Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
26 marzo 2015 4 26 /03 /marzo /2015 08:23
(Foto e testo di Maurizio Crispi)

(Foto e testo di Maurizio Crispi)

Non c'è peggiore giornalista o opinionista che utilizzi la sua fama e la sua onnipresenza mediatica per screditare cos, persone o eventi solo perché non gli (o le) garbano personalmente e che trasformano una personale idiosincrasia (o vigorosi pregiudizi o ignoranza di base di ciò di cui parlano) in opinione generale o argomentano ai fini di una stroncatura virulenta e ingiustificata.

E' ciò che ha fatto il noto Giampiero Mughini a proposito della Maratona di Roma che come dice al termine della sua lunga "...gli ha rotto i coglioni".

Ma cosa sa Mughini della maratona, dei suoi significati e della bellezza dell'impresa che offre ad una moltitudine (sia nei panni di atleti, sia in quelli di spettatori) di vivere una città in una maniera diversa dal solito?

E vorrei dire a Mughini che proprio la Maratona di Roma si sta conquistando a poco a poco, grazie all'impegno e alla professionalità dei suoi organizzatori un posto sempre più di prestigio tra le grandi maratone nel mondo e tra quelle europee, ancora di più: nulla di strano che, tra breve, possa essere accolta nel club esclusivo e ristretto delle "major" maratone nel mondo.

E, a differenza di quanto egli dice con acrimonia, il confronto tra Maratona di Roma e Maratona di New York regge, anche se-ovviamente - quella di New York è più anziana ed è stata il primum movens del movimento mondiale degli amanti delle 42,195 km e la scaturigine dello sviluppo di tutte le grandi maratone del mondo che, dalla Grand Mela, in fondo, sono nate.
Sì, quando in una grande città si corre una maratona, ci può essere qualche disservizio, ma c'è anche l'occasione di una grande festa per tutti, sia in termini sportivi sia in termini di spettacolo: ed questa la cosa più importante, oltre naturalmente al fatto che un evento di così vaste proporzioni fa da volano per l'economia locale e accresce ulteriormente i numeri del turismo.

Giampiero Mughini dovrebbe chiedere scusa a tutti i maratoneti che hanno vissuto onestamente e con fatica (ma soprattutto con gioia) la loro esperienza alla maratona di Roma.

Ma si sa che le persone come lui non chiedono scusa a nessuno e procedono per la loro strada, tranciando giudizi a destra e a manca.

Probabilmente, in un fantasioso inferno dantesco, applicando la legge del contrapasso, a lui che ha parlato così vilmente di un evento sportivo amato da decine di migliaia di persone (e mi riferisco a tutti i maratoneti a quelli che, usando le sue parole, "trotterellano come cretini in braghette e cappellino sghembo"), sarebbe sicuramente comminata la pena di correre ogni giorno una maratona, al cospetto delle moltitudini che ha dileggiato e che lo potrebbero calorosamente incoraggiare con lanci di materiali disparati, morbidi tuttavia, benché di oscure origini, come si faceva un tempo con le persone condannate al pubblico ludibrio

Caro Dago, ma è immaginabile che cittadini italiani a centinaia di migliaia - e che altra colpa non hanno che di vivere a Roma - siano costretti a passare la mattina di una domenica di marzo recintati e impediti di andare da un quartiere all’altro della loro città, né più né meno dei palestinesi che vivono intorno agli insediamenti israeliani nella West Bank?
Ma è immaginabile che chi regge le sorti della città di Roma arrivi all’imbecillità e alla demagogia di voler trasformare per un giorno in parco giochi una città dove non c’è un centimetro quadro per spostare uno spillo?Ma è immaginabile una città spaccata in due, le due metà impenetrabili l’una all’altra, dalla farsa di far trotterellare in pantaloncini corti e cappellino qualche giovanotto e qualche italiano stagionato che non vuole arrendersi, e la chiamano “maratona di Roma” a scimmiottatura di quella di New York?
Per uno come me che stamattina era uscito non per andare a mignotte per guadagnare qualche euro di che pagare le bollette, è stato un inferno. Niente bus, ci mancherebbe altro, e questo a rendere onore agli sgangherati corridori della domenica. Niente bus per chi deve andare a visitare un parente malato o comprare di cui ha urgente bisogno. Sbarramenti e vigili a tutto spiano a impedire di andare e vivere, quel che si fa ogni giorno in una grande città.
Una grande città che a differenza di New York non ha una grande rete di trasporti underground: per cui o ti muovi in superficie o muori. La città spaccata in due, l’ho detto. Già un’altra domenica (di quando avevo dieci anni in meno) per andare a prendere un treno a Termini dal quartiere di Monteverde dove abito non c’erano né taxi Né bus. Mi sono portato la valigia a mano, e ci sono andato a piedi. Io sì che correvo per arrivare in tempo a Termini. Canaglie.
E pensare che montavo su quel treno non per andare a far visita a una escort, e bensì per fare un lavoro il cui guadagno avrei diviso a metà con lo Stato e con i suoi professionisti in fatto di demagogia e pagliacciate.
Volete fare trotterellare i corridori della domenica? Benissimo, fategli fare trenta volte su e giù le collinette della bellissima villa Pamphili. Oppure mandateli allo sprofondo, dove non avranno di che paralizzare la città. Oppure fategli fare non so quante volte il giro di un qualche cortile e mentre le telecamere li riprendono, in modo che il parco giochi sia soltanto virtuale. Che è poi quello che conta ai fini dell’immagine di una amministrazione attenta ai parchi gioco. Fate pure, purché non rompiate quei nostri coglioni oltretutto divenuti ipersensibili. Ecco, questo è il punto: a voi che reggete Roma (e l’Italia), io non chiedo nulla di nulla di nulla. Solo di non rompermi i coglioni.

Giampiero Mughini a Dagospia (Giampiero Mughini)

Condividi post
Repost0
25 marzo 2015 3 25 /03 /marzo /2015 19:07
(Francesco cesare all'Ecotrail di Monte Pellegrino. Foto di Adriana Ponari)
(Francesco cesare all'Ecotrail di Monte Pellegrino. Foto di Adriana Ponari)

(Francesco cesare all'Ecotrail di Monte Pellegrino. Foto di Adriana Ponari)

