(Adriana Ponari) In giro a far foto, da quando sono entrata nel mondo del Running, ho avuto modo di scoprire, osservando e seguendo con curiosità e attenzione,non solo chi corre ma soprattutto le molte Società di appartenenza e provenienza.
Con il tempo ho imparato ad identificarle tramite i colori delle loro maglie, i loghi sulle tute, le frasi di riferimento motivazionale scritte, dietro, sulle spalle.
Ho imparato, appunto, a riconoscere le Società più grandi (il numero fa, indubbiamente) o quelle palermitane (ovviamente di facile orientamento), così come ho "dovuto" accorgermi delle piccole e piccolissime Società provenienti da piccoli o piccolissimi luoghi la cui appartenenza di provincia potrebbe essere,a prima vista, difficoltosa.Piccoli gruppi da me seguiti con sempre maggiore curiosità; piccoli gruppi coesi, dai sorrisi e parole d'intesa fra di loro, che trotterellano rigorosamente insieme prima della gara: colpo d'occhio fotografico, imperdibile!
E' stato, a questo punto, naturale ed immediato per me volerne sapere di più; infatti, uno dei tanti giorni di gara da me vissuti, alla fine, mi sono detta: "... ma perché non fare servizi fotografici che raccontino e testimonino ciò che, fuori dalle grandi città,si costruisce in silenzio? Con un taglio da parte mia che sia di full immersion presso di loro?"Chissà quanti spunti, quante cose da raccogliere! ...a puntate e parlando, in ogni puntata, di una Società diversa".
Ho sondato qui e lì e, ovunque, l'idea è piaciuta moltissimo; è bello portare a conoscenza cosa conta e come conta correre nella propria vita e in quella della comunità cui si appartiene.
Approfittando della mia permanenza ad Agrigento per la Maratonina della Concordia, ho coinvolto una cara amica Marzia Vinciguerra che vive a Favara e corre per l'ASD favarese.
Ed è da loro che comincerò il mio viaggio...
L'ASD Vita Favara Runners è nata ufficialmente con questo nome nel 2012, rivitalizzando una precedente associazione che l'attuale Presidente Piero Vita aveva fondato con scopo culturale occupandosi di multidiscipline sportive.
L'attuale orientamento più decisamente podistico nasce dal desiderio di alcuni elementi decisi a "trasferire a casa propria" la necessità/possibilità di allenarsi e di correre con propri colori.
A cominciare furono in tre... adesso sono in venti e la loro crescità è in progress; non c'è dubbio che il ruolo di "trascinatrice" del gruppo lo abbia proprio lei, Marzia con il suo entusiasmo e con la sua fede incrollabile nel messaggio positivo del correre.
La incontro in un Caffè di San Leone alla vigilia della Mezza Maratona della Concordia di Agrigrento; è l'8 marzo ed è naturale che i discorsi si aprano sul suo vissuto di donna che corre.
Ci siamo incontrate diverse volte: lei a gareggiare e io a fare foto: entrambe donne alle prese con hobby storicamente maschili.
Mi racconta di Favara, cittadina a pochi chilometri da Agrigento dove lei abita e dove ha iniziato a correre per fare compagnia ad un'amica fuori peso; non le piaceva molto l'idea ma poi, un passo dopo l'altro, si è ritrovata dentro l'emozione dell'andar di corsa!
Del gruppo mi dice che da pochi che erano - sono riusciti - a diventare tanti: lei l'unica donna...
E qui sorride spiegandomi che non è molto ben visto che una donna da sola si alleni con uomini, in un paese dove tutto è un po' difficile; ma non le importa... perché i suoi compagni sono veri amici, anche nella vita comune,ed il gruppo è unito e solidale; lei li sprona a non pensare ai benedetti tempi ma a divertirsi tutti insieme nel correre, nel sentirsi vivi!
A questo punto mi parla di Ficuzza (che per lei ed alcuni altri amici è stato il primo Ecotrail) e di quanto questa esperienza fra i boschi e la Natura li abbia fatti sentire bene, vivi insomma!
Io, che degli Ecotrail sono innamorata, non posso che condividere le parole di Marzia!
