Elena Cifali (ASD Movimento é Vita Gela) ha partecipato alla prima edizione dell'Ecotrail della Contea di Butera - 1° Memorial Pino Ferrigno, valevole come prima probva del Circuito Ecotrail Sicilia 2012.
Qui di seguito il suo racconto.
(Elena Cifali) E’ domenica mattina e, in teoria, potrei rimanere a letto a poltrire fino a mezzogiorno per poi alzarmi con calma e magari infilarmi in un bel Centro commerciale a farmi rimbambire da tutte quelle luci al neon, da quella frenesia del comprare stordita da centinaia di messaggi subliminali tendenti a far spendere una quantità smisurata di denaro in oggetti per lo più superflui.
In pratica, invece, mi alzo che non è ancora l’alba, fuori è buio e durante la notte forti raffiche di vento hanno disturbato il mio riposo. Ma non appena inizia a spuntare il sole mi rendo conto che sarà una splendida giornata, una vera primizia di primavera.
Si parte alla volta di Butera per il primo ecotrail dell’anno. L’emozione è sempre forte, le miei farfalle hanno iniziato a far festa nello stomaco già da venerdì sera (non mi abituerò mai a loro, guai se non le sentissi, significherebbe che la corsa non avrebbe più valore per me), le aspettative sono tante e non verranno deluse. In macchina io, Salvo e sua moglie: il viaggio mi servirà a stemperare l’emozione. A metà strada incontriamo l’amico Melchiorre e, così, nel giro di poco siamo già sul posto.
Come sempre tanta gente, in tanti si scaldano già, corricchiano, ridono e si salutano. Con lo sguardo cerco il promotore di questo evento Orazio (il mio vice-presidente di Società), grande amico, un personaggio camaleontico, capace di organizzare questa nuova gara trail curando anche i minimi particolari, capace di trascinare in questo vortice organizzativo l’intera squadra. Lo trovo indaffarato nella distribuzione dei pacchi gara e, dopo un saluto affettuoso e veloce, mi butto subito nella mischia.
Ben presto incontro il mio “supporter psicologico” Maurizio Crispi intento a scattare foto e la mia fan numero 1 Inge Hack e poi Tiziana, Rino, Francesco ed una moltitudine di personaggi, insomma decine di amici vecchi e nuovi. Mi sento chiamare, mi volto e con sorpresa riconosco Salvo La Iacona, presidente dell’Atletica Caltagirone: con lui ci eravamo parlati su Fb solo pochi giorni prima, ripromettendoci di riconoscerci a Butera. lo fa lui per primo, ma io l’avevo avvertito di non essere molto fisionomista.
E’ festa!
Mi assegnano il pettorale n° 35, un gran bel numero: 3 come il mese di marzo in cui sono nata, 5 il mio numero preferito. Dovrò tenerlo con cura perché questo numeretto mi accompagnerà per tutte le gare trail di quest'anno a cui vorrò partecipare …. Peccato che, tornata a casa, mi dimentico di staccarlo dalla mia maglietta ed è così che finisce in lavatrice col resto del bucato… Risultato? Numero sbiadito e tutto stropicciato, ma una stiratina lo renderà quasi nuovo!
Intanto si sono già fatte le 9:30, il sole è caldo, il tempo splendido, siamo pronti per partire, io e Salvo vicini vicini come ad ogni gara…. Pronti VIAAAA !
Eccoci, come al solito partiamo con tutta calma senza farci prendere la mano – o sarebbe meglio dire il piede – dalla velocità impartita da chi sta in prima fila. Non è cosa per me, io ho i miei tempi e non potrei mai correre una gara senza considerare tutti i miei limiti, per me l’importante è arrivare (senza farmi male) al traguardo, se poi ci impiego mezz’ora in più poco mi importa.
Il percorso si mostra subito impegnativo...