Il palermitano Francesco Cesare, podista con un passato da calciatore e vincitore dell'Ecotrail di Monte Pellegrino 2015 dello scorso 22 marzo 2015, tiene un blog (FrancescoCesare1983) che tiene aggiornato con vigore, con lo stesso vigore e con la stessa combattività che mette in campo quando corre. Ha le sue idee e non esita ad esporle, ma - nello stesso tempo - vi racconta con spigliatezza cronachistica le sue nuove imprese podistiche, cercando di tradurre in parole il compito di racconta se stesso, di raccontare le gare, di esprime le sue idee in merito ad altri che praticano lo stesso sport e di intervenire in questioni controverse con il carisma e l'autorevolezza di chi è sempre nelle prime posizioni: infatti, Francesco Cesare é uno che vince spesso o che comunque si trova spesso nei primi posti in classifica: e sta vivendo - sin dall'esordio dell'Ecotrail Sicilia 2015 - una stagione particolarmente fortunata.
Nel post che linko di seguito, egli fa il punto della situazione di una gara che, nel suo aftermath, è stata avvelenata da qualche polemica, come è stato riferito in un precedente articolo di questo Magazine e racconta la gara dal suo punto di vista.
In merito alle polemiche, innescate da una decisione che, presa dai Giudici di gara e da alcuni reputata troppo severa, ha portato alla penalizzazione del suo più diretto avversario in gara, Francesco Cesare esprime senza acrimonia il suo parere, senza prese di posizioni virulente e sterilmente polemiche, soprattutto quando invoca il ricorso al "buon senso", per evitare di dovere prendere decisioni che creano inutile tensione e che possono essere disincentivanti.
E' giusto dire che i regolamenti, se ci sono, debbano essere applicati e che l'atleta che trasgredisce le norme di gara che ha pienamente accettato iscrivendosi debba essere penalizzato.
Ma è anche vero che, se si parte da questo assunto, i Giudici di Gara dovrebbero essere presenti ad ogni gara, in forma ufficiale - e non ufficiosa - e non in alcune sì ed in altre no..
Il parere espresso da Francesco Cesare apre la via ad una serena discussione tra le parti, soprattutto per quanto concerne una tensione costruttiva nel bilanciamento tra rigore nell'applicare le regole ed il buon senso, anche se il "buon senso" basato sulla discrezionalità decisionale di chi dovrebbe applicare le regole, ma decide di soprassedere, se evita delle scontentezze ne può generare altre, scaturenti dal fatto che, venendo meno il discrimine adamantino tra trasgressione e rispetto delle regole, si altera il senso stesso dello sport agonistico che si definisce in quanto tale, proprio perchè c'è una ritualità e ci sono delle regole da rispettare.

Per esprimere questo concetto con efficacia paradossale, potrebbe essere scritto nel regolamento di una certa competizione che si debba gareggiare in mutande e con una calza sulla testa. Ci potrebbe essere un bel protestare e un bel dire, "non lo voglio fare", "non mi sottopongo a queto rituale", ma c'è poco da fare: chi non si adegua, è passibile di squalifica o di penalizzazione. Non c'è alcuna discrezionalità in questo. Se non vuoi subire la regola, semplicemente non ti iscrivi.
Però è anche vero che, visto che ci muoviamo in in un amboto di sport amatoriale; delle regole si possa anche discutere ex post, se si verificano inconvenineti macroscopici e spiacevoli inconvenienti, come quello occorso all'Ecotrail di Monte Pellegrino dello scorso 22 marzo, trovando ad una successiva edizione delle formule compromissorie e negoziali, in altri termini riscrivendo le regole: ma sempre delle regole devono esserci, piaccia o no.
In più, direi che la discussione sul pettorale molto o poco in evidenza è una questione di lana caprina, poichèanche nelle gare con microchip per il rilevamento della prestazione cronometrica, si continua ad utilizzare il pettorale e a richedere agli atleti che sia posto in bella evidenza sul petto (e non sulla coscia o sulla schiena).

Potete anche pensare ciò che volete di me, sicuramente stiamo parlando di “agonismo amatoriale” (che poi nelle prime posizioni tanto amatoriale non è) ma io non mi rompo il sedere ogni giorno per venire a fare la scampagnata tra i boschi la domenica.
Io vivo di competizione ed agonismo, mi piace sentire il respiro del mio avversario alle spalle, mi piace far sentire il mio di respiro, il mio passo, la mia presenza a chi mi precede.
Sono “un animale da gara”, siete tutti miei avversari a partire dallo start fino al traguardo, poi una volta terminata la gara finisce tutto, ma “durante”, non ho pietà per nessuno (sportivamente parlando ovviamente).
Ho fatto questa premessa perché troppe volte sento critiche verso chi interpreta lo sport, la competizione con questo spirito, ma io non ho problemi a ribadirlo anche a voce alta che per me è cosi, chi mi “ama mi ama” a chi “sto sulle balle, sto sulle balle”, non è un mio problema, ho una sola faccia un solo pensiero e vado avanti. Sono cosi come mi vedete e come mi sentite, rispettoso sempre di tutto e di tutti, ma determinato in ciò che sostengo.
Questi sono i pro ed i contro di essere come sono io.
Quando ci vuole ci vuole...
(...)
C’è un pensiero che sento di esprimere prima di passare ai saluti
Nino Camarda e Gioacchino Maniscalco
Entrambi volti noti a tutti nel mondo Trail, entrambi sempre presenti ad ogni gara che sono stati penalizzati di dieci minuti perché il numero del pettorale non era perfettamente visibile al momento del loro arrivo.
Ci sono le regole ed è giusto che vadano rispettate, ma c’e’ anche il “buon senso” che è giusto vada applicato.
Sarebbe bastato un minimo di buon senso, un minimo.
Non stiamo parlando di tagli di percorso, non stiamo parlando di non passaggio ai controlli, non stiamo parlando di non rispetto della natura, non stiamo parlando di comportamento antisportivo.
I giudici FIDAL (coloro i quali hanno preso questa decisione), o sono sempre presenti ad ogni gara o non sono mai presenti.
Non ha senso che tre volte ci sono e quindici volte non ci sono, che coerenza è ?
O il regolamento si applica sempre, si applica scrupolosamente (in tutti i suoi punti), oppure visto che non siamo sotto regime Nazista (a meno che non mi sia perso qualche colpo di stato) basterebbe utilizzare un po’ di buon senso, basterebbe “parlarsi/ascoltarsi/confrontarsi..) uniti tutti insieme per migliorare il Mondo Trail, un mondo in grande crescita nel nostro territorio.
Di questa crescita da Atleta, da appassionato, devo dire grazie a persone come Aldo Siragusa, patron del circuito che con tanti sforzi e passione porta avanti da anni il Trail in Sicilia, che apprezzo, che ammiro, ma che come ho avuto anche modo di dirgli personalmente:”Impara ad ascoltarci, non essere intransigente, confrontiamoci”, ne va del bene di tutti.
Non è questione di questa “squalifica” in sé e per sè, che è stata solo una goccia che rischia di rompere il giocattolo, se il giocattolo si rompe, perdiamo tutti, tutti.

Francesco Cesare (FrancescoCesare1983)

Condividi post
Repost0
25 marzo 2015 3 25 /03 /marzo /2015 06:48
I maratoneti sono come le gocce di un temporale

Ho avuto modo di essere presente alla Maratona di Roma, svoltasi lo scorso 22 marzo 2015.
Sono stato sul percorso di gara, nella doppia veste di fotografo (come giornalista accreditato) e di papà che accudiva il proprio bimbo,mentre la mamma correva la maratona.

Mi sono spostato dalla partenza, dove ho assistito ai momenti iniziali della gara (sempre emozionanti) al 115° km sul Lungotevere, per trasferirmi poi a Piazza Navona ad aspettare il passaggio dei primi.

E poi, Corso Vittorio Emanuele II,Via del Corso, Piazza di Spagna, sin quasi al traguardo finale, situato per quest'anno a Piazza Venezia.

Dalle prime avvisaglie, costituite dal passaggio dei primi runner, in ordine sparso o in gruppetti compatti, la fila si è andata ingrossando sempre di più, sino a diventare una massa compatta, specie quando arrivano i palloncini colorati dei pacemaker.

Una massa compatta che poi ha cominciato a decrescere, man mano che il tempo passava.
Quando erano già passate 5h30 dalla partenza, i maratoneti arrivavano in ordine sparso, ma ancora numerosi: poi la loro frequenza si è diradata ancora di più... sino a diventare uno stillicidio.

