziani, ma ciò nonostante c'è sempre. Roberto afferma che la corsa, l'essere presente, classificarsi al traguardo finale senza sentirsi sfiniti, sono tutte cose che lo ripagano della fatica e dei sacrifici, e l'aiutano a superare lo stress della vita quotidiana.
Si allena e corre da solo (anche in gara): dice, infatti, che la sua sordità non lo aiuta ad entrare in contatto con gli altri podisti che, come del resto la maggior parte delle persone, non hanno gli strumenti essenziali per poter comunicare fluidamente con un non udente.
Quella che segue è una bella presentazione che Roberto Venturi ha scritto di se stesso e del suo anno podistico appena trascorso, tra passione, sacrifici, fatica, ma anche tanta soddisfazione.
Roberto Venturi, che vive a Sasso Marconi (Bologna), il 31 dicembre ha chiuso l’anno podistico a Calderara di Reno (Bo) con la maratona di San Silvestro. L’ultramaratoneta sassese nell’arco dell’anno ha preso parte a 32 gare.
Di queste 16 sono state le maratone su strada sulla classica distanza di 42,195 km su strada in queste località: Napoli (miglior tempo del 2011 con 3:03:45), Verona, Piacenza, Brescia, Roma, Messina (2° posto nel campionato italiano sordi e per pochissimo ha sfiorato il primo posto), Milano, Padova, Porto San Giorgio (FM), Suviana (BO), Arona (NO), Verbania, Salerno, Palermo, Reggio Emilia, Pisa e Calderara di Reno (BO).
5 sono state maratone ed ecomaratone di 42,195 km su sterrato e montagna nelle seguenti località: San Benedetto sul Tronto (AP) con percorso tutto su circuito sabbioso, Busana (RE) con una cima molto ripida che è il Monte Ventasso a 1.720m., Montealbano di Carmignano (PO), in cui ha conquistato il 3° posto assoluto, Forlì (2° posto assoluto) e Cuneo.
11 sono state ultramaratone, tra le quali la 100 km del Passatore da Firenze a Faenza, una 12 ore in pista a San Giovanni Lupatoto (VR) in cui ha percorso 112,347 km (arrivando al 2° posto, ma mancando il titolo di vice-campione d’Italia di specialità 12 ore su pista, poichè non era tesserato IUTA (una gara che per lui è risultata molto faticosa per lui rispetto ad altri atleti, in quanto loro correndo potevano parlarsi e farsi forza, oppure ascoltare musica che è noto, è uno stimolo nei momenti critici. Lui, invece, era da solo poiché è sordo).
Delle altre ultramaratone, 3 sono state delle 6 ore in circuito su strada: Banzi (PZ) km 61,988, Curinga (CZ) con l'importo di km 65,890 (entusiasmante per risultato 15° posto assoluto, ma ancor più per la premiazione sul palco accanto ad alcuni atleti nazionali e campioni di ultramaratona) e San Benedetto sul Tronto (AP) con l'importo di km 63 (su di un circuito da ripetere sul molo del porto). 2 gare di 50 km a Castelbolognese (RA) e a Pistoia (la classicisssima Pistoia-Abetone).
1 gara di 47 km su sterrato a Traversara di Bagnacavallo (RA).
1 ecomaratona montagna di 43,5 km a Corniglio (PR).
1 gara trail di 49 km a Rocca San Casciano (FC).
1 gara skymarathon di 44,5 km da Senale (BZ) a Rumo (TN): è questa è stata per lui la gara più bella di tutte per le montagne sino a 2.500m e i brividi che si provavano a correre sul ciglio della scarpata.
L’atleta sassese non è una velocista, ma nelle lunghe distanze si fa rispettare.
In totale, solo in gara, ha percorso 1.573 km, sommando più o meno 40 km a settimana di allenamento, non di più di tanto per via di per impegni familiari.
Nel marzo scorso avrebbe dovuto partecipare alla 110 km del deserto nel Sahara in Tunisia, ma all’ultimo momento la gara è stata annullata per motivi di sicurezza a causa della rivolta della popolazione locale.
Roberto Venturi è un atleta che non usa alcuna sostanza chimica.
E’ abituato a non prendere medicine neanche quando ha la febbre o mal di testa ecc... Non prende mai niente né prima né durante né dopo la gara.
Si ferma solo nei punti di ristoro a bere per reidratarsi. A lui non interessa la competizione; arrivare primo in classifica o fare la gara in meno tempo.
Pensa solo ad arrivare al traguardo o a percorrere più chilometri (nel caso delle gare a tempo) in base al suo ritmo senza essere sfinito.
A volte gli è capitato di realizzare un buon tempo ed ottenere una buona posizione, ma ciò è dipeso dall’andamento degli altri atleti.
Da 8 anni è insieme ad una persona sorda che stima moltissimo.
Si sono sposati ed hanno due bambini (rispettivamente di 6 anni e 16 mesi) anche loro sordi.
La loro è una bella famiglia e la moglie di Roberto è una donna molto comprensiva: sa della passione che Roberto ha per le gare e gli lascia fare questo sport che ama moltissimo.
Per questo, Roberto le è molto grato.
Non è facile allevare 2 bimbi sordi.
Sono molto più impegnativi rispetto ad altri ed è necessario molto tempo da dedicare alle visite per le protesi uditive, alle riunioni scolastiche, agli incontri con i logopedisti, agli allenamenti di minibasket per il più grandicello; però, Roberto e la moglie ci stanno riuscendo bene.
Anche i genitori di Roberto sono sordi e anziani: e, quindi, anche loro a volte hanno bisogno perché non sono molto autonomi.
Così, Roberto si divide tra i suoi genitori e la famiglia ed tutto molto faticoso.
Anche lo sport gli porta via molto tempo ma non riesce a smettere perché è spinto da una passione grandissima e la pratica assidua (e soprattutto la partecipazione alle gare) gli permette di scaricare la tensione e svagarsi un po'.
Non saprebbe rinunciare a questo.
Per partecipare alle gare viaggia sempre da solo.
A volte lo accompagna suo padre, ma poichè questi non ha la patente, a Roberto tocca guidare sempre.
Anche gli allenamenti Roberto li fa sempre da solo, perché - essendo sordo - gli altri atleti lo mettono un po' in disparte.
A volte, si alza alla 4.00 di mattina ed affronta parecchie ore di viaggio per raggiungere la località di gara, ma lo fa volentieri perché la passione per questo sport supera la fatica ed i sacrifici.