Dopo aver superato un boschetto di eucaliptus ci si para davanti una discesa mozzafiato. La pioggia abbondante dei giorni precedenti ha reso il terreno argilloso estremamente scivoloso e sembrava, a causa di ciò, di correre sul sapone liquido, con il rischio elevatissimo di finire per terra a pancia all’aria. Mi ritrovo ad aggrapparmi agli arbusti per frenare la mia discesa, ma anche - per qualche metro più periglioso - mi tengo per mano con Salvo nel tentativo di non cadere. Ancora un e questa “giostra” è finita, si riprende a correre sull’erba, poi sullo sterrato e, di li a poco, una bella salita ci si para difronte. Correre in queste condizioni non è per nulla semplice, le nostre scarpe sono cariche di fango ("incretate"), pesano tre volte più del dovuto, le batto pesantemente nel vano tentativo di scrollare il superfluo ma ben presto mi rendo conto che è un’operazione del tutto inutile.
L’eccesso di materiali terrosi si staccherà da solo man mano che i chilometri passeranno.
Intanto, questa prima salita ci costringe a camminare, ma stavolta il mio allenamento è migliore, perché ho trascorso settimane ad allenarmi in salita e a fare 300 gradini tutti d’un fiato nel centro della mia pineta a Nicolosi. Il risultato si vede subito.
Superiamo tantissima gente, da lontano noto Salvo La Iacona. Lo raggiungo e chiedo come va – lui è al suo primo trail e non sa ancora cosa lo aspetta – lo sento borbottare che non farà più gare di questo genere, che siamo ancora al 5° km ed è già stanco, lo affianco, gli tendo la mano e lo porto con me per qualche metro in segno di incoraggiamento, poi lo mollo e fuggo via, complice una generosa discesa. Al traguardo lo incontrerò stanco ma soddisfatto della sua gara, pronto ad affrontarne un’altra non appena ne avrà occasione, a dimostrazione del fatto che il trail ti entra dentro e non ti molla più.
Da dietro in tanti leggono la scritta sulla mia maglietta: “La fatica è momentanea ma la gloria dura per sempre” ed allora un gruppetto di runner palermitani pretende che gli spieghi cosa voglia dire, figuratevi se avessi potuto farlo nel bel mezzo della mia fatica…. Per le spiegazioni, do loro appuntamento all’arrivo, un appuntamento che non mancheranno tra risate gioia e divertimento.
Intanto, siamo giunti alla parte più alta del tracciato e, sotto di noi, possiamo ammirare il laghetto artificiale che ci regala un spettacolo degno di nota, come sempre mi rammarico di non avere la mia macchina fotografica al seguito, ma mi accorgo che (l’ormai amico) Franco Mura ne ha una con se e si diverte a scattare foto su foto, le commenta e urla al mondo intero la sua voglia di vita.
Si sale e si scende di continuo, parlo con quasi tutti quelli che raggiungo e supero, mi attardo a chiacchierare con una coppia di runner palermitani simpaticissimi che mi spiegano che si riposano in salita prima di affrontare la discesa... E come dargli torto? A volte, la pendenza è talmente forte che non potrei fermarmi neppure se lo volessi e, intanto, ginocchia e caviglie mi maledicono.
Mi sto divertendo moltissimo: questa è la gara in cui sicuramente mi sono divertita di più in assoluto. Sono felice, non pretendo che tutti capiscano il perché ma mi piacerebbe che in tanti provassero questo genere di emozione.
E’ il trionfo della vita, il trionfo dell’amore per la natura. Tutti i sensi sono all’opera e come in una orchestra magistralmente diretta tutti gli organi fanno il loro dovere. Il mio fiato è al top, mai avuto tanto da quanto corro, e durante una bella arrampicata intono una delle mie canzoni preferite.
Salvo mi tiene testa, non conosce le parole ma a furia di sentirmela cantare durante gli allenamenti ormai ne conosce a memoria il ritornello, da dietro un altro compagno d’avventura si unisce al nostro coro ed allora la mia gioia non ha più confini. Pazienza, a furia di perder tempo a guardare il panorama, a cantare non arriverò mai prima ma chi se ne frega, il mio secondo posto è già un trionfo inaspettato!
