
Bastano pochissime centinaia di metri che subito ci si trova a salire su di uno sterrato che arriverà a costeggiare Castelbrando, il famoso castello di Cison di Valmarino. Sterrato, sentiero, pietre e qualche tratto bagnato ma niente di strano. Verso il 5° km, però, le cose sono cambiate di colpo e dopo una breve discesa davvero molto ripida tutto é diventato più tecnico e con la pioggia che nel frattempo aveva ricominciato a scendere copiosa. Fatica, tantissima fatica anche se il peggio era ancora distante e quindi non ci restava che andare su in un sentiero tanto impegnativo quanto meraviglioso. Arrivati poco sotto Praderadego 910 metri slm leggera discesa verso destra quasi ad illudere ma 200 metri dopo ecco l' inizio del sentiero che porta al Col de Moi e qui... l'inferno!
Man mano che si proseguiva la pioggia aumentava di intensità e il fondo scivoloso richiedeva attenzione mentre si stava per giungere al punto più impegnativo dell' intero tracciato. Proprio dopo aver iniziato ad affrontare la salita che porta alla cima, Michele ha iniziato ad avere dei momenti di sconforto ma l'ho tranquillizzato che una volta raggiunto il punto più alto poi le cose sarebbero cambiate di sicuro.
Confermo però che la situazione non era affatto facile soprattutto nella zona esposta anche perché oltre alla pioggia abbiamo anche dovuto fare i conti che il vento che aumentava sempre di più. Avanzando, Michele ha continuato a subire una crisi dovuta alla fatica e molto probabilmente al calo di zuccheri, ma il problema maggiore era dato dalle condizioni climatiche dato che eravamo stati investiti dalle nuvole basse, fredde e umide e da delle vere e proprie raffiche di vento che mi stavano davvero preoccupando. Per cercare di recuperare, Michele continuava a fermarsi facendo delle soste ma in quelle condizioni si rischiava di prendere una botta di freddo e, quindi, di peggiorare le cose e così, a malincuore, ho dovuto spronarlo in modo molto deciso perché le cose erano 2: o si saliva sulla cima arrivando così a poter riprendere la corsa verso valle oppure restava solo il ritiro!

Sono stati km in vistosa salita, costeggiando il castello di Cison per poi trovarsi in un sentiero abbastanza largo e in mezzo al bosco umido con cascate rumoreggianti seguendo le indicazioni per il 1028a. Successivamente è stato tutto un altalenarsi di falsi piani e salite, dove a tratti il punto di appoggio dei piedi era esiguo, a volte sassoso e spesso scivoloso, molto fango e pioggia battente. L'umidità era la costante: sui capelli incollati al viso, per il sudore che appiccicava la maglia, per il ticchettio sulle foglie e il fango che saltava dalle scarpe, il rumore dei torrenti da passare in uno scalpiccìo silenzioso. Il punto che mi è piaciuto di più è stato il passaggio in un bosco con dei grandi castagni dove le nuvole basse avevano creato una sorta di nebbiolina lieve.
Continuando così fino alla fine, dopo alcune discese erbose in prossimità delle vecchie case di Valmareno, sono sbucata per un breve tratto sulla strada asfaltata che mi ha portato all'arrivo, dalla parte opposta da dove ero partita. In questa occasione ho pure provato nuove scarpe da trail, comperate ieri (La Sportiva modello Raptor), che devo dire mi hanno dato non poca sicurezza nelle discese più tecniche proteggendo bene il piede e tendo ben salda la caviglia.