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2 novembre 2011 3 02 /11 /novembre /2011 07:39

overtraining-injury3.jpgL'overtraining (super- o sovra-allenamento, in Italiano) è in agguato e, in maniera insidiosa, può colpire - senza che se ne rendano conto tutti quegli atleti - agonisti e non - che si impegnano quotidianamente in allenamenti particolarmente pesanti (citiamo a titolo di esempio i triathleti oppure gli ultramaratoneti).

Cosa si intende per overtraining? Si tratta sicuramente di una patologia somatica e psichica da mancato adattamento allo stress e da eaurimento delle risorse fisiologiche e mentali.

Ma prendiamo a prestito la definizione di Marco Siffi, al cui articolo si rimanda, per una lettura più approfondita).

L'overtraining è uno squilibrio dell'allenamento che si verifica quando l'attività fisica praticata è troppo intensa, tanto che l'organismo non riesce, nei tempi di recupero, a eliminare la fatica accumulata. Questo squilibrio adattativo, conosciuto anche come sovrallenamento, provoca un continuo stato di stress psicofisico, che culmina nella staleness syndrome (rifiuto di allenarsi), danneggiando le prestazioni atletiche e rendendo più vulnerabile l'organismo a eventuali infezioni. E'possibile ritenere che un atleta incapace di recupero completo entro le 72 ore dall'impegno fisico massimale sia affetto da sindrome da sovrallenamento. L'overtaining è un fenomeno capace di colpire oltre il 65% degli atleti nel corso della loro carriera competitiva.

Quali ne sono i sintomi? 

Sempre secondo Marco Siffi, citando i più comuni, possiamo avere, da soli o in concomitanza, in costellazioni più complesse:

  • Performance ripetutamente scadenti non spiegabili;
  • Sensazione di affaticamento, dolori muscolari, depressione;
  • Aumentata vulnerabilità alle infezioni e disturbi gastrointestinali;
  • Disturbi del sonno e perdita di peso;
  • Lesioni da sovraccarico;
  • Aumento della frequenza cardiaca a riposo e della pressione arteriosa;
  • Variazioni dell'ematocrito;
  • Modificazioni del tasso di emoglobina;
  • Diminuzione del livello di testosterone;
  • Modificazione del rapporto testosterone/cortisolo a favore di quest'ultimo.
  • Si aggiungono anche le cosiddette "fratture da stress", particolarmente frequenti tra gli atleti e i militari, risultato di sollecitazioni meccaniche ripetute ed eccessive a livello dell'osso, nei runner di lunga lena essendo colpiti soprattutto il metatarsale e il tibiale (si veda l'articolo di D. S. Patel, N. Kapil, M. Rott, Fratture da stress: diagnosi, trattamento e prevenzione, in Minuti, 199, sett. 2011, XXXIV, (, pp. 5-17).

Di fronte ad una sintomatologia, sospettata da "overtraining", non si può nemmeno lontanamente ipotizzare di poter curare la parte ammalata, tralasciando il tutto.

Anche sulla base delle mie personali esperienze, ma anche attigendo dalle mie competenze di psichiatra e psicoterapeuta, ritengo che quando si verificano "incidenti" (che non sono mai semplici problemi meccanici o "guasti" del motore), bisogna essere capaci di vedere "oltre" il "sintomo" e cercare di capire (e accettare) che, se qualcosa non va nella macchina, ciò dipende dal "guidatore" che è in difficoltà o sovraffaticato (overtrained) e ha bisogno di tempi di recupero più lunghi o di uno stacco o di un disambientamento da uno schema di vita divenuto troppo rigido.
Quando si usavano i cavalli come mezzo di comunicazione veloce (oltre all'ordinario servizio postale lento, esisteva anche un sistema di trasporto rapido soprattutto per fare viaggiare dispacci militari ed editti di re e governanti), gli animali lanciati al galoppo potevano reggere per un numero limitato di chilometri, dopo i quali - per mantenere la media dello spostamento - occorreva cambiare cavalcatura in un'apposita stazione di posta e ripartire con un cavallo fresco, ben pasciuto e riposato adeguatamente.
Nelle gare di endurance a cavallo, una delle regole-base impone al cavaliere di controllare periodicamente la frequenza cardiaca del proprio cavallo (a mezzo di fonendoscopio): e quando la frequenza supera un certo range, la regola impone che il cavaliere scenda dalla sella e prosegua al passo, a piedi, accanto alla sua bestia sino a che le pulsazioni entrano nel range di accettabilità di tale parametro.
Il rischio, se non si segue tale procedura, è che il cavallo schianti a terra morto.
Per tornare a noi, bisogna saper leggere i segnali e saperli interpretare nel modo giusto e non cadere nella trappola di considerarli soltanto fastidiosi inconvenienti meccanici che con terapie mirate e locali possono essere rimossi.
Il disagio nel "guidatore", che è a monte, produrrà sempre nuovi sintomi limitanti o continuerà ad intensificare quello su cui cerchiamo di agire, inevitabilmente, in un gioco "simmetrico", potenzialmente senza fine oppure sino a quando non si verifchi una "rottura" di grave entità o invalidante.
Sino all'eventuale rottura.
Se si accetta la limitazione che il nostro corpo ci impone e si è capaci di fermarsi e di riconvertirsi transitoriamente ad attività più pacate e maggiormente "sostenibili", in quanto tengono conto del nuovo limite, il sintomo probabilmente - e anche abbastanza rapidamente svanirà, grazie anche alla cosiddetta vis sanatrix naturae, riportandoci ad una condizione di equilibrio dalla quale sarà possibile ripartire.