Passiamo dal punto di partenza ed ecco il primo ristoro, mai parola fu più azzeccata, ho la bocca asciutta, bevo e mangio un pezzo di banana e poi riprendo a correre per rituffarmi all’interno del bosco. I dislivelli sono tantissimi e, a tratti, sento un forte odore di origano mi perdo nei miei pensieri di bambina come spesso faccio quando corro.
Quando Jovanotti canta che “...la passione rende amica la sofferenza”, ha perfettamente ragione: senza passione nessuno dei 203 atleti alla partenza sarebbe arrivato al traguardo oggi. La passione per la corsa muove una moltitudine di persone ogni giorno. L’inverno è ormai quasi archiviato, ma per lunghi mesi mi sono allenata col freddo e col ghiaccio, sgattaiolando fuori dalle coperte quando fuori era ancora buio. Da dentro le automobili uomini e donne, imbacuccati all’inverosimile per proteggersi dal freddo, mi guardavano sbigottiti correre per le strade del paese. A loro avrei voluto chiedere di avere pazienza che io potessi finire il mio allenamento per poi potergli spiegare cosa mi spinge a correre. Avrei voluto raccontare loro che io mi diverto così, correndo senza tanti “se” e senza tanti “ma”, semplicemente poggiando un piede davanti all’altro e respirando fino in fondo ogni attimo di vita che mi è concesso vivere.
Tutte queste sono le divagazioni mentali che faccio mentre il tragitto si fa sempre più breve. Ad un tratto mi ritrovo nel bel mezzo di una boscaglia fitta fitta, fatta di alberelli alti non più di due metri, verdissimi, con rami morbidi che toccano fino a terra: qui perdere il sentiero è fin troppo facile; mi rendo conto che sto andando troppo avanti rispetto a Salvo, sicché d’un tratto mi fermo, mi volto e lo vedo spuntare da dietro un albero. “BUUUU” gli urlo e lì risate a crepapelle….
E chi avrebbe immaginato che durante i trail ci si può permettere il lusso di giocare a nascondino!
Ormai siamo quasi arrivati: mancano solo 2 km all’arrivo e procedono con noi altri runner che tengono il nostro stesso passo, si parla, si scherza, si ride e così facendo quasi non ci rendiamo conto che l’avventura è già finita.
Da lontano vedo Ezio e Luca che mi salutano e come sempre mi danno la carica e l’energia di cui ho bisogno per affrontare gli ultimi metri. Gli ultimi 50 metri, afferro la mano del mio compagno d’avventura e, come di consueto, taglio con lui il traguardo con il sorriso e la soddisfazione di chi non solo si è divertito, ma ha anche la consapevolezza che non avrebbe potuto fare a meno di questa meravigliosa avventura.
Certo, stamani sarei potuta restare a letto, sarei potuta andare all’IKEA a comprare quel bellissimo ed in utilissimo vasetto blu ma sarei davvero stata più felice di come lo sono adesso ?
Dimenticavo: ecco il testo della canzone che cantavo
Allo stadio (de Gli Stadio)
Le luci accese
e noi sdraiati qua
quasi le dieci
ma quando iniziera'
emozionato nemmeno un po'
ne ho visti tanti
di concerti rock.
Invece c'e' chi non sta fermo mai
di colpo il buio
una che sviene e poi
chi urla forte si piu' che si puo'
ecco che inizia avvicinati un po'.
Poi parte il primo colpo
di batteria
e le mie mani sul tuo petto, sento
sento che tremi
e il ritmo corre via
tienimi stretto, stretto.
Dove si va
a far l'amore dove si va
con un sorriso
hai detto al cinema no
al mare e' meglio di no
allo stadio pero'
c'e' un concerto rock.
Allora andiamo la'
nel buio ci sdraiamo piu' in la'
sentiamo un po' di musica e poi
stiamo in silenzio se vuoi
so che e' piu' bello cosi
ecco perche' siamo qui.
scrivi un commento …