Sempre lì, a San Leone si finisce per parlare di quello stato prticolare in cui si rischia di cadere ovvero la morbosa dipendenza da tempi e da progetti di corsa sempre più impegnativi: stato che la mia amica, senza alcuna malizia, da "drogati"... Ci stava cascando, ma ha dimostrato a se stessa che la sua vita era lei a determinarla e non "altro".
Già! Penso io, la "Runner Syndrome".... discorsi universali, quelli che ascolto da tempo... ma questa, come si dice, è un'altra storia.
Il giorno prima del mio ritorno a casa li incontro a Favara; all'altro capo del paese davanti al Liceo Scientifico da dove partono gli allenamenti e dove hanno quasi terminato quello del giorno: iniziano alle sei del mattino e smettono alle sette, ora in cui si ritorna alla vita quotidiana; ciò per quattro volte la settimana compresa la Domenica; in genere realizzando una media di dieci chilometri percorsi a seduta di allenamento, ma per ora c'è odore di Maratona e quindi i programmi sono vari.
Hanno chiamato affettuosamente il loro gruppo "Run: quello delle 6.00" scritto a chiare lettere sulle magliette.
Gentilissimi sono venuti ad accogliermi quasi tutti ( compresa la deliziosa e timidissima cagnetta randagia che li accompagna ogni mattina), il Presidente del sodalizio per primo ed è lui che mi fornisce altre informazioni: la loro voglia di correre è irrefrenabile, stanno formando l'esperienza necessaria, partecipando a tutte le gare, dalle più veloci alle più lunghe ed impegnative e come già detto, alcuni, per la prima volta, si cimenteranno nella Maratona a Messina.
Mi raccontano fatti e commenti che credo siano patrimonio di molti runner e, cioè, le parole o gli sguardi dei compaesani che li consideravano pazzi o alieni, anche con ironia, e che poi - a vederli correre giorno dopo giorno - sono passati all'affezione nei loro confronti o alla preoccupazione reale nel caso mancasse qualcuno alla conta. "Gli unici complici solidali - aggiunge Piero Vita - sono gli spazzini felici di condividere le ore antelucane con qualcuno!"
Come in ogni gruppo anche loro hanno "la testa matta" fonte di ilarità e di idee strambe!
Che affettuosamente si fa prendere in giro: di lui narrano che alla Valle dei Templi finì il carburante "da allenamento inesistente" e si fermò nel centro della corsia senza potere più fare un passo per lasciare libero il percorso e che, per tale motivo, lo hanno preso di peso per le braccia e portato fuori dalla pista.
Contagiata dalla loro allegria, faccio alcune foto: pochissime, sono più importanti le parole in questo momento e subito dopo ci salutiamo, sicuri di rivederci presto...
Esco da Favara con un'altra sicurezza: ciò che all'ingresso del paese avevo letto su di un cartello turistico..."Benvenuti a Favara, città dell'Agnello Pasquale" non si riferisce ad un popolo di sgozzatori di povere creaturine innocenti bensì alla preparazione dell'"Agnello pasquale", dolce tradizionale siculo, che quì viene fatto con il pistacchio di produzione locale e non con la pasta di mandorle come nel resto della nostra terra.
(Nota del DR) Non c'è bisogno di una lunga presentazione per Adriana Ponari che ha scritto questo pezzo: ha iniziato a collaborare con "Ultramaratone, maratone e dintorni" (la pagina Facebbook) come fotografa e, nello stesso tempo, sta iniziando a collaborare con il magazine on line omonimo con i suoi pezzi la cui originalità deriva dal fatto che il suo occhio (sia quello fotografico sia quello di cronista) nell'osservare il mondo del running è un occhio "esterno" in grado di cogliere soprattutto gli aspetti umani e relazionali o estetici che si ritorvano come correnti sotterrannee e vitali in tutte le pratiche podistiche (e non solo podistiche).
Basta saper e voler vedere.
In questo senso, questo e altri scritti-reportàge di Adriana Ponari che verranno in seguito, potranno consentire di gettare un'occhiata al di là delle solite banalità e dei luoghi comuni che infarciscono la corsa (tempi cronometrici realizzati, classifiche, composizione dei podi assoluti e di categoria).