Noi podisti siamo maestri nel gestire le emergenze intestinali...
Per quanto si possa essere previdenti... succede spesso che appena usciti di casa, nei momenti più impensati, o anche nel corso di una gara di lunga gara si sia colti da un irressistibile bisogno evacuatorio...
Utilizzeremo nelle righe che seguono il termine neutro di "evacuazione", onde evitare biasimo da parte di chi dovesse sentirsi oltraggiato da più ruvide parole.
Peraltro "evacuazione" è un termine appropriato, perchè evoca immediatamente situazione in cui si deve provvedere alla mobilitazione di grandi masse di cittadini, nella minaccia o a seguito di una calamità naturale oppure alla rapida ritirata di truppe minacciate da una impetuosa manovra a tenaglia messa in atto dall'esercito avversario...
E' una parola che, per tali ascendenze semantiche, indica sia l'urgenza di una determinata azione (che implichi uno "spostamento"), sia un'accurata pianificazione che preveda sempre - oltre ad un "Piano A", uno o molteplici "Piani B", da utilizzare duttilmente in funzione delle circostanze. Noi podisti, siamo diventati molto bravi a gestire le emergenze evacuative sia in termini di logistica, sia in termini di rapidità esecutiva.
In questo senso, siamo divenuti nel corso del tempo dei veri maestri del "Piano B".
Quindi, in un certo senso, si potrebbe dire che oltre che runner, siamo anche dei veri maestri dell'evacuazione in condizioni disagiate, forse addirittura più abili dei clochard che, spesso e volentieri, sono costretti - nelle loro consuetudini da viandanti - ad utilizzare gabinetti a cielo aperto.
Vanno presi in considerazione nell'esecutività evacuatoria due aspetti essenziali, che sono la logistica e i modi in cui disporre di facility e relativo comfort, per la messa in esecuzione del processo evacuativo in senso stretto.
Logistica. Va da sé che ognio podista identifica lungo i suoi percorsi abituali dei luoghi reconditi in cui infrattarsi in caso di necessità (vuoi che sia un cespuglio particolarmente folto, vuoi che sia un anfratto o un buco nel muro in cui infilarsi o un angolo oscuro in cui, specie di primo mattino, l'evacuatore è indistinguibile all'occhio dell'occasionale passante, perchè trovasi completamente immerso nelle tenebre, essendo per così dire "ombra tra le ombre").
Va da sé che alcune difficoltà non da poco possono insorgere lungo percorsi nuovi e mai precedentemente testati: in questi casi, ai primi segnali di emergenza occorrono rapidità decisionale ed occhio pronto ad identificare il luogo idoneo, prima che l'evacuazione cominci per davvero... In alcuni casi estremi, ci si può trovare a doversi confrontare con la totale assenza di angoli discreti in cui espletare e allora dovrà intervenire la decisione eroica di accosciarsi e provvedere ipso facto alla bisogna: ma in questi casi, sarà d'aiuto certamente l'addestramento ad una grande rapidita esecutiva appresa dopo decine e decine di prove d'autore, all'insegna del motto veni, vidi, vici. Ultima possibilità: stringere le chiappe e correre come il vento sino a caso, diretti alla confortevolezza del proprio bagno (in questi casi, complice l'imminente evuacuazione, si può avere l'opportunità di sperimentarsi in un bell'allenamento di corto veloce o di medio).
Modalità esecutive. Come premessa, c'è da dire che è ovvio che la rapidità di esecuzione debba essere estrema, senza stare tanto ad arzigogolare. Dovrà essere un atto fulmineo, una "calata" massiccia, della durata di pochi secondi, tenendo conto che quanto più sarà fulminea l'esecuzione, tanto meno si perderanno preziosi secondi (soprattutto se l'evenienza dovesse verificarsi in corso di gara).
Detto questo ecco il piccolo vademecum cui ispirarsi.
Portare sempre della morbida carta igienica da casa e dei kleenex.
Ma non tutti sono tanto previdenti: le femminucce magari sì, ma i maschietti - tanto più disordinati e disorganizzati - spesso se ne dimenticano.
Ma verifichiamo invece l'eventualità in cui tu sia sprovvisto di carta: cosa fai a questo punto?
Magari, mentre sei intento ad azionare il torchio intestinale, il vento spinge verso di te un foglio di giornale che non reca tracce d'uso precedente, intonso: lo puoi raccattare e, magari, se le cose si dilungano darci un'occhiata e leggere qualche frammento di notizia qua e là, deliziandoti della pausa letteraria, per poi appallotolarlo e stropicciarlo tra le mani, sino a conferrigli il giusto grado di morbidezza e rugosità. Questa sarà la tua carta igienica improvvisata: del resto a casa, se sono finite le scorte di hygienische paper, si può procedere in maniera analoga...
Il foglio di giornale, in più, offre l'opportunità di consumare goduriosamente qualòche piccola vendetta, se reca delle foto di personaggi politici che ti siano odiosi per qualche motivo: può essere fonte di grande goduria, in questi casi, pulirsi il culo proprio con la foto in questione. Un beneficio secondario da tenere nel debito conto.
Mettiamo il caso che tu non abbia la fortuna di un foglio di giornale pulito portato dal vento o abbandonato lì a portata di braccio.
Cosa fai a questo punto? Semplicissimo! Vai alla ricerca di un sasso, anzi due. Perchè due? Presto detto: uno più grossetto e, possibilmente, rugoso servirà a rimuovere le ultime retroguardie dell'esercito evacuato, mentre l'altro, possibilmente liscio, servire per la pulizia di fino (per questa seconda azione l'ideale sono i ciottoli di fiume).
In alternativa al sasso, possono essere utili le foglie: meglio se sono le foglie morbide e rugiadose del primo mattino, perchè - in questo caso - si riesce a realizzare un improvvisato lavacro rinfrescante, avendo l'accortezza al termine dell'operazione, di prendere un foglia larga, tipo quella del platano, ed utilizzarla per un rivestimento del solco tra le chiappe che impedirà un'irritante confricazione delle parti alla ripresa della corsa.
Anche nel caso dell'utilizzo del sasso, l'utilizzo della foglia per tappezzare l'interno delle chiappe è altamente consigliabile. Il motto del podista "naturale" potrebbe essere, a questo "Sasso e foglia"... cosa che del resto attua una modalità antica che è quella del contadino di un tempo al lavoro nei campi...
Insomma, dato questo vademecum, non sia mai detto che al podista debba finire come al Torquato Tasso della filastrocca che è una variante "goliardica" di uno scioglilingua meno sboccato (ma a casa mia, quando ero piccolo, senza peli sulla lingua, m'era stata insegnata la prima versione - quella sboccata - che, per me, era fonte di grandissimo divertimento):
Torquato Tasso andando a Campobasso,
cade in un fosso,
per la paura se la fece addosso,
non avendo carta addosso,
si pulì col dito grosso
e, per farla più pulita,
si leccò tutte le dita.
Di cui la versione morigerata fa così:
Torquato Tasso,
andando a spasso,
cadde in un fosso
e si fece male all'osso
del dito grosso!.
Ecco, penso di essere stato esauriente, nell'enunciare tutti i termini delle accidentali evacuazioni in corsa e dei modi per renderle confortevoli. Ma diciamocelo pure: l'evuacazione del podista è veramente una goduria e chi non l'ha mai provata, non può comprendere la portata del piacere che da essa scaturisce.
In fondo, ci riporta alla nostra natura nomadica di viandanti e cacciatore...
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