Teresa Ferro, runner e trailer palermitana, ci ha mandato questo racconto nel quale la possiamo seguire in un suo allenamento nella "Valle del Porco" che è un percorso molto antico che consente l'ascesa a Monte Pellegrino dal suo versante Sud. L'avvio del sentiero che sale a rapida serpentina su per un valloccendo che rapidamente si fa stretto e contornato da pareti di roccia incombente e fittamente popolata dalla vegetazione, è subito dietro le ex-Stalle borboniche all'interno del Parco della Favorita. Un tempo questo percorso era molto seguito dai devoti di Santa Rosalia che facevano il pellegrinaggio sino alla Grotta delle reliquie, partendo dalla zona di Sferracavallo, Isola delle Femmine, Capaci, etc.: a testimonianza del fatto che questo sentiero fosse un percorso devozionale, vi sono tracce - a circa metà strada del sentiero della Valle del Porco - di una cappelletta votiva.
Rimane un mistero il perchè questo vallone, unico accesso agevole a Monte Pellegrino sul suo versante sud, assime alla cosiddetta "variante Viller", abbia ricevuto questo toponimo: forse in relazione ad una preesistente popolazione autoctona di cinghiali, oggi del tutto scomparsa.
L'allenamento di Teresa Ferro è stato fatto in funzione della 3^ tappa del Circuito Ecotrail Sicilia 2012, che avrà come teatro Monte Pellegrino (Ecotrail di Monte Pellegrino) e che si svolgerà il prossimo 1° aprile.
Ed ecco il racconto di Teresa Ferro.
(Teresa Ferro) Ci pensavo da un po' di giorni... come se si trattasse di un dolcetto da scartare e gustare golosamente e quasi totalmente incondiviso con gli amici di campo. Il "dolcetto" l'ho scartato domenica scorsa (l'11 marzo), percorrendo sentieri su sentieri, risalendo la nota "Valle del Porco", e arrivando - attraverso diverse tappe - al Santuario e alle "antenne" [sul punto sommitale di Monte Pellegrino]: in altre parole ho pressappoco simulato il trail che si svolgerà a Monte Pellegrino il 1° aprile.
La giornata, fin dal primo mattino, si preannunziò fredda e ventosa, bastava alzare lo sguardo al cielo, per provare un senso di oppressione...non era un rincorrersi di nuvole, ma un basso strato di cumuli...
Stavo per desistere quando dentro di me è scattata una molla, quella molla magica che ben conoscono i miei amici podisti e trailer...
Ma andiamo con ordine: il mio compagno d'avventura, Benedetto Tortora conosceva fino ad un certo punto il percorso da fare.
Nella edizione scorsa, era rimasto vittima di un grave infortunio, per cui non era più riuscito a terminare la competizione; di conseguenza, c'era una parte del trail a lui sconosciuta. Così, ci siamo affidati in parte ai suoi ricordi ed in parte al nostro intuito. E così, fatte alcune foto lungo il noto sentiero nel Parco della Favorita, ci siamo diretti verso le ex-Scuderie reali, luogo di partenza del trail di Monte Pellegrino.
Lungo la salita della "montagnola" abbiamo incrociato un amico che la discendeva, stupito di incontrarmi e ancor più per il mio passo morbido, la tracolla, e la fotocamera digitale, quasi fossi una turista impegnata in una walk e non la Teresa sempre di corsa e un po' matta!
Da quel momento in poi, io e Benni ci siamo impegnati a risalire e ancora risalire, in silenzio, l'aria era fredda e tagliente, i nostri fiati condensati.
Cercavo di memorizzare quanto più possibile: impresa un po' difficile, distratta come sono.
Ancora qualche foto e di nuovo in marcia. Un silenzio avvolgente, rotto di tanto in tanto da una gazza. Un'antico e breve cunicolo segna l'inizio della Valle del Porco, così chiamata perché probabilmente in epoche molto lontane, vi trovavano rifugio i cinghiali.
La Valle è caratterizzata da pianori percorribili e da scoscese ripidissime.
I costoni scoscesi ospitano specie floreali quali il fico d’india, l'erba perla, il cappero, il cavolo rupestre...
C'erano dei tratti talmente ripidi, in cui i massi resi scivolosi dalla ioggia e dal fango impedivano un'arrampicata sciolta: qui il buon Benni doveva tendermi una mano. Ancora qualche pausa per le foto e, alla fine, avendo risalito tutta la valle del porco, ci siamo ritrovati in un boschetto di eucapipti impiantati al posto dei pini di cui restano solo pochissimi esemplari. Ombreggiato dall epiante del boschetto, vi si trova il cosiddetto "Gorgo di s. Rosalia", un grazioso stagno naturale di forma circolare, ricco di fauna anfibia e un tempo luogo di sosta di specie alate migratorie.
Il Gorgo è ciò che rimane di un antichissimo specchio d'acqua sorgiva che dalla grotta del Santuario scorreva verso l'esterno.
Oggi la storia del Gorgo è poco conosciuta. Ma è un luogo che ha avuto tra gli studiosi una sua fama: intorno agli anni '50, un grande zoologo americano Hutchinson, trovandosi a Palermo fece un'escursione sul monte per visitare il santuario di Santa Rosalia: e, dentro lo stagno, trovò gli insetti che gli mancavano per provare la sua grande teoria sulla biologia evoluzionista e che, altrove, aveva cercato invano. Tornato in America espose la sua teoria in uno storico articolo intitolato: "Omaggio a Santa Rosalia e del perché esistono tante specie di piante ed animali": con questo scritto era nato il concetto di biodiversità.
Il Monte Pellegrino dal 1996 è una Riserva Naturale Orientata, nata proprio per difendere la biodiversità. La riserva ospita 1000 specie di piante tra cui 25 orchidee, la metà delle specie di mammiferi presenti in Sicilia e molti rettili, uccelli migratori e nidificanti di eccezionale importanza.
La grotta di Santa Rosalia è stata fin dall'antichità nota per la presenza d'acqua.
Poi l'acqua raccogliendosi dentro una grande falda acquifera, diede origine al “Gorgo” unica risorsa d'acqua sul monte.
Lasciato il Gorgo alle nostre spalle, ci siamo diretti verso il Santuario e da qui, scendendo lungo la strada comunale, ad un certo punto, abbiamo deviato a sinistra, in direzione di un sentiero in salita, piuttosto ampio, che andava via via restringendosi sempre più, fino a diventare un sentierino fangoso.
Tutt'attorno un meraviglioso bosco umido e odoroso.
Abbiamo percorso per un tempo interminabile il sentiero in salita, tortuoso come le anse di un fiumiciattolo.
A seconda del punto in cui ci trovavamo si scorgeva in lontananza il mare: un'incantevole visione azzurra, a tratti sfocata.
Con un pizzico di ansia, desideravo scorgere le "antenne", il che significava essere arrivati sulla strada., ma - in realtà - avevamo ancora tanto da percorrere.
Osservavo l'erba verde brillante, bagnata di pioggia, arbusti di alloro, lecci, lentisco.... ed ecco, ad un tratto, lassù le Antenne! Abbiamo tirato un sospiro di sollievo e ci siamo fermati a riprendere fiatoper poi rimetterci in cammino, discendendo a passo svelto e per brevi tratti corricchiando, lungo il sentiero "medioevale".
A questo punto, il cielo minacciava pioggia, ma l'abbiamo miracolosamente scampata.
Sono rientrata a casa stanca, ma felice di aver potuto gustare il dolcino non riuscito perfettamente bene...ma egualmente buono!