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4 dicembre 2011 7 04 /12 /dicembre /2011 00:02

UBM-67.jpgI bike messenger (o, per l'esattezza, Urban Bike Messenger) sono delle creature quasi "mitologiche", metà uomo e metà bicicletta, che da anni sfrecciano per le strade di tutto il mondo, destreggiandosi tra i palazzi e il traffico cittadino macinando chilometri nella giungla urbana, lottando nello smog e nelle nuvole invisibili di gas di scarico e di polveri sottili e, in sostanza, svolgendo il lavoro del corriere espresso, ma "bici-montato". I Bike messenger hanno cominciato ad operare nelle aree metropolitane degli USA (Chicago, New York, San Francisco, Los Angelee) e, dopo qualche anno sono arrivati anche in Europa e in Italia. Adesso operano in molte città italiane, di cui l'antesignana è stata Milano. Il servizio di Bike messenger è arrivato anche a Palermo con Cicloop.

Quello del bike messenger è un lavoro già - di per sé - affascinante che può trovare adepti tra coloro che amano la bicicletta e che, così, trovano la possibilità di coniugare un'attività lavorativa con la possibilità di fare ciò che piace.

Di recente è uscito un volume che in cui Roberto Peia, ex-giornalista, racconta la sua esperienza personale di BM e quella del movimento degli Urban Bike Messenger a Milano, di cui è stato un "padre" fondatore e pioniere.

Tutta-mia-la-citta-192x300.jpgSi tratta di "Tutta mia la città – Diario di un bike messenger” (Edizioni Ediciclo, 2011). Il volume, accanto al racconto di consegne e pedalate nel traffico urbano, riporta altre storie di luoghi e di personaggi della Milano a pedali: dal Vigorelli che non c’è più, alle ciclabili che non ci sono mai state; dai Tetes de Bois ai Talking Heads; dal pavè alle bici rubate… Ci si può fare un’idea del libro ascoltandone dei brani sul podcast di Fahrenheit , la storica trasmissione sui libri di Rai Radio 3.
Dal risguardo di copertina. Il primo servizio di consegne in bicicletta è milanese. Gli Urban Bike Messenger, messaggeri urbani a pedali, oggi hanno il volto di Roberto Peia, ex giornalista ora devoto alle due ruote e al suo uso metropolitano come mezzo per una mobilità alternativa ecosostenibile e silenziosa. Dopo due anni e mezzo di consegne, con alle spalle la certezza di un lavoro che è ormai garantito e apprezzato da molte aziende, l'autore ci racconta la sua esperienza a cominciare dalle corse pazze per la città, gli incontri e gli scontri; riesce così a raccontare da un punto di vista inedito, luoghi e persone, fatti di cronaca e a intrappolare nei raggi della sua bicicletta i mille volti di una Milano che è per definizione in continuo movimento. Il suo è uno stile meticcio, forgiato dalla strada, che va dal resoconto giornalistico alla narrazione pura, con un tono a volte arrabbiato a volte sognante, che fa restare il lettore attaccato alla terra per volare con la mente. La prefazione al voume è di Chris Carlsson, padre fondatore della "Critical Mass".

Il messaggeroUna lettura indispensabile da accoppiare al bel libro di Peia è Il messaggero. Come è nata la Massa critica, scritto dall'americano Travis H. Culley  (Garzanti editore 2004, tuttora in catalogo per chi osse interessato) che racconta la storia dei Bike Messenger USA e di come il loro movimento si è intrecciato con lo svilupparsi di quello della Critical Mass".
E' un libro di grande valore, perché - "dall'interno" e utilizzando il vertice di osservazione d'un bike-messenger in una delle più grandi metropoli americane (Chicago)- analizza lo strapotere del trasporto meccanizzato su gomma nelle grandi città (americane, prima, e del mondo poi) che - per volere delle grandi aziende automobilistiche - ha preso il dominio su altre modalità di gestione del movimento più economiche, più a misura d'uomo e, in definitiva, più sostenibili. Culley, in modo appassionante, nel mostrarci lo strapotere dell'auto sull'uomo, illustra quanto l'utilizzo della bici nelle città possa tradursi in un gesto autenticamente anarchico e liberatorio rispetto al vincolo delle regole economiche. Nelle grandi città americane, i bike-messenger sono stati la punta emergente del cosiddetto movimento della "massa critica" che ha cercato (e sta cercando tuttora) di condizionare le scelte degli amministratori locali, orientandole verso un ritorno all'urbanizzazione a misura d'uomo, all'idea di luoghi di lavoro raggiungibili con le proprie forze, di città fruibili a piedi o in bici, con l'effetto di una loro ripopolazione e della bonificazione dei ghetti e delle ex-aree industriali, oggi in uno stato di degrado e abbandono. Il movimento della "massa critica" - fatto di cittadini che vogliono essere dei semplici "pendolari" della bici oppure suoi fruitori "per diletto" negli spazi urbani - dimostra, con l'effetto moltiplicatore della massa di ciclisti che si radunano e che assieme e pacificamente, si muovono lungo le strade cittadine, il teorema secondo cui le vie e gli spazi urbani devono essere di tutti, non disegnati solo per le automobili fatte per trasportare singoli individui, il più delle volte arroganti. Il racconto di Culley offre una panoramica sulla storia delle origini del movimento della "massa critica" e dell'attivazione delle coscienze sul tema della necessità di svincolo dal nefasto dominio delle auto, ma anche un'interessante sintesi dei motivi per cui le città sono divenute ciò che sono.
Scheda del libro. Travis Hugh Culley guarda il mondo da una bicicletta lanciata a tutta velocità attraverso le strade della metropoli. Consegna pacchi e buste girando dai ricchi palazzi del centro alle fabbriche e ai capannoni delle periferie. Il suo è un punto di vista insolito, ma utilissimo per capire i meccanismi che governano la vita metropolitana: schemi di comportamento che non riusciamo più a vedere. Così Travis Hugh Culley non racconta solo il piccolo mondo di cui ha fatto parte, quello dei "bike messengers", ma osserva anche con sguardo lucido e spietato i flussi delle nostre città, e ci offre qualche consiglio per renderle più ospitali per gli uomini e le donne che le abitano. Da questa esperienza è nato il movimento Massa Critica.

 

Vedi anche il seguente articolo

I corrieri ecologici invadono Milano

 

Ed anche questo video, sull'esperienza "Ecopony" a Firenze

 

 


 
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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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