La Mararrona di Roma è una maratona di grandi numeri: 15.000 e oltre gli iscritti; oltre 11.000 classificati al traguardo finale.
Non si scherza, quanto a imponenza e a emozioni suscitate da questo spettacolo.

Mi sono ricordato di un commento, scritto in occasione della London Marathon 2014 e ancora mai pubblicato, perchè andato fuori tempo rispetto all'evento che lo aveva suscitato..

Mi sembra appropriato proprio adesso, quando è ancora fresca in me l'esperienza come spettatore e giornalista della Maratona di Roma.

Eccolo.

 

I maratoneti sono come la pioggia in un temporale estivo.
Prima arriva una grossa goccia, isolata, 
poi le gocce sono due, tre.
Plik - Plik -Plik
Poi c'è una sosta, magari: come quando succede che si sente la pioggia nell'aria, ma ancora le cataratte del cielo stentano ad aprirsi, benchè le nuvole siano gonfie di pioggia.
Poi, le gocce, gorsse e gonfie d'acqua, cominciano a cadere, picchiettando sul terreno, ma c'è ancora una sequenza lineare, nel rumore che fanno impattando al suolo.
C'è ancora tempo per correre al riparo.
Poi la marea delle gocce si fa tumultuosa e il suolo finisce con l'essere ricoperto da un velo d'acqua indistinto e le moltissime gocce che vi cadono sempre fanno splash-splash-splash oppure pik-pik-pik ad una tale velocità che la sequenza si fa sinfonia, che - man mano che la densità delle gocce per metro quadro aumenta - si fa sempre più indistinta, un brusio, un rumore di fondo, un rombo forse, accoppiato a quello dell'acqua che comincia a ruscellare da ogni parte.
E, al traguardo di una grande maratona, è lo stesso: c'è un temporale che sta per cominciare, ecco le prime avvisaglie, le prime gocce cadono sulla linea del traguardo e poi tutto c'è tutto il resto che arriva come una furia una massa gigantesca, uno tsunami...
Impossibile tenere il conto di quelli che arrivano, come è impossibile tenere il conto delle gocce di pioggia, dopo le prime che hanno rappresentato la grande avvisaglia del temporale.
Poi, le gocce-maratoneti cominciano a diradarsi, di nuovo le gocce arrivano con il contagocce. Una, poi due-tre assieme, poi di nuovo una, poi niente per un po' di tempo. poi forse un gruppetto di quattro-cinque... poi, di nuovo niente, poi uno-uno-uno-uno in sequenze frattali... poi ancora niente ... e così via, mentre gli intervalli si fanno più lunghi sino a completa estinzione del temporale, sino alla completa estinzione dei maratoneti di quella sino a quelli più torpidi e lenti che sono come le ultime gocce di un temporale estivo, per non parlare di quelle che dopo essere cadute dal cielo indugiano su di un ramo o su di una foglia prima di scivolare giù ed impattare definitamente con il suolo.
I maratoneti in una grande maratona sono come un'alluvione: le avvisaglie, la piena tumultuosa e gli ultimo rivoli quando la furia dell'acquazzone comincia a ridursi. 
Ad un certo punto diventa oggettivamente difficile fotografarli tutti, sarebbe come portare l'acqua del mare in un secchiello bucato.
Ad un certo , punto, ci si deve fermare: non c'è più nemmeno il tempo di mettere a fuoco.
A meno che tu non abbia dei motivi professionali per fotografarli tutti, utilizzando un'inquadratura fissa con più macchine fotografiche settate per uno scatto ogni pochi secondi (cme è il caso dei numerosi fotografi ufficiali sparsi lungo il percorso di ogni maratona di grandi numeri), a quel punto riponi la tua macchina e te ne vai (o rimani semplicemente a guardare attonito): impensabile fotografare 36.000 runner. 
Ti puoi soltanto limitare a pescare nel mucchio...
Qualche immagine soltanto rubata ad una moltitudine...

 

Condividi post
Repost0
24 marzo 2015 2 24 /03 /marzo /2015 21:02

Si fa tanto di parlare della solidarietà e del fair play sportivo che dovrebbero fare da contraltare alla "cattiveria" agonistica, in cui la lezione mai detta esplicitamente - ma sottesa - é quella espressa dalla frase impietosa "Mors tua, vita mea".
E su questi temi sono infinite e tormentose le polemiche tra wuelli che vorrebbero uno sport "cattivo", all'ultimo sangue, e quelli che invece - almeno, a parole - predicano a favore del fair play e della solidarietà tra atleti, qualità che potrebbero suggerire a colui che conduce una gara podistica di fermarsi per soccorrere il compagno di gara con cui sta duellando in difficoltà, o viceversa.

E' quello che è successo in occasione della 28^ edizione della Maratonina di Pistoia, in cui l'atleta alla testa della corsa è stata sorpresa da crampi proprio in prossimità del traguardo e l'atleta che la seguiva dapresso ha deliberatamente rallentato la sua andatura per consentire alla sua avversaria in difficoltà di tagliare il traguardo, dal momento che in un'ottica di fair play si meritava la vittoria, anziché sferrare il suo attacco proditorio che sarebbe stato come quel colpo di spada sferrato da un soldato al condottiero Francesco Ferrucci, già a terra morente per un'altra ferita e che gli fece dire: "Vile, tu uccidi un uomo morto!"

È successo domenica scorsa a Pistoia. Protagonista del bellissimo gesto di solidarietà la podista keniana Chebitok, che ha regalato gara (e premio) alla ruandese Mukasakindi
La solidarietà è un'utopia nello sport agonistico. Soprattutto nelle discipline individuali, dove si gareggia contro e non con gli altri. Il fair play è un po' come una "trasgressione", rara e dunque degna di essere raccontata. Come quella di domenica scorsa alla 28ª edizione della Maratonina di Pistoia. Protagoniste del gesto "bianco", due podiste nere: la ruandese Claudette Mukasakindi dell'Atletica 2005 e la keniana Ruth Chebitok, dell'Athletic Terni.
A pochi decine di metri dal traguardo Claudette viene colta da improvvisi e fortissimi crampi che letteralmente le bloccano polpacci e cosce. Ruth, di poco distanziata, potrebbe agevolmente superarla sul filo di lana e intascare così il primo premio di 400 euro. Ma decide di fermarsi e di aspettare che l'avversaria vinca. "È un gesto di grande importanza proprio in virtù dell'aspetto economico", ha detto Luciano Giovannini, uno degli organizzatori. "Nel movimento di soldi non ne girano molti, e anche solo un centinaio di euro in più avrebbero potuto fare comodo, invece...". "Purtroppo non ci siamo resi conto subito di ciò che è avvenuto", ha precisato con rammarico Giovannini, "sembravano entrambe sofferenti, hanno fatto fatica a salire sul podio, e così non abbiamo assegnato il primo premio ex aequo. Ma farlo a posteriori non avrebbe avuto lo stesso impatto".

www.lagazzetta.it

Condividi post
Repost0
4 marzo 2015 3 04 /03 /marzo /2015 20:39

L'articolo linkato sotto è tutto da leggere, non solo perché è divertente, ma anche perché - attraverso lo scherzo - ha qualcosa da insegnare.

