Laura Ricci (Atletica Massa) ha preso parte il 14 ottobre alla 5^ edizione del "Tartufo Trail Running", svoltosi a Calestano (in provincia di Parma). Tra le due distanze su cui si articolava la manifestazione (28 e 50 km), Laura ha optato per la distanza lunga che ha coperto (50 km) in 7 ore (7h26'), lungo sentieri pieni di fango a causa delle recenti piogge: non possiamo che rivolgerle i nostri complimenti per la sua determinazione che l'ha condotta - tra l'altro - a classificarsi 50^ assoluta (8^ delle donne) e quarta di categoria.
Purtroppo la gara breve è stata funestata da uno di quegli eventi che si vorrebbe non accadesse mai nel corso di una manifestazione sportiva. Un runner, colto da malore, è deceduto, malgrado il pronto intervento per i primi soccorsi.
E' stato un evento che ha gettato una piccola (grande) ombra sulla prestazione di tutti gli atleti e che ha attutito, ovviamente, la loro gioia e le loro emozioni positive del momento.
Ma le corse - e soprattutto quelle lunghe - sono come la vita e, come accade nella vita, possono essere punteggiate di eventi lieti e tristi. Non si può immaginare uno sport di endurance che sia un'oasi felice, avulsa del tutto dai drammi della vita quotidiana.
Quindi, come si accettano la gioia spensierata e la felicità che la pratica del running possono regalarci, bisogna accettare con tristezza e compunzione quegli eventi tristi che anche nel corso di una manifestazione agonistica possono manifestarsi.
D'altra parte, c'è anche da dire - ed è quello che traspare dal racconto di Laura Ricci - c'è - che il running ci cambia la vita, la mette in forma, ci obbliga ad acquisire nuove abiturdine, ci mette alla prova imponendoci il confronto con nuove avventure e nuove sfide - piccole, ma grandi. E nel racconto di Laura Ricci, e nella sua filigrana, c'è tutto questo.
(Laura Ricci) Di solito vado alle gare con qualcuno del mio gruppo, ma il mio avvicinarmi alla corsa in montagna mi sta allontanando dal mio bellissimo gruppo, che invece preferisce la strada.
Non per questo mi sono fermata ed ho deciso comunque di andare da sola al Tartufo Trail Running [che però, per semplicità chiamerò Trail del Tartufo] che si sarebbe svolto in una località a circa 100 km da casa mia.
Apro una breve parentesi. Io non viaggio mai da sola e spesso, guidando, mi perdo anche nella mia città, Ho deciso comunque di fare questo piccolo - grandissimo - spostamento pur da sola, per arrivare in un posto dove mi aspettava una corsa di 50 chilometri che si sarebbe rivelata anche molto faticosa.
Sono partita il sabato per provare anche l'esperienza di dormire in palestra (nei trail spesso la città che ospita mette a disposizione dei luoghi per poter dormire, avendo il sacco a pelo a con sé).
Sono arrivata a destinazione alle 15.00 circa e un mio amico Marco Melchiorri, ultramaratoneta conosciuto all'Abbots’ Way, mi viene incontro a Fornovo e mi farà compagnia nei due giorni a seguire. Lui è lì, perché è la sua società ad organizzare il trail e starà a lui fare la “scopa” della 28 km.
Si troverà in una situazione molto difficile di cui io non voglio parlare qui, se non per dire che sono rimasta colpita profondamente colpita dal triste evento [Laura si riferisce all’improvviso malore di uno dei runner, impegnato nella gara corta e deceduto poco dopo, malgrado i primi soccorsi prontamente ricevuti - ndr].
Il programma di sabato prevedeva un briefing e si è iniziato cosi ad entrare in una bellissima atmosfera. Ho continuato la serata a cena con amici e, per finire, a dormire in una condizione non comodissima ma divertente.
Quando Io e Marco arriviamo nel dormitorio che è stato allestito per i runner le luci sono già spente ed io mi trovo a dover trattenere le risate per non disturbare gli altri che dormivano: ma era veramente una situazione comica, al buio ho cercato di sistemarmi brandina e sacco a pelo, zaino e tutte le mie cose.
La mattina dopo sveglia alle 6.30 e, finalmente, inizio a vedere le facce dei miei colleghi runner.
È bellissimo!
Ci siamo presentati, abbiamo scattato qualche foto, ci siamo dati una sistemata e via alla partenza.
Adoro queste momenti che pure fanno parte della corsa.
Il Trail del Tartufo sarà più duro di quello che credevo: il fango, la salita e i chilometri (50!).
Al 20° km si poteva decidere estemporaneamente se fare la 28 o la 50 km: io avrei tanto voluto ritirarmi.
Ma mentre ero ferma al ristoro e decidevo cosa fare, ecco che arriva il mio carissimo amico Giulio Bottone, anche lui come Melchiorre grande ultramaratoneta: sarà lui a darmi lo stimolo per fare la 50 km e sempre lui mi condurrà quasi alla fine della gara e mi farà tenere un passo adatto al chilometraggio che ci aspettava, dandomi suggerimenti per tutto il percorso.
E’ stato un grande e lo ringrazio. Sono sicura che, se avessi fatto la 28 km, avrei avuto il rimorso fino al prossimo anno.
Sono uscita da questo gara distrutta, ma - come sempre - felice e soddisfatta.
Il percorso meritava la fatica che ho fatto; l'organizzazione era ottima e le persone - come sempre nei trail - molto ospitali.
Alla fine, una doccia, il pranzo, qualche chiacchiera a tavola e comincio a pensare, con una certa preoccupazione: “... devo tornare a casa, ho le gambe di marmo e devo anche guidare”.
Tirando un bilancio finale, posso dire che sono uscita da questa avventura fiera di me stessa: ho superato i miei piccoli limiti e sono tornata a casa sana e salva; ho fatto 50 km e avrei tanto voluto ritirarmi, ho avuto anche una buona posizione in classifica...
Direi che, per questa volta, mi posso accontentare.
Le foto che corredano il racconto provengono dal profilo Facebook di Laura Ricci.
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