L'impresa di Battista Marchesi detto "Tista", "Nove mesi di corsa: 19.100 Km", continua e, grazie alla settimanale presenza di Vitaliano Grassi (detto dagli amici e da chi lo conosce "Diavolo Rosso") siamo arrivati al terzo capitolo della saga (20 marzo 2012). Il titolo della puntata odierna è "Battista perde i guanti ma non la testa". Grazie a Diavolo Rosso per avermi fatto ricordare del Canto delle Mondine da lui citato e per avermi indotto a fare una ricerca nella Biblioteca di babele di Internet.
(Viataliano "Diavolo Rosso" Grassi) "Se otto ore vi sembrano poche, provate voi a lavorare": si tratta di una canzone del 1906 che cantavano le mondine e che Tista ha voluto rielaborarne il testo: “Se undici ore vi sembrano poche, provate voi a camminar".
Lo pensa ma non lo dice a gran voce, credo non sarebbe compreso.
Lui fa persino gli straordinari, il suo contratto a tempo determinato che dura solo nove mesi, è un precario anche lui come tanti, ma lui non desidera “un posto fisso” vuole sempre cambiare. Non ama fare i turni fissi, quando apre gli occhi al mattino si alza e quest'anno “non tiene neppure la sveglia,” è troppo disturbante, non deve sentirsi obbligato, preferisce adeguarsi alle sue sensazioni.
Sono le 2,40, dopo una colazione a base di latte, muesli, miele e marmellata , è pronto per partire. C'è un freddaccio che arriva dalle montagne appena innevate che inviterebbe a rientrare sotto le coperte; uno sguardo al lago liscio come l'olio e alle barche ancorate al porto che dormono ancora e ...via, si inizia la giornata.
Forse non è del tutto sveglio: ha indossato i calzini dalla parte sbagliata, e li ha indossati sulle mani come prevede il "Manuale delle giovani marmotte" nel caso ci si trovi senza guanti con il freddo da affrontare. Si, non è certo una stravaganza, lui afferma di trovarsi a suo agio, e quando ritroverà i suoi guanti perduti assicura, ne farà volentieri a meno.
Solo dopo alcune ore Tista riuscirà, oltre che a scaldarsi per lo splendido sole, anche ad asciugarsi delle quattro ore di acqua che, ieri, un violento temporale ha voluto scaricargli addosso.
Oggi la meta,per la terza volta, sarà il lago di Endine, situato in Val Cavallina con le sue rive di quattordici chilometri che racchiudono le sue acque quasi limpide e dal caratteristico colore verde scuro.
Peccato,fossimo stati in inverno,avremmo visto sulla spessa crosta di ghiaccio che si forma su queste acque, scorazzare ciclisti, pattinatori e altri mezzi inimmaginabili, nonostante il divieto imposto per motivi di sicurezza.
Arrivare a Endine non è facilissimo, la strada statale è molto trafficata ed in alcuni tratti molto stretta e pericolosa.
Si deve affrontare una salita impegnativa che da Lovere conduce a Sovere, non è certo un problema per lui che trova sempre delle scorciatoie , come lo sterrato a ridosso della Valle del Freddo, oltre al quale si costeggia uno specchio di acqua lungo 200 metri e largo 100, il lago di Gaiano, famoso per la pesca del Luccio.
A Monasterolo un incontro: Lazzarini, un amico di vecchia data che sta correndo trafelato ma trova un attimo per fermarsi per stringergli la mano e poi, di nuovo, ognuno per la propria strada.
Dieci minuti dopo, Tista assorto nei suoi pensieri, si risveglia, strabuzza gli occhi nel vedere sulla strada in un parcheggio, una vecchietta seduta sulla sedia che tranquillamente fa la calza al sole. “Cosa ci fa sulla strada tutta sola?", le chiede accoratamente il Tista.
E' stato come accendere un cerino: “Mi chiamo Pierina Gardoni ed ho settantasette anni, mi sono sposata due volte me ne sto in strada perché vedendo la gente che passa non mi sento sola".
Alla parvenza sembra molto arzilla e alquanto loquace, al punto che dobbiamo frenarla, ci sta raccontando la sua vita. Purtroppo non c'è il tempo, dobbiamo lasciarla dopo pochi minuti, ma lei non se ne cura, continua a raccontare, speriamo che altri si fermino, per sentire la fine della sua storia.
Tista riparte in fretta e con la voglia di cantare, ma che fa?Al posto di sbuffare, canta. Si, canta per un minuto e non di più, canta una vecchia canzone della mamma, forse inconsapevolmente la vuole ancora con sé, quella mamma che non solo lo ha messo al mondo ma che lo incita e gli dà la forza di non fermarsi mai.
La barriera. Non conosce la barriera corallina, conosce solo la barriera dei mille chilometri che ormai ha superato, è contento perché dice: almeno a questi non ci penso più.
Vuole condividere la sua soddisfazione con Mario Maccabelli della Edilmac di Gorle, colui che economicamente sostiene parte di questa impresa.
Ringrazierò anche tutti gli altri replica Tista, ringraziare uno alla volta mi fa sentire più vicino a chi crede in me.
Finalmente è finita per oggi, è andata come si usa dire.“Allora vai pure a riposare, insisto io a bassa voce” - risponde Marchesi col solito totemico sorriso: “Io riposo anche quando cammino”. Un abbraccio e poi scompare: è giunta l'ora che rimanga tutto solo.
Lovere, Diavolo Rosso (20.03.2012).
Nel videoclip che segue vi è una delle tante eseczioni del Canto di lotta delle Mondineu, di autore anonimo, nato nel 1906, quando il deputato socialista Conoglio, presenta alle Camere il progetto di legge per ridurre a otto ore la giornata lavorativa.
le otto ore lavorative rappresentavano il cardine delle rivendicazioni del movimento operaio e contadino proclamate dalla prima e seconda internazionale.
Il riferimento alla Russia è riferito alla Rivoluzione del 1905, ma la canzone diventa popolarissima durante le grandi lotte del biennio rosso.
Se otto ore vi sembran poche,
provate voi a lavorare
e troverete la differenza
di lavorar e di comandar.
E noi faremo come la Russia
noi squilleremo il campanel,
falce e martel,
e squilleremo il campanello
falce e martello trionferà.
E noi faremo come la Russia
chi non lavora non mangerà;
e quei vigliacchi di quei signori
andranno loro a lavorar.
(fonti: www.ildeposito.org ; www.wikisource.org)
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