Gli sportivi del giorno d'oggi sono assediati dalle seduzioni di 10.000 orpelli tecnologici diversi (presentati come essenziali ed indispensabili), dai più sofisticati capi d'abbigliamento tecnico ai dispositivi tecnologici più diversi; non parliamo poi delle cosiddette "App" (così impone di dire il gergo dei cosiddetti "nativi digitali" - ahimé)..
Di fronte a questa marea che avanza e alla progressiva perdita delle capacità naturali nell'applicazione sportiva e nell'esecuzione del gesto atletico, ha ragione l'impareggiabile amico Elio Sortino a proporre - come antidoto a quella che é un'insana tendenza - ogni anno la "Maratona alla Fidippide", ovvero una maratona da correre senza nessun "gadget tecnologico" e con la regola che bisogna andare "a sensazione" (senza nemmeno ricevere informazioni chilometriche e cronometriche in corrispondenza dei checkpoint).
In altri termini, si corre sospendendo - per tutta la durata dei fatidici 42,197 km - il fragore degli strumenti digitali che possono fare di tutto, anche provvedere al teletrasporto per coloro che vogliono fare i "tagliatori cortesi" e cucinare un uovo al tegamino per gli affamati.
Gli strumenti tecnologici sono utili indubbiamente, ma nello stesso - é una realtà - ottundono le nostre percezioni e la nostra capacità di giudizio.
Gli strumenti, i dispositivi, le macchine, le App, gli "orpelli tecnologici", insomma, bisogna saperli usare, per essere moderni, ma "con juicio", cioé senza impigrirsi e mantenendo intatto il proprio patrimonio esperienziale che tende ad essere eroso se ci ci affida totalmente alle macchine.

In un famoso racconto di SF (Science Fiction), in un futuro lontano, è in corso una guerra esasperante tra gli Uomini ed una civiltà aliena, che è arrivata ad insidiare le colonie terrestri e la terra stessa con le sue astronavi. Il conflitto é in una situazione di stallo e si è trasformato in un confronto logorante in cui i dispositivi altamente tecnologici di uno schieramento sono neutralizzati da quelli in possesso del fronte opposto. E così per quanto attiene alle capacità di analisi e alle decisioni strategiche interamente affidate alle macchine.
Nella compagine dell'armata terricola viene scovato un veterano che, essendo molto - ma molto anziano - è capace di fare i calcoli matematici da solo senza dipendere dalle macchine.
Viene immediatamente reclutato per sostituire le macchine nella guida strategica del conflitto: ed proprio questa capacità di poter fare calcoli senza l'uso di una macchina a fare la differenza.
E i Terrestri debellano gli Alieni!

Condividi post
Repost0
2 marzo 2015 1 02 /03 /marzo /2015 20:25
6 ore di Torino 2015 (2^ ed.). Lo sfogo di Giancarla Agostini

Giancarla Agostini ha partecipato il 1° marzo 2015 alla 6 ore di Torino (alla sua seconda edzione), abbinata a Recordando, la gara torinese sulla distanza di 10 km sul "circuito dei record" all'interno del Parco Ruffini di Torino, inaugurato da Enzo Caporaso con la sua prestazione da Guinness.
Giancarla Agostini è un'ultrarunner di valore che ha al suo attivo numerose buone prestazioni nella fascia medio-alta, con qualche primo posto conquistato in eventi passati di ultramaratona, ma è anche una persona che vuole trarre piacere dalla corsa.
Qui di seguito il suo sfogo (captato attraverso il social network) in cui espone il suo disappunto e il suo rammarico per un atteggiamento troppo rigoroso, a suo avviso, e inutilmente burbero da parte e i Giudici di Gara preposti alla manifestazione.

 

 

(Giancarla Agostini) Ieri la 6 ore di Torino, mah...
Sulla prestazione non mi aspettavo granché, vista la vita e lo stato di forma attuale: poco meno di 52 km e mi berlicco i baffi.
Tra l'altro, sono partita troppo forte; sono scoppiata com'era prevedibile; ho camminato per più di un'ora e sono risuscitata nell'ultima ora riprendendo a correre grazie ad una Beck's doppio malto.
Però, direi che questa per me è l'ultima gara FIDAL in assoluto; non voglio più neanche sentir parlare di nulla che abbia a che fare con la FIDAL, siano circuiti, maratone, 100 km, compagnia cantante.
Mi spiace avere appena rinnovato il tesseramento (e mi spiace per la squadra podistica di cui faccio parte, che non ne può nulla), ma d'ora in poi non avranno più né i miei soldi né la mia presenza (cosa di cui credo possa non consolarsi senza problemi). Se io la domenica, unico giorno libero, con la voglia di partecipare ad una bella giornata di sport e divertirmi, devo trovarmi davanti ad un borioso pallone gonfiato con la divisa del giudice, che pretende di dirmi cosa posso e non posso fare, nel caso specifico mi sbatte in faccia un c**** di cartellino giallo perché sto ascoltando la chitarra di Mark Knopfler in cuffia, e per tutto questo ho anche PAGATO... Beh, allora fanc*** la FIDAL, i suoi regolamenti idioti, i suoi giudici con delle pance e dei doppi menti tali che credo una scarpa da corsa non l'abbiano mai vista neanche in vetrina.
D'ora in poi correrò per le colline ascoltando tutta la musica che mi pare e piace, o tutt'al più correrò le non competitive della FIASP dove non rischio di trovare esaltati che si credono arbitri alle Olimpiadi.

Giancarla Agostini

(Il commento di Ultramaratone maratone Dintorni) Per alcuni versi, Giancarla Agostini ha ragione: molti dei praticanti della corsa amatoriale, benché dotati e appassionati, vogliono anche divertirsi, non sono soltanto alla ricerca del risultato a tutti i costi. E, quindi, preferirebbero una maggiore rilassatezza (badiamo bene: non lassismo) tale da ricreare quell'atmosfera delle ultramaratone degli anni Novanta, quando il movimento della corsa sulle ultradistanze si stava sviluppando e conquistando una base di popolarità mai vista prima e in cui, nel corso di una gara, accanto ai top runner, si poteva vedere di tutto, anche le piccole esibizioni (divertenti) di chi praticava il verbo dell'anti-corsa. E' anche vero che tutto ciò ha alimentato per alcuni anni l'idea che le ultramaratone fossero una specie di circo frequentato da eccentrici e pazzerelloni e, pertanto, da non prendere sul serio, rispetto alla "purezza" e all'idealità dei praticanti della Maratona (disciplina ritenuta "nobile" ed eccelsa).

Da allora, molte cose sono cambiate: le ultramaratone non sono più cosa da "quei temerari sulle macchine volanti" e ci si muove in direttive sovrapponibili perfettamente ad altre specialità dell'Atletica leggera. E tutto ciò richiede rigore applicativo, disciplina, regolamenti: non bisogna mai dimenticare che una disciplina sportiva è definita dai suoi regolamenti e che chi la pratica deve poterli (e volerli accettare) ed uniformarcisi.

E' in corso un movimento che sta riportando le ultramaratone nell'ambito delle discipline sportive di alto livello, dopo che a lungo erano stato screditate per motivi che sarebbe troppo lungo dire qui in poche parole, ma che sono comunque legati all'entrata in gioco della distanza della Maratone (prima - sino all'idea di De Coubertin) del tutto ignorata in quanto tale e allo svilupparsi di norme e di regolamenti specifici per la maratona e per le altre discipline olimpiche dell'Atletica, e - nello stesso tempo - all'improvvisa - abissale - separazione che venne a crearsi tra atleti "amatori" e atleti "professionisti" - laddove prima dell'avvento del CIO e delle regole olimpiche tale distinzione non sussisteva.

