L'articolo di Michele Rizzitelli che qui pubblichiamo offre un'ulteriore riflessione - già sollevata da Andrea Girardi, nel racconto della sua prima esperienza alla Cento Chilometri del Passatore - sul problema di coloro che ricevono assistenza esterna in corso di gara, siano essi top runner o podisti amatori che vogliono semplicemente arrivare al traguardo di faenza quale che sia lal oro prestazione cronometrica. Girardi ha parlato di "egoismo" degli "assistiti" che si traduce in un danno per i "puristi" della gara (quelli che vogliono fare da sé, servendosi solo del supporto logistico fornito dall'organizzazione), mentre lo scritto di Michele Rizzitelli, senza polemiche, ma ciò nondimeno con fermezza, richiama alla necessità del rispetto di quanto è specificato nel Regolamento della gara, che rischia di rimanere lettera se ci si affida al senso di responsabilità dei podisti (che il più delle volte il foglietto con le regole manco lo leggono oppure - e questa è una fattispecie più - lo ignorano deliberatamente. Occorrerebbe, proprio allo scopo di sanare una situazione che nel corso degli anni diventa semrpre più ingestibile e che crea disagi a tutti quelli che fanno da soli, vigilare e cominciare ad applicare sanzioni, per quanto impopolari e soprattutto cominciare ad alimentare un dibattito e un confronto di opinione, in modo tale da facilitare la crescita di una nuova generazione di centisti non viziati alla base da questa "dipendenza" dall'assistenza personalizzata.
Occorre forgiare dei Centisti che abbiano l'orgoglio di poter dire "Ce l'ho fatta con le mie sole forze e con il supporto (splendido) dell'organizzazione.
Speriamo bene che questa crescita si possa realizzare nel prossimo decennio di storia della "Cento più bella del mondo".
Ecco di seguito il bell'articolo di Michele Rizzitelli.
(Michele Rizzitelli) Era l’ora che ai naviganti intenerisce il core, ed avevo superato la distanza della maratona. Camminavo solitario sul Colla all’altezza delle cime più alte dei monti circostanti, che mi preannunciavano lo scollinamento imminente. Mi sentii chiamare per nome. Era Hans Drexler che, vistomi da lontano, accelerava il passo per raggiungermi. Non ci vedevamo da un anno, e fummo felici di ritrovarci. Mi presentò gli altri due tedeschi che erano con lui, Bettina Keelan ed Andreas Braun, poi rimanemmo soli. Continuammo a salire l’aspro colle, raccontandoci le ultime avventure.
Hans è un medico ricercatore di Braunschweig che si occupa di Ematologia oncologica. Ha viaggiato molto ed è poliglotta. Ha corso più di 400 maratone, molte delle quali in Italia. “Questa è l’ottava gara che faccio in Italia, quest’anno”.
Il discorso non poteva che cadere sul Passatore, da lui portata a termine più volte. “Bella gara, percorso interessante, grande sforzo organizzativo con dispiego di volontari e mezzi. Però non rispetta le norme internazionali”. Come non dargli ragione!
Il traffico automobilistico locale è scarso. Il maggior fastidio lo danno le macchine degli accompagnatori, che vanno ripetutamente avanti ed indietro. Quando superano un concorrente, gli iniettano nei polmoni una scarica di CO2; quando sopraggiungono davanti, lo accecano con i fari, rischiando di farlo precipitare nella cunetta.
Il Passatore è bene organizzato, e mette a disposizione tre bus per il cambio indumenti, un’infinità di ristori, un ineccepibile sevizio sanitario ed un folto gruppo di fisioterapisti. Non c’è proprio bisogno di un’assistenza integrativa, proibita peraltro dalle norme FIDAL e IAAF, perché altererebbe i valori in campo.
Tutti i concorrenti vanno trattati allo stesso modo.
Proibire l’accompagnamento con la macchina serve anche a ridurre al minimo certe tentazioni.
Altre disposizioni sono discutibili, come il divieto di gareggiare con apparecchi alle orecchie e l’obbligo di indossare la maglia della società di appartenenza o maglia bianca senza sponsor, ma sempre leggi sono. Negli Stati Uniti, permettono l’auricolare ad un solo orecchio, però i sorpassi devono avvenire dal lato dell’orecchio libero!
Dovrebbe essere la sensibilità degli atleti a garantire il rispetto delle regole.
Ma se gli atleti non hanno questa sensibilità, l’Organizzazione non può limitarsi a consegnare al centista un foglietto in cui vengono rammentati i regolamenti.
Deve, soprattutto, farli rispettare.
Questo manca al Passatore per diventare una grande gara internazionale.
Quel salto che non gli riesce da quarant’anni.