Si fa tanto di parlare della solidarietà e del fair play sportivo che dovrebbero fare da contraltare alla "cattiveria" agonistica, in cui la lezione mai detta esplicitamente - ma sottesa - é quella espressa dalla frase impietosa "Mors tua, vita mea".
E su questi temi sono infinite e tormentose le polemiche tra wuelli che vorrebbero uno sport "cattivo", all'ultimo sangue, e quelli che invece - almeno, a parole - predicano a favore del fair play e della solidarietà tra atleti, qualità che potrebbero suggerire a colui che conduce una gara podistica di fermarsi per soccorrere il compagno di gara con cui sta duellando in difficoltà, o viceversa.
E' quello che è successo in occasione della 28^ edizione della Maratonina di Pistoia, in cui l'atleta alla testa della corsa è stata sorpresa da crampi proprio in prossimità del traguardo e l'atleta che la seguiva dapresso ha deliberatamente rallentato la sua andatura per consentire alla sua avversaria in difficoltà di tagliare il traguardo, dal momento che in un'ottica di fair play si meritava la vittoria, anziché sferrare il suo attacco proditorio che sarebbe stato come quel colpo di spada sferrato da un soldato al condottiero Francesco Ferrucci, già a terra morente per un'altra ferita e che gli fece dire: "Vile, tu uccidi un uomo morto!"
È successo domenica scorsa a Pistoia. Protagonista del bellissimo gesto di solidarietà la podista keniana Chebitok, che ha regalato gara (e premio) alla ruandese Mukasakindi
La solidarietà è un'utopia nello sport agonistico. Soprattutto nelle discipline individuali, dove si gareggia contro e non con gli altri. Il fair play è un po' come una "trasgressione", rara e dunque degna di essere raccontata. Come quella di domenica scorsa alla 28ª edizione della Maratonina di Pistoia. Protagoniste del gesto "bianco", due podiste nere: la ruandese Claudette Mukasakindi dell'Atletica 2005 e la keniana Ruth Chebitok, dell'Athletic Terni.
A pochi decine di metri dal traguardo Claudette viene colta da improvvisi e fortissimi crampi che letteralmente le bloccano polpacci e cosce. Ruth, di poco distanziata, potrebbe agevolmente superarla sul filo di lana e intascare così il primo premio di 400 euro. Ma decide di fermarsi e di aspettare che l'avversaria vinca. "È un gesto di grande importanza proprio in virtù dell'aspetto economico", ha detto Luciano Giovannini, uno degli organizzatori. "Nel movimento di soldi non ne girano molti, e anche solo un centinaio di euro in più avrebbero potuto fare comodo, invece...". "Purtroppo non ci siamo resi conto subito di ciò che è avvenuto", ha precisato con rammarico Giovannini, "sembravano entrambe sofferenti, hanno fatto fatica a salire sul podio, e così non abbiamo assegnato il primo premio ex aequo. Ma farlo a posteriori non avrebbe avuto lo stesso impatto".
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Maratona: ha i crampi sul traguardo, la seconda aspetta e la lascia vincere
La solidarietà è un'utopia nello sport agonistico. Soprattutto nelle discipline individuali, dove si gareggia contro e non con gli altri. Il fair play è un po' come una "trasgressione", rara e ...
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