Il caso che segue che Pebbe Carella, triathleta e laureando in Scienze Motorie, ha postato nel Gruppo di discussione Facebook La resistenza mentale nelle ultramaratone e nell'endurance in genere è veramente paradigmatico.

Eccolo

 

Ovetraining: andata e ritorno dall'inferno

(Beppe Carella) Pratico triathlon a livello amatoriale (nuoto-bici-corsa) ma non mi sono mai cimentato nel tanto agognato Iron Man (3,8 km, 180 km, 42 km). Circa 7 anni fa mi sono imbattuto nel peggiore dei guai per un atleta. Tutto è cominciato con uno stiramento ad un tendine, stop forzato e tanto nervosismo. La voglia di riprendere e recuperare la forma persa mi mise letteralmente ko! Non me ne rendevo conto, mi allenavo sempre di più e mi sentivo sempre più teso e demotivato fino a quando alla fine di ogni allenamento avevo 40 °C di febbre. Un bel giorno non riuscivo ad alzarmi dal letto, non avevo forza nelle gambe con sensazione di migliaia di spilli nei muscoli e 35,2 °C di temperatura con costante presenza di fascicolazioni per tutto il corpo ( i muscoli si muovevano per conto loro). Dopo settimane di riposo forzato la situazione migliorava ed io riprendevo gli allenamenti. Punto e a capo, anzi i disturbi erano più forti. Girai medici, specialisti, fino a quando mi fu diagnosticata la spasmofilia e/o fibromialgia. Un direttore di un centro di medicina dello sport mi disse che dovevo veicolare la mia energia altrove e non alla disciplina sportiva che amavo tanto, mi suggerì di riprendere gli studi quando avevo 35 anni. Sicuramente c’era un interessamento fisico, biologico ma lo stato emotivo era fortemente coinvolto. Qualcuno ha definito tale situazione come disagio “somatopsichico”. Sospendere gli allenamenti per uno sportivo è come voler fermare un treno in corsa, tutta quella energia da qualche parte deve sfogarsi. Nel mio caso l’energia prodotta giornalmente anziché manifestarsi esternamente con le sedute di allenamento, implodeva con la mia angoscia. Erano passati diversi mesi senza allenarmi, dovevo ritornare ai banchi di scuola e non la presi bene la cosa ma stranamente fui sorpreso quando superai a pieni voti il test di ingresso al corso di laurea in scienze motorie.
Sono passati alcuni anni, mi sento benissimo, le fascicolazioni non le ho più da tempo, ho ripreso ad allenarmi, ho migliorato il mio stato di forma pre-infortunio e sto per laurearmi, manca solo la tesi (Motivazione ed aspetti psicologici per gli sport di endurance). Credo di aver vinto io.
Non sono un ultramaratoneta ma l’overtraining può colpire chiunque.

 

Aggiunge Beppe Carella, a conclusione delle sue riflessioni: Desidero che il mio contributo possa essere condiviso affinchè possa essere evitata la mia odissea qualora si presentassero i sintomi da parte di qualcuno. L'overtraining è subdolo, non bussa alla porta e non si presenta come uno stiramento o strappo muscolare. Può comparire anche dopo alcuni giorni da un evento e/o periodo di carico estremo. L'abbassamento delle mie capacità fisiche mi mise nella condizione di "subire" stress di poco conto: alzarmi dal letto per andare al lavoro, rispondere al telefono che squilla, vedere un film d'azione, organizzare la giornata e perfino osservare la gente che attivamente ed energicamente lavorava.