Quindi, direi che lo sfogo di Giancarla Agostini, per quanto motivato sulla base di un assunto soggettivo, è antistorico e - direi - nostalgico - di un modo di prendere parte alle ultramaratone che non è più quello attuale, con l'elevarsi del livello e degli standard organizzativi e delle capacità tecniche degli atleti.
Il particolare rigore riscontrato nei Giudici da Giancarlo Agostini potrebbe essere stato semplicemente il "normale" rigore di un Giudice di Gara in un competizione agonistica che vuole essere di alto livello tecnico: e, come annunciato nei comunicati stampa, la 6 ore di Torino era stata annunciata come un "test-event" del prossimo Campionato del Mondo 24 ore su strada che andrà in scena a Torino sullo stesso circuito di gara.

Ma in fondo. guardando alle conclusioni che trae Giancarla Agostini da questa sua esperienza, è vero: rimane la libertà di scelta di optare per eventi che non siano sotto l'egida FIDAL e che afferiscano ad organizzazione che danno vita ad eventi non competitivi, in qualche misura per tutti e dove, nel rispetto di alcune regole di base, ci possa essere una libertà molto maggiore. Come anche si può decidere d icorrere liberi rispetto a qualsiasi cornice o organizzazione, anche se un podista che corre e che si allena quotidianamente desidera sempre il momento dello scontro/confronto con altri che aggiunge un po' di sale e pepe in più alla sua passione quotidiana.

Ma esiste pur sempre la terza via che è quella di imparare a divertirisi negli eventi di ultramaratone "rigorosi" sotto il profilo dell'applicazione di norme e di regolamenti e, nello stesso, continuare a divertirisi e a provare gioia e felicità.
 

6 ore di Torino 2015 (2^ ed.). Lo sfogo di Giancarla Agostini6 ore di Torino 2015 (2^ ed.). Lo sfogo di Giancarla Agostini
Condividi post
Repost0
24 febbraio 2015 2 24 /02 /febbraio /2015 21:41

(Aldo Siragusa) Probabilmente non conoscete Bartolo Vultaggio. Ve lo voglio presentare tramite questo articolo in cui si evidenziano le radici d'un movimento sportivo che nasce a Palermo con la Polisportiva Europa (probabilmente non conoscete neanche quella) negli anni Novanta e ha trova la sua evoluzione nell'associazione ASD SportAction.
Con lui abbiamo lavorato per anni fianco a fianco per diffondere quell'idea di sport di cui talvolta mi sentite parlare. Da lui ho imparato tanto e con lui ho condiviso alcuni tra i momenti più belli della mia vita da operatore sportivo impegnato nel sociale.
Vi chiedo di leggere tutto l'articolo e di serbarlo come manifesto della nostra associazione.
Prima o poi vi presenterò Bartolo di perso
na.

Bartolo Vultaggio(Bartolo Vultaggio) Propongo di seguito un mio vecchio articolo pubblicato nel 2009. sperando che qualche illustre rappresentante delle Istituzioni in collegamento possa battersi per promuovere lo Sport, quello vero fatto da professionisti veri, nel quartiere dello Zen, dopo i gravissimi fatti di questi giorni [il riferimento è all'episodio - gravissimo - di un giovane di 21 anni morto nella discoteca Goa, al termine di una rissa scoppiata per futili motivi - ndr]. Con i relativi investimenti che servono, per impianti e personale qualificato.

Non passerelle per favore, ma Sport, preferibilmente agonistico, con programmi pluriennali affidati a persone preparate.Il titolo dell'articolo a suo tempo pubblicato è Prevenire é meglio di reprimere.

Prevenire è meglio di reprimere. Di tanto in tanto ci si interroga su quale possa essere il linguaggio più diffuso al mondo nel terzo millennio? Sarà l’Inglese, per la leadership mondiale esercitata dagli Stati Uniti, sarà il Cinese, che parte già avvantaggiato da una popolazione di un miliardo e trecentomila persone, oppure ancora l’arabo che può contare su un maggior numero di nazioni accomunate dallo stesso credo religioso?

Niente di tutto questo. E’ sorprendente scoprire che il linguaggio più diffuso sia un altro, ancora lo stesso di migliaia di anni fa: la corsa.

A riprova di ciò sarà sufficiente comparare il numero degli Stati delle Nazioni Unite rispetto a quello dei Paesi inscritti alla IAAF, federazione internazionale di atletica leggera: 192 per l’Onu, 213 per la IAAF.

Qualcuno potrebbe ancora chiedersi: ma la corsa è un linguaggio? La corsa è il primo dei linguaggi, la modalità primordiale per raggiungere gli altri, per comunicare, il facebook ante-litteram, per esprimere sé stessi.

Infatti lo stile di corsa è come il DNA: potete mettere a confronto 2 persone qualsiasi che corrono, non troverete mai lo stesso tipo di corsa. Ci sarà sempre qualche differenza, che fa della corsa un codice strettamente personale.

Possiamo citare due esempi clamorosi di comunicazione attraverso la corsa: il primo nell’antichità, il 490 a.c. quando Fidippide corse la distanza da Maratona ad Atene per portare la notizia della vittoria sui persiani, per dopo crollare a terra morto.
Ed in era moderna, nel 1968, il pugno alzato ai Giochi Olimpici di Città del Messico di Tommie Smith e John Carlos: un gesto che rappresentava l’accento sul significato della corsa vittoriosa, del podio olimpico, del record del mondo sui 200 mt.: una tappa decisiva di quel cammino di emancipazione e di liberazione che oggi ha consentito di veder varcata la soglia della Casa Bianca da un uomo di colore.

Acquisire il dato della corsa come linguaggio universale è assolutamente importante nello sviluppo di strategie efficaci per la prevenzione e la cura delle patologie sociali. Strategie che nell’attività sportiva possono trovare un’arma insperatamente efficace.

L’esperienza sviluppata a Palermo per diversi anni in quartieri e situazioni difficili è una straordinaria conferma, come può dimostrare il seguente aneddoto.Un insegnante di educazione fisica, nostro collaboratore, effettuava nei pomeriggi attività di gruppo sportivo all’interno di una struttura scolastica del quartiere “Medaglie d’Oro”.

A questa attività, talvolta venivano affidati dall’Autorità Giudiziaria, nel percorso di recupero, ragazzi già con precedenti penali. Un giorno uno di questi sorprese l’insegnante con un’insolita richiesta (i dialoghi originali sarebbero stati in dialetto stretto, ndr):“Professore, La prego di farmi una cortesia, se mi può concedere un permesso perché avrei bisogno di allontanarmi dieci minuti”.L’insegnante, di immediato rimando, rispose picche, in quanto, per la durata della lezione, aveva la responsabilità su tutti i soggetti affidati. Il ragazzo continuò la supplica, chiedendo un’eccezione perché doveva semplicemente andare a fare bancomat ed assicurando che in 10 minuti sarebbe stato di ritorno.A questo punto l’educatore, uno dei più validi e preparati alla gestione dei casi più difficili, investendo nello strumento pedagogico della fiducia, acconsentì alla richiesta. Mentre il ragazzo era via, ripensando all’accaduto, lo stesso insegnante quasi si rallegrava, tra sé e sé, del fatto che il ragazzo potesse avere il bancomat, forse perché avendo iniziato a lavorare era riuscito ad avere un conto in banca. Dopo dieci minuti esatti il ragazzo era già di ritorno. Il professore chiese: “Ma quindi adesso hai il bancomat?”. La risposta fu certo che no. Allora l’insegnante chiese ancora: “Ma allora il bancomat è forse di tuo padre che l’ha dato a te?”. Altra risposta: “Mio padre non si è mai interessato a me!”.L’educatore, ormai investito da un certo presagio, domandò ancora: “Ma che bancomat hai fatto allora?”. La replica non fu per niente reticente: “Semplice, sono andato al bancomat, ho aspettato che una signora facesse il prelievo, le ho puntato il coltello e mi sono fatto dare i soldi”.

L’episodio, per quanto negativo, dimostra tuttavia che proprio e, possiamo dire unicamente, l’attività sportiva consentiva a questi ragazzi di aprirsi, di aprire nuovi canali di comunicazione di loro fiducia, a tal punto dall'arrivare a confessare un reato, quando l’omologazione alle attività criminose diffuse nel quartiere imponeva invece il più assoluto silenzio.

Un primo successo nella competizione contro le organizzazioni criminali per il consenso dei giovani. E diceva Paolo Borsellino: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”.

Purtroppo, spesso si ha però la sensazione che, soprattutto in Italia, prevalga l’abitudine a subire i problemi piuttosto che a gestirli e, talvolta, ci si accorge di un determinato problema quando ormai esso é irrisolvibile.

Nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata la strategia di prevenzione è indispensabile anche per valorizzare gli eccezionali risultati ottenuti dalle Forze dell’Ordine nell’azione repressiva.Diceva ancora Paolo Borsellino: “Non illudiamoci che le azioni giudiziarie, per quanto penetranti possano essere, possano fare piazza pulita della mafia. Se son si incide a fondo sulle cause che generano la mafia, è chiaro che ce la ritroveremo sempre davanti. La verità è che c’è stata una delega inammissibile a magistrati e polizia di occuparsi da soli della mafia, poi per il resto lo Stato non ha fatto nulla”.

Forse anche per questa sua stessa convinzione, Paolo Borsellino era capace di gesti come quello di regalare il motorino di suo figlio, oggi funzionario di Polizia, ad un ragazzo pregiudicato proveniente da una famiglia tutta coinvolta nella manovalanza criminale di cosa nostra.

Quanto l’azione preventiva sia importante ha dimostrato di saperlo proprio la mafia, uccidendo il 15 settembre 1993 Padre Pino Puglisi, parroco della Chiesa di San Gaetano nel quartiere Brancaccio di Palermo. Un sacerdote intellettuale, che personalmente ho avuto la fortuna di avere come insegnante al Liceo Classico V.E. II di Palermo, che ha pagato con la vita l’impegno per il riscatto civile e culturale della propria terra, che si rivolse al killer dicendo: “Me lo aspettavo”.

La sua esperienza rappresenta un esempio fulgido di genitorialità allargata ed anche Padre Puglisi aveva dimostrato di credere nell’attività sportiva, fondando la Polisportiva San Gaetano.

Un caso particolare fu quello del piccolo Giovanni, figlio di uno degli uomini uccisi nella faida mafiosa. La madre lavorava a Palermo come cameriera e il ragazzo, lasciato solo, cominciò a rubacchiare: una volta pure in Chiesa il cestino delle offerte. I carabinieri lo sorpresero e volevano portarlo al riformatorio. Padre Pino intervenne e disse: “Mandarlo dietro le sbarre adesso sarebbe come iscriverlo all’università del crimine. Qui, invece, io e i parenti possiamo aiutarlo”. Poi, ottenuta la “libertà provvisoria”, disse al ragazzo: “Se hai bisogno di soldi chiedimeli. Te li darò”.

Giovanni divenne l’allievo preferito e lasciò perdere i furti. Una vicenda che, oltre a rappresentare esatta applicazione dei principi del Vangelo, costituisce anche una preziosa chiave di lettura in tema di sicurezza. Oltre alla certezza della pena, bisognerebbe ricercare la “certezza della conversione sociale e civile”, unica in grado di ridurre il rischio di recidive.

Padre Puglisi aveva una mentalità sportiva autentica, con una fede incrollabile nel raggiungimento dei risultati. Pur consapevole delle mancanze dello Stato, faceva in modo che non diventassero mai un alibi ed infatti diceva: qualcuno potrebbe dire “Non dovrebbe pensarci lo Stato? Intanto cominciamo a pensarci noi, perché se ognuno fa qualche cosa...”.

Non vi è dubbio che l’attività sportiva possa costituire uno dei più efficaci strumenti di formazione ed informazione, di opportunità di crescita individuale e collettiva, soprattutto di vera e propria emancipazione da modelli di consumo e comportamento viziati dalla dipendenza da dispositivi elettronici e dalla incessante pressione della società dei consumi.

Insomma lo Sport come un autentico cammino di libertà.

Purtroppo va detto che il Paese non naviga in acque molto buone, sportivamente parlando, con un’altissima diffusione di analfabetismo motorio tra le giovani generazioni, causa principale della altissima percentuale di ragazzi italiani, di età compresa tra i 6 e i 18 anni, in sovrappeso. Percentuale che ormai supera il 50%. Cifra da emergenza nazionale.

La via maestra sarebbe lo sviluppo dell’educazione fisica nella scuola, a cominciare dalle elementari, con l’assunzione di insegnanti qualificati, cosa che significherebbe investire e non spendere.

Ma sappiamo che non tira aria: purtroppo, l’argomento non viene alla ribalta e lo Stato continua a disertare il tema.

Quindi risulta ancora più importante il ruolo delle Associazioni sportive, l’iniziativa dei singoli per sopperire alle gravi lacune.

Affinché un numero sempre crescente di giovani possa avere la fortuna di sottoporsi al vaccino obbligatorio dell’attività sportiva, per una moderna attuazione del “Mens sana in corpore sano”.

(Redazione) Condivido pienamente il pensiero articolato di Bartolo Vultaggio Ma aggiungerei anche che, negli ultimi decenni, dopo un promettente inizio, si è registrato il crollo più radicale della promozione di qualsiasi forma di sport (quelli più tradizionali) nelle scuole medie inferiori e superiori.
E questo è un fatto gravissimo. Nel senso che la Scuola ha rinunciato da tempo ad essere maestra nel campo della iniziazione alla pratica dell'attività motoria (che è sempre tenderei a sottolineare "psico-motoria") e all'insegnamento degli elementi basilari delle discipline sportive. Laddove, negli altri paesi europei "moderni", si investe molto nell'educazione motoria e sportiva durante gli anni della scolarizzazione, sia in termini di abitudine allo svolgimento delle più disparate attività motorie ludiche sia all'infarinatura delle tecnince e delle regole delle più semplici attività sportive.

Insegnare ai ragazzi in età scolare ad amare il movimento, insegnando loro a praticare in modo corretto le diverse discipline sportive, ha un valore fondamentale, perchè lo sport attraverso l'insegnamento del rispetto delle regole proprie di ogni singola disciplina forgia il senso etico individuale, oltre a fornire altri insegnamenti, quali i valori della solidarietà e dell'importanza di essere corretto con i propri avversari.

E, proprio per questa enfasi che si dà alle attività motorie e sportive, gli orari scolastici sono prolungati, dal momento che l'attività motoria viene praticata ogni giorno,non per quelle due striminzite ore settimanali di "educazione fisica" delle scuole italiane.

Ed è così che, in Italia, all'eduxazione sportiva dei porpri figli, in genere, provvedono le famiglie, naturalmente se possono farlo.

Nei quartieri deprivati e tra le famiglie a basso reddito succede che, con la rinuncia della scuola ad esercitare questa funzione, per i giovani non ci sono alternative possibili: sono abbandonati a se stessi e finiscono con l'essere attratti da altri tipi di "scuole".

E si creano inevitabilmete le premesse per una più marcata deviazione sociale e per lo sviluppo di fome di comportamento anomico che portano alla dissocialità e al crimine.
Solo l'azione combinata delle Associazioni sportive, delle Scuole (Istituzioni) e del volontariato possono contrastatare questo tipo di derive, ma soltanto se si pianificano nel tempo interventi ben orchestrati che badino alla sostanza,più che alle esigenze della vetrina , come giustiamente si augura Bartolo Vultaggio a conclusione della sua riflessione.

Condividi post
Repost0
23 febbraio 2015 1 23 /02 /febbraio /2015 21:12
Maratona di Messina 2015. Non tutto il male vien per nuocere. Da maratona di corsa a maratona mangereccia
Maratona di Messina 2015. Non tutto il male vien per nuocere. Da maratona di corsa a maratona mangerecciaMaratona di Messina 2015. Non tutto il male vien per nuocere. Da maratona di corsa a maratona mangerecciaMaratona di Messina 2015. Non tutto il male vien per nuocere. Da maratona di corsa a maratona mangereccia

La Maratona di Messina che si sarebbe dovuta svolgere il 22 febbraio 2015 è stata annullata integralmente: nel senso che tutte le gare in programma sono state cancellate "per motivi di sicurezza", a causa del maltempo e di un "nubifragio" che si era abbattuto su Messima, già sin da sabato, con rovesci d'acqua e violente raffiche di vento, sino a poco prima dell'esordio della gara.
E' stata una decisione presa irrevocabilmente dai Giudici di Gara che hanno fatto un sopraluogo del percorso e hanno accolto l'istanza della Protezione Civile che ha ritenuto che non vi fossero le condizioni di sicurezza minime per garantire l'incolumità dei partecipanti.
E, a quanto sembra, subita dagli organizzatori che si sono visti ritirare il "nulla osta" per lo svolgimento della manifestazione [e qui gli addetti all'informazione a mezzo stampa sono ancora in attesa di un comunicato stampa da parte di questi ultimi che invece tacciono, laddove essere tempestivi con una comunicazione ufficiale sarebbe stato doveroso]
Secondo alcuni è stata una decisione discutibile ed eccessiva, nel senso che - per lasciare tutti contenti - si sarebbe potuta fare egualmente la gara sulle distanze ridotte, accorpando i maratoneti alla Mezza Maratona.
Gli oltre 500 maratoneti ammassati sulla linea di partenza, pur essendo sotto la pioggia, sono rimasti colpiti da questa decisione: pioveva sì, ma non in maniera particolarmente intensa.
Hanno dovuto accettare, senza comprendere.
E se le condizioni di maltempo fossero state davvero gravi (per esempio, un'incombente tromba d'aria) tutti si sarebbero immediatamente dileguati al sicuro nelle proprie automobili e nelle case.
Ma così non è stato: molti - per non dovere considerare sprecata la propria giornata sportiva ed una transferta per la quale avevano spese energie e denaro - hanno fatto egualmente un allenamento sul circuito di gara.
Il principio della sicurezza a volte diventa un po' troppo invadente: nei paesi anglosassoni vige il principio della responsabilità individuale del singolo runner nel decidere ciò che è meglio fare per lui/lei. E quanto più avverse sono le condizioni atmosferiche, tanto più a loro piace gareggiare: anche in caso di nevicate e di formazione di ghiaccio. Anzi, in questi casi, la festa pè più grande perché pè più challenging.
In Italia sono tutti spaventati, invece, e vogliono fare "prevenzione".
Ma così, in un certo senso, si tradisce il messaggio sportivo.
Sono finiti i tempi in cui si leggeva nei regolamenti di gara "La manifestazione si svolgerà con qualsiasi condizione di tempo atmosferico".
Una volta che si apre una maglia senza che sia ben definiti i limiti di ciò che è "pericoloso" o non "sicuro", si lascia spazio alla soggettività di colui che ha il potere di prendere le decisioni, spesso plasmate sulla base di personali pregiudizi e di irrazionali paure.
E on si sa più dove si potrebbe arrivare: per esempio, qualcuno - se gli viene dato il potere di farlo - potrebbe sospendere una manifestazione sportiva perche "c'è troppo caldo" e i podisti sono a rischio di beccarsi un colpo di sole, oppure perchè "c'è troppo umido" e i partecipanti potebbero incorrere in un colpo di calore.
Le possibilità di noxae patogene aumentano all'infinito e così all'infinito potrebbero diventare i motivi per sospendere una gara per prevenire qualcosa che "potrebbe" soltanto avvenire.
Ma queste sono le storture della prevenzione: ed è vero anche che viviamo in contesto che vogliono sempre più normare i comportamenti dei cittadini e "proteggerli" dai pericoli.
Come ho già detto, la sospensione di una gara per simili motivi (apparentemente "oggettivi", ma in realtà arbitrari) pone gli organizzatori dell'evento in una difficile posizione, toglie loro slancio e, sopratutto, crea le premesse perché nei partecipanti sotto scacco (costretti ad una rinuncia, malgrado le energie e il denaro che hanno profuso per arrivare sul luogo di gara) si ingeneri una rappresentazione della gara come evento fallimentare e non affidabile.

Ma leggiamo cosa ci racconta Gerlando Lo Cicero che da Palermo (precisamente, da Bagheria) si era recato a Messina per correre la Maratona.

(Gerlando Lo Cicero) Maratona di Messina: a tutti a schifiu ni finiu! (a tutti da schifo è andata)!

Anzi non è andata proprio!
Più che altro, se devo dir il dettaglio, non è partita affatto!

Non so, ne io ne tutti gli altri iscritti alla manifestazione, chi alla maratona, chi alla mezza e chi alla 10 km, realmente la decisione di annullare le tre gare da dove è stata originata e da chi! Abbiamo solo sentito li sul momento che veniva annullata, perché la Protezione civile e la Polizia municipale hanno ritirato all'ultimo momento il nulla osta che autorizzava la manifestazione per le avversità meteo troppo rischiose!
E dunque il comitato organizzatore senza più quel nulla osta non poteva dare il via a nessuna delle tre gare!
Ripeto: non so se tale motivo risponda al vero o se trattasse solo voci di popolo nate li sul momento tra i podisti stessi tutti amareggiati e ammutoliti per l'improvviso flop!

Fatto sta che comunque effettivamente oggi a Messina il meteo ha rotto le scatole e ha imperversato sulla città e sullo Stretto in maniera davvero forte e lo ha fatto fin dal sabato pomeriggio.
La notte addirittura io ho avuto reali problemi a dormire per le fortissime raffiche di vento che scuotevano la finestra della mia stanza d'albergo!

E la conferma delle pessime condizioni meteo le ho avute io stesso sulla mia pelle per esser rimasto a Messina insieme agli amici Salvo, Francesco e Domenico e ci siamo concessi un allenamento di lunghissimo a ritmo lento: io al 25° km ho mollato perché le raffiche di vento subite in quei 25 km mi hanno letteralmente messo KO, esaurendo anzitempo le mie energie.
I miei tre amici sono riusciti a tornare in albergo correndo e hanno fatto alla fine 33,5 km in poco più di tre ore, ma io al 25° sono letteralmente saltato al volo su un autobus che mi ha lasciato vicino l'albergo!

Pazienza! Maratona saltata e week end del tutto bruciato come gara ma comunque mi consolo del fatto che almeno son stati due giorni comunque piacevoli in compagnia degli amici!
Mi dispiace tantissimo soprattutto per alcuni amici miei che hanno fatto ben oltre tre mesi di preparazione atletica per questa maratona come Luigi e Giuseppina Lo Destro, Gioacchino Lo Giudice, Giovanni Scopelliti perché per loro questo appuntamento con la distanza regina era un obiettivo per il proprio personale cronometrico e per alcuni di essi addirittura il battesimo alla maratona, ma fa parte del gioco anche queste inattese sorprese meteo e improvvisi annullamenti!
Amici cari se vi può un minimo consolare vi giuro che comunque oggi a Messina anche se facevano partire la maratona non era giornata da personale per nessuno.
I miei 25 km dentro le raffiche impetuose mi hanno realmente annientato fisicamente!

Come già detto son rimasto a Messina e mi sono allenato con gli amici di Palermo. Dovevamo e volevamo fare 30 o più km tanto per digerire l'amarezza della maratona mancata, loro sono riusciti a farne 33 di lunghissimo ma io al 25° km ero kaput!

Ho visto un autobus arrivare e l'ho fermato e ho avuto la pazzesca fortuna che giusto passasse vicinissimo al mio hotel mio,. E se non fosse stato così, non sarei riuscito a tornare con i miei piedi fino alla stanza per la doccia.

Autista gentile pure per aver chiuso un occhio visto che ero senza biglietto e soldi dietro.
E sinceramente (perché non ammetterlo?) alla fine per me personalmente è stata una fortuna che abbiano annullato la maratona.
Oggi non ero assolutamente in grado di fare manco 30 km io, figurarsi 42!
No, se oggi la maratona fosse partita, io - senza neppure il beneficio del dubbio - al traguardo non sarei stato in grado di arrivarci, a prescindere dal ritmo di corsa!

Amen!
Sabbenirica (Sia benedetta... in senso ironico) maratona di Messina!

 

Nelle foto, il gruppo di podisti con cui Gerlando Lo Cicero si é recato a Messina e alcune immagini del ricco pranzo post-allenamento.

Condividi post
Repost0
22 febbraio 2015 7 22 /02 /febbraio /2015 06:01
Trailscape West Wendover 2015. Alcune gare, come i libri che piacciono, vanno gustate e centellinateTrailscape West Wendover 2015. Alcune gare, come i libri che piacciono, vanno gustate e centellinate
Trailscape West Wendover 2015. Alcune gare, come i libri che piacciono, vanno gustate e centellinateTrailscape West Wendover 2015. Alcune gare, come i libri che piacciono, vanno gustate e centellinateTrailscape West Wendover 2015. Alcune gare, come i libri che piacciono, vanno gustate e centellinate

(Maureen Crispi) Something about running and reading: Sometimes when you read a magentic type of a book, you want to finish the story to find out what happens, but you want to read it really slowly to make it last longer.
It's like running. Sometimes you want to run the race to see how fast you can run, but you want to run really slowly too, because its so captivatingly beautiful and primal and even your bones feel happy and you want to stay in that place. As it turns out the pace factor was decided for me courtesy of the magnificant The Childerns! It was a great last English marathon indeed, Thanks to Trailscape for making races that also care about non-car-owners!

Maureen Crispi

Alcune gare che facciamo, come i libri che ci piacciono, vanno degustate e centellinate a piccoli sorsi.

Non si vorrebbe che finissero troppo rapidamente e si cerca di ritardare la loro fine

E quando si parla di gara, non si intende soltanto il momento in cui si corre, dallo start alloa finishing line, ma dell'esperienza nella sua globalità, che include un viaggio di avvcinamento,la scoperta di un luogo,la gioa di incontri con altri occasionali compagni di viaggio.
E allora si cerca di trovare un compromesso tra questi piaceri e la corsa che impone anche ritmii e tempi.
Compromessi che portano alcuni, pur avendo delle risorse per correre ancora più veloci, a non sentirsi ossessionati dal cronometro e dalla perfomance nuda e cruda.
Per la cronaca, Maureen ha concluso la sua gara in 24^ posizione su 51 concorrenti, con il crono di 5h05'33.

Condividi post
Repost0
17 febbraio 2015 2 17 /02 /febbraio /2015 08:43

E la corsa?
Se sei fatto per correre, correre ti rende felice.
Poi puoi usare le gare per motivarti,
puoi inseguire un tempo per far accrescere la tua autostima,
puoi tenere d'occhio i battiti per non farti del male...
ma se scavi in fondo a te stesso, il primo motivo per uscire a correre dev'essere che sei un runner.

Franz
I'm not going anywhere,
I'm just enjoying the track

Franz Rossi

Condividi post
Repost0

Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
  • Contatti

About

  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


Ricerca

Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

banner tre rifugi Val Pellice 194x109

IAU logo 01
  NatureRace header
BannerRunnerMania.JPG
 banner-pubblicitario-djd.gif
VeniceUltramarathonFestival
supermaratonadelletna.jpg
LogoBlog 01
runlovers
atletica-notizie-01.jpg


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pagine

Gli articoli più letti negli ultimi 30 giorni

 

ultrasportheader950.gif

 

 

Gli articoli più visti dal 24/03/2014 al 24/04/2014
Mobile Virgin Money London Marathon 2014 (33^ ed.). L'evento è stato… 2 303
Articolo Virgin Money London Marathon 2014 (33^ ed.). L'evento è stato… 1 728
Home Ultramaratone, maratone e dintorni 579
Mobile Maratona del Lamone 2014. Podisti fanatici e ignoranti affermano: Ti… 247
Articolo Ciao, Carmelo! Il commiato di Elena Cifali - Ultramaratone, maratone… 241
Articolo Corsa, fatalità e senso di responsabilità - Ultramaratone, maratone e… 236
Mobile Ciao, Carmelo! Il commiato di Elena Cifali - Ultramaratone, maratone… 223
Mobile UltraMilano-Sanremo 2014 (1^ ed.). Il sapore della sfida, a pochi… 206
Articolo UltraMilano-Sanremo 2014 (1^ ed.). Il sapore della sfida, a pochi… 196
Mobile Virgin Money London Marathon 2014 (34^ ed.). L'evento è stato… 134
Articolo Maratona del Lamone 2014. Podisti fanatici e ignoranti affermano: Ti… 118
Mobile A 98 anni suonati Giuseppe Ottaviani fa incetta di Ori a Campionati… 104
Mobile Corsa, fatalità e senso di responsabilità - Ultramaratone, maratone e… 103
Articolo A 98 anni suonati Giuseppe Ottaviani fa incetta di Ori a Campionati… 102

 

Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
Iscritti alla Newsletter 148
Articoli pubblicati 4259


Categorie

I collaboratori

Lara arrivo pisa marathon 2012  arrivo attilio siracusa 2012
            Lara La Pera    Attilio Licciardi
 Elena Cifali all'arrivo della Maratona di Ragusa 2013  Eleonora Suizzo alla Supermaratona dell'Etna 2013 (Foto di Maurizio Crispi)
            Elena Cifali   Eleonora Suizzo
   
   
   
   
   
   

ShinyStat

Statistiche