Quello che segue è un piccolo episodio che può stimolare una riflessione generale sul tema della solidarietà e dell'indifferenza tra podisti e, più in generale, tra esseri umani...
Un podista si lamenta del fatto che, al termine di una gara internazionale all'estero (alcuni mesi fa, nel settembre 2011), si è sentito male e che se ne stava accasciato sullo zaino, a terra, incapace di parlare e di muovere, mentre una compagna di squadra lì presente si limitava a fotografarlo anzichè attivarsi per prestargli soccorso.
Cosa che, invece, con molta buona volontà e spirito d'iniziativa, hanno fatto due runner stranieri pure presenti alla manifestazione podistica.
La nostra Società, in generale, è sempre più permeata di indifferenza, come dimostrano alcuni eclatanti fatti di cronaca: che ciò si tramuti in mancata omissione di soccorso ad un proprio compagno di squadra, al termine di una gara podistica, e in un atteggiamento inutilmente voyeuristico, con l'ausilio di una macchinetta fotografica è certamente disdicevole. A maggior ragione che chi corre, sa per esperienza diretta o di altri casi occorsi ai propri amici e conoscenti che 'è sempre la possibilità di un malessere al termine di una gara e che non si può rimanere indifferenti o inerti.
Occorre prodigarsi e, se non si è in condizione di prestare un primo soccorso, bisogna allertare immediatamente qualcuno in condizione di farlo.
E, in alcuni casi, ciò potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte.
Meno che mai fotografare qualcuno che sta male, a meno che non si sia in uno specifico ruolo professionale e comunque distanti fisicamente salla situazione (come può essere il caso di un fotografo professionista dotato di un potente teleobiettivo). In questi casi l'attività fotograficica sul malcapitato che sta male avrebbe quasi il sapore di una beffa che viene ad aggiungersi al danno del malessere.
Anche se, nel caso specifico, possiamo concedere il beneficio d'inventario alla compagna di squadra-fotografa, immaginando che magari non si fosse accorta del malessere dell'altre e che stesse semplicemente documentando gli atteggiamenti posturali del dopo-gara.
Vorrei ricordare qui che alcuni podisti di valore (e ricordo il caso di Ivan Cudin ad una edizione della Ecomaratona del Ventasso di alcuni anni fa) sono pronti a fermarsi (anche se conducono alla testa della gara) per prestare soccorso ad un altro podista infortunato oppure a qualcuno esterno alla corrsa palesemente infortunato.
Ecco il breve racconto del podista che lascio - per la privacy - nell'anonimato.
(C****) Qualche mese fa mi è successa una cosa brutta, se vogliamo metterla così.
Dopo una corsa, al traguardo, stavo male. Non riuscivo né parlare né a rispondere
Una mia compagna di squadra ha pensato di fotografarmi invece di prestarmi soccorso.
Invece, due stranieri - due Russi - lo hanno fatto e mi hanno portanto da un medico presente, mentre una signora mi ha portato lo zaino.
Non so se ad altri è mai capitata una cosa simile: essere fotografato anzxichè ricevere soccorsoi.
Ma questa persona la perdono.
Spero che la prossima volta, magari con un altro, si comporterà diversamente.
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