Vedevo la mia vita dietro un vetro opaco e per fare cose semplici dovevo ripetere mentalmente ogni passaggio (chiamo l'ascensore, apro la porta, chiudo la porta, quale piano?, l'ascensore si muove, ... e coì via).

E' stata davvero dura...

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commenti

D
Ho sempre praticato ad attività fisica quali corsa ed atletica. A Dicembre mi sono iscritta in palestra ed ho iniziato ad allenarmi con dei sovraccarichi, utilizzando pesi medio alti. Dopo un solo mese ho notato un decremento della massa muscolare ed ho iniziato a soffrire di insonnia. Ho iniziato ad accusare disturbi dell’umore e avevo molto spesso la nausea. Non pensavo e non potevo immaginare in alcun modo che la causa potesse essere l’attività fisica. Premetto che mi allenavo 3 o 4 volte a settimana per ca due ore. Nei giorni di stop ero comunque solita fare un’attività cardio. Mi recavo in palestra al termine della giornata lavorativa, ed ero già parecchio stressata per problematiche familiari. La palestra era il mio unico sfogo, in quel momento. Devo anche aggiungere che l’alimentazione non era delle migliori (sicuramente ipocalorica) e che non assumevo alcun tipo di integratore. Adesso sono ferma da Marzo, quando a seguito di un allenamento ho riportato una sorta di lesione muscolare al gluteo. Al momento non assumo integratori né altro. Cerco di riposarmi il più possibile e di mangiare correttamente (sono seguita da una nutrizionista). Però i mesi passano e io non noto miglioramenti… qualche consiglio? Grazie mille.
Rispondi
D
Buongiorno, ho letto l'articolo e non posso che dirmi nella medesima situazione. Ci ho messo qualche mese per capire cosa stava succedendo al mio corpo, purtroppo. Sono ferma da Marzo, totalmente da Aprile. Adesso se posso evitare di camminare, lo faccio. Un giorno mi sembra che vada meglio, il successivo l'infiammazione alle gambe e le fascicolazioni tornano. Sono stata da diversi medici, ma purtroppo nessuno ha saputo aiutarmi. Ho 22 <br /> anni e non so piú dove sbattere la testa, mi potete dire per quanto ancora ne avró, piú o meno? Ho perso tantissima massa muscolare e ho dolori alle gambe molto forti. L'insonnia e la depressione sono state curate, ma so che il percorso è ancora lungo. Prima o poi il mio corpo tornerá come prima? Anche se quello che piú conta al momento è la mia serenitá. Spero abbiate modo di rispondermi, grazie mille.
Rispondi
U
Sì, ho letto. <br /> Non saprei cosa dirti di tecnico.<br /> Piuttosto delle considerazioni che rasentano la filosofia pratica.<br /> Alla luce della tua esperienza, si potrebbe pensare che ti sei sottoposta a carichi di lavoro eccessivi (troppo concentrati) senza un adeguato supporto calorico e proteico.<br /> Con la concomitanza di altri fattori (come tu stessa riconosci) non sei più riuscito ad adattarti allo stress e il tuo corpo ha reagito in maniera contraria.<br /> Secondo me, bisogna seguire la natura. Ascoltare i segnali del corpo. Nutrirsi in modo adeguato, poichè quando si fa sport è la persona che lo pratica il primo e peggior nemico di se stesso.<br /> Soprattutto, bisogna smetterla di essere assillati dal pensiero di voler recuperare a tutti i costi (ti parlo per esperienza personale e diretta):<br /> Solo quando ci arrende e si entra nell'ottica che il meno è il meglio, solo allora il tuo cervello smette di mandare segnali negativi alla periferia e solo a questo punto ci si avvia verso la strada della guarigione che significa anche imparare a fare i conti con i propri limiti e a rispettare il proprio corpo.<br /> Spero che questa mia risposta possa esserti utile.<br /> Torna a scrivermi quando di pare, eventualmente anche - se vuoi - al mio indirizzo di posta elettronica che è maurcrispi@gmail.com.<br /> Oppure se vuoi puoi contattarmi su Facebook, come Maurizio Crispi.<br /> <br /> Ciao
D
Ho risposto in alto :)
U
Cosa ti è successo esattamente?

Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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            Elena Cifali   Eleonora Suizzo
   
   
   
   